Fisco e reddito: l’avvocato del popolo
Rivendica con enfasi la natura «populista» del suo governo e della manovra. Non è preoccupato per l’aumento delle clausole Iva («le copriremo con i tagli agli sprechi»). E neppure dall’aumento della pressione fiscale. A essere colpiti «non sono i cittadini» - sentenzia ma «banche, assicurazioni assieme alle grandi multinazionali del web». Poco importa per l’”avvocato del popolo” che il carico fiscale in più possa essere in parte attenuato dall’aumento del costo del denaro e dei premi assicurativi.
Conte difende a spada tratta le misure contenute nella legge di Bilancio. Prima fra tutte il reddito cittadinanza che - rivela - è stata una delle principali ragioni «per cui ho accettato la guida del governo». Poi parte con una vera e propria arringa in favore del vice premier Luigi Di Maio, «messo in croce per difendere una misura di equità che il M5s da anni punta a realizzare». Non manca un passaggio un po’ polemico sul taglio delle indicizzazioni delle pensioni: «I pensionati scendono in campo ma li ricordo silenti quando fu approvata la legge Fornero». Da Palazzo Chigi preciseranno poi che il premier ce l’aveva con i sindacati. L’“avvocato del popolo” non si tira indietro neppure quando gli chiedono conto dell’aumento a 150mila euro della soglia per gli appalti con affidamento diretto. «Prima abbiamo approvato la legge anticorruzione che tutti ci invidiano, ma se vogliamo la crescita non possiamo restare fermi e non spendere le risorse che abbiamo: per questo abbiamo deciso di riformare il codice degli appalti e, nel frattempo, innalzato la soglia per l’affidamento diretto».