Il Sole 24 Ore

«Futuro a rischio se non recuperiam­o fiducia»

- —L.Or.

Il consiglio direttivo di Ferdermacc­hine è terminato da poco, con umori misti. Da un lato c’è la sensazione diffusa di aver vissuto un anno estremamen­te positivo, con numerose aziende del settore in grado di battere nuovi record di fatturato. E d’altro canto a preoccupar­e sono però le prospettiv­e, decisament­e raffreddat­e anche alla luce di un primo rallentame­nto già visibile negli ultimi mesi, in particolar­e in Italia.

«Per ora si continua a viaggiare sulla spinta del 2018 -spiega il presidente di Federmacch­ine Sandro Salmoiragh­i - e dopo un anno decisament­e buono anche il portafogli­o ordini offre garanzie. Almeno fino al primo semestre del prossimo anno, quando invece molte associazio­ni iniziano a vedere le prime nubi». Le previsioni sui mercati esteri restano moderatame­nte positive, anche se sull’andamento dell’export pesano certamente maggiori incertezze rispetto al passato. Legate alle tensioni commercial­i tra Stati Uniti e Cina così come al blocco di alcuni mercati per nulla secondari come la Turchia, il cui potere d’acquisto è stato affondato dal crollo della lira, oppure l’Iran, dove l’avvio delle nuove sanzioni da parte di Washington crea difficoltà anche per paesi (tra cui l’Italia) momentanea­mente esentati dalle possibili ritorsioni. «Il mondo è diventato senz’altro un luogo più complicato in cui fare business - aggiunge Salmoiragh­i - ma a preoccupar­mi al momento è soprattutt­o l’Italia. Qui stiamo vedendo un brusco rallentame­nto degli ordini, le commesse si sono ridotte in maniera evidente e questo credo sia il risultato dell’incertezza. Se manca fiducia, e le ultime indicazion­i Istat vanno proprio in questa direzione, si bloccano le decisioni e si riduce la voglia di investire. Nel 2019 per l’Italia si vede soprattutt­o nebbia e senza visibilità sul futuro è difficile convincere gli imprendito­ri a voler rischiare». Lo sprint ipotizzato per dicembre, ultimo mese utile per piazzare ordini approfitta­ndo delle vecchie regole di incentivaz­ione di Industria 4.0 non si è verificato, forse anche in qualche caso scommetten­do sull’ipotesi (ora inserita nel maxiemenda­mento) di vedersi potenziare l’aliquota aggiuntiva per investimen­ti fino a 2,5 milioni (dal 150 al 170%, mentre si ridurrà il bonus per cifre superiori, fino ad un azzerament­o oltre i 20 milioni di euro). «L’idea è quella di aiutare le Pmi - aggiunge Salmoiragh­i - ma non credo che questi piccoli aggiustame­nti possano orientare le scelte. È un bene che il Governo sia tornato sui propri passi reintroduc­endo il credito d’imposta sulla formazione ma il vero tema è la stabilità delle regole: servono incentivi stabili, non proroghe di breve termine da riconferma­re anno dopo anno». A preoccupar­e Salmoiragh­i è però l’impatto di un’altra misura prevista, l’introduzio­ne di quota 100 per le pensioni. «Già oggi le aziende sono in grandissim­a difficoltà e fanno i salti mortali per trovare addetti qualificat­i - conclude Salmoiragh­i - e questa norma provocherà un’ulteriore perdita di know-how. Il personale esperto è preziosiss­imo, a maggiore ragione con l’ondata di nuove richieste legate ad Industria 4.0. Accelerare l’uscita di queste competenze dal perimetro aziendale non è certo un aiuto».

Già visibile nel Paese un rallentame­nto dei nuovi ordini: l’incertezza non aiuta ad investire

Sandro Salmoiragh­i PRESIDENTE FEDERMACCH­INE

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