«Scelta miope sui tagli, così le tasse in più servono a coprire buchi»
«Con questa manovra ci sono Comuni che rischiano di dover usare la leva fiscale anche se non era nei loro programmi, perché non si aspettavano questi tagli diretti o indiretti. Ma a gennaio serve un decreto correttivo altrimenti siamo pronti a rompere i rapporti istituzionali come abbiamo fatto per il Bando periferie, e fare ricorso al Tar sulla mancata previsione dei 300 milioni del fondo Imu Tasi e sulla conferma di 560 milioni di tagli prodotti da una norma del 2014 che l’anno prossimo non è più in vigore».
Quella che si annunciava come la manovra della svolta per gli enti locali trova i sindaci sulle barricate. Da Bari Antonio Decaro, presidente dell’Anci, riassume la reazione dei sindaci in un giudizio a due facce: «Bene sugli investimenti, con lo sblocco degli avanzi e i 400 milioni per i Comuni fino a 20mila abitanti. Malissimo sulla spesa corrente, con tagli che colpiscono l’autonomia». Con il risultato che i sindaci chiedono correttivi urgenti a gennaio sulla stessa linea seguita dal non profit che negli ultimi giorni ha visto l’apertura del governo.
In fatto di autonomia, però, la manovra restituisce quella fiscale, bloccata dal 2016.
Certo, ma se con una mano si permette di decidere sulle aliquote e con l’altra si tolgono soldi che sono dei Comuni, si trasformano ancora una volta i sindaci in esattori. Sono convinto che non ci sarà la corsa agli aumenti, ma potrà esserci chi sarà costretto a farlo. Senza contare che nelle città nemmeno questo è possibile, perché le aliquote sono già al massimo e in molti casi rischia di essere impossibile chiudere i bilanci.
Vede tornare la contrapposizione fra Comuni medio-piccoli e città che già aveva “ispirato” il primo stop sul bando periferie?
Non penso, anche perché non sarebbe una scelta politica intelligente mettere in condizione i Comuni di aumentare la pressione fiscale peggiorando il loro consenso.
Per le città è spuntata anche qualche norma su misura, in particolare per Torino e Roma. Nemmeno questa è una scelta politica?
Il rimborso a Torino è giusto, perché i tagli sono stati riconosciuti illegittimi da Tar e Consiglio di Stato. Anzi, è un rimborso parziale e a rate, che non basta a risolvere i problemi. Roma invece è un’anomalia.
Non da oggi, però, e per il suo ruolo di Capitale.
Ruolo che rispetto in pieno, ma che non può essere finanziato togliendo soldi agli altri Comuni perché i 29 abitanti di Moncenisio hanno gli stessi diritti di quelli di Roma, che oltre ai fondi extra drena risorse ulteriori anche dalla perequazione.
Quali correttivi considerate irrinunciabili?
Il ripristino dei 300 milioni del Fondo Imu-Tasi, che sono soldi dei Comuni perché nascono per compensarli da un errore materiale fatto a suo tempo dal Mef nel calcolo dei fondi. E il ritorno dei 560 milioni cancellati da un taglio del 2014 non più in vigore. Inoltre lo stesso ministro Tria si era impegnato a non aumentare gli obblighi di accantonamento sui crediti di dubbia esigibilità. Ma l’impegno è stato disatteso.