Il Sole 24 Ore

Fisco e reddito: l’avvocato del popolo

- —B.F.

Rivendica con enfasi la natura «populista» del suo governo e della manovra. Non è preoccupat­o per l’aumento delle clausole Iva («le copriremo con i tagli agli sprechi»). E neppure dall’aumento della pressione fiscale. A essere colpiti «non sono i cittadini» - sentenzia ma «banche, assicurazi­oni assieme alle grandi multinazio­nali del web». Poco importa per l’”avvocato del popolo” che il carico fiscale in più possa essere in parte attenuato dall’aumento del costo del denaro e dei premi assicurati­vi.

Conte difende a spada tratta le misure contenute nella legge di Bilancio. Prima fra tutte il reddito cittadinan­za che - rivela - è stata una delle principali ragioni «per cui ho accettato la guida del governo». Poi parte con una vera e propria arringa in favore del vice premier Luigi Di Maio, «messo in croce per difendere una misura di equità che il M5s da anni punta a realizzare». Non manca un passaggio un po’ polemico sul taglio delle indicizzaz­ioni delle pensioni: «I pensionati scendono in campo ma li ricordo silenti quando fu approvata la legge Fornero». Da Palazzo Chigi preciseran­no poi che il premier ce l’aveva con i sindacati. L’“avvocato del popolo” non si tira indietro neppure quando gli chiedono conto dell’aumento a 150mila euro della soglia per gli appalti con affidament­o diretto. «Prima abbiamo approvato la legge anticorruz­ione che tutti ci invidiano, ma se vogliamo la crescita non possiamo restare fermi e non spendere le risorse che abbiamo: per questo abbiamo deciso di riformare il codice degli appalti e, nel frattempo, innalzato la soglia per l’affidament­o diretto».

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