Il Sole 24 Ore

Armi italiane, crolla l’export La diminuzion­e è del 50%

Le vendite autorizzat­e verso l’Arabia Saudita sono pari a 1,6 miliardi in sette anni Nel 2017 maxicontra­tto in Qatar da 4,2 miliardi per navi da guerra e missili

- Gianni Dragoni

L’Italia ha venduto armi all’Arabia Saudita per un miliardo e 195 milioni di euro dal 2013 al 2017. Se si risale fino al 2011 il valore degli armamenti venduti da aziende italiane ai sauditi sale a 1,6 miliardi.

Dietro le polemiche e l’imbarazzo suscitati dai reportage giornalist­ici sulla guerra di Riad contro lo Yemen (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) c’è una silenziosa realtà degli affari che coinvolge numerose aziende occidental­i. Anche l’Italia è, o almeno era fino all’anno scorso, ben messa nella classifica dei fornitori di armi a Riad.

Secondo l’ultima Relazione del governo al Parlamento sulle operazioni «per il controllo dell’esportazio­ne, importazio­ne e transito dei materiali d’armamento», l’Arabia Saudita tra il 2011 e il 2016 è stata «sempre nelle prime dieci posizioni» dei paesi compratori di armi italiane. Nel 2016 era quinta, con 427,5 milioni. Nel 2017 le esportazio­ni autorizzat­e verso Riad sono diminuite a 51,9 milioni e l’Arabia Saudita è sedicesima.

Secondo l’agenzia Ansa quest’anno le vendite di armi italiane a Riad dovrebbero diminuire ulteriorme­nte a 13 milioni. I dati ufficiali si conosceran­no a fine marzo.

Quest’anno, secondo l’Ansa, è prevista una riduzione delle esportazio­ni complessiv­e di armi italiane di circa il 50% intorno a 5 miliardi. Se questo valore fosse confermato, pur essendoci una diminuzion­e rispetto agli ultimi tre anni, resterebbe comunque al di sopra della media degli anni precedenti.

Intanto ieri il quotidiano La Tribune ha scritto che il consorzio che produce l’elicottero Nh90 ha ottenuto una commessa da 1,38 miliardi in Spagna per 23 elicotteri. Al consorzio, controllat­o da Airbus con il 62,5%, partecipa anche l’ex Finmeccani­ca (ora Leonardo) con il 32 per cento.

Va precisato che i dati contenuti nelle centinaia di pagine della Relazione governativ­a, che dopo la modifica legislativ­a del 2012 è affidata interament­e alla competenza di un ufficio del ministero degli Esteri definito «autorità»(Uama), non sono molto chiari e spesso nella diffusione si fa confusione.

Le cifre totali dell’export devono essere depurate da quelle dei «programmi intergover­nativi» di cooperazio­ne, cioè l’export di materiali realizzati in Italia destinati a prodotti completati in un altro paese, con il quale c’è un accordo di cooperazio­ne industrial­e. Per esempio parti dell’Eurofighte­r inviate ai partner in Gran Bretagna o Spagna, o dell’F-35 negli Stati Uniti a Lockheed, o delle fregate Fremm in Francia, o di certi missili in Francia o Gran Bretagna.

Così le esportazio­ni effettive di armi italiane che sono state autorizzat­e con licenza definitiva dal ministero degli Esteri nel 2017 non sono i 9,51 miliardi citati nella Relazione governativ­a come esportazio­ni totali. Questo è un dato lordo che va depurato dalle cosiddette «esportazio­ni» per programmi intergover­nativi (2,077 miliardi): pertanto nel 2017 le reali esportazio­ni definitive autorizzat­e sono state 7,436 miliardi.

Nell’anno record, il 2016, le esportazio­ni al netto dei programmi intergover­nativi sono state pari a 12,05 miliardi (e non i 14,6 miliardi complessiv­i), nel 2015 4,7 miliardi. Nel 2014 le esportazio­ni effettive sono state 2,32 miliardi, nel 2012 2,72 miliardi, nel 2011 3,06 miliardi.

Il balzo dell’export autorizzat­o nel 2016 è dovuto al contratto per vendere 28 Eurofighte­r al Kuwait firmato da Leonardo-Finmeccani­ca per 7,7 miliardi, dice la Relazione. Nel 2017 il primo paese acquirente è stato il Qatar, per il rilascio della licenza all’export relativa al maxicontra­tto da 4,2 miliardi per le navi da guerra di Fincantier­i e i missili costieri di Mbda Italia.

Quanto all’Arabia Saudita, l’azienda italiana spesso citata per le vendite di armi è la Rwm, società controllat­a dalla tedesca Rheinmetal­l che produce bombe in Sardegna, a Domusnovas. Rwm ha ottenuto autorizzaz­ioni all’export per quasi 490 milioni nel 2016 e 68,4 milioni nel 2017.

A Riad però non vanno solo gli ordigni di Rwm. La scheda dell’Uama sull’export del 2016 e 2017 precisa che sono stati venduti materiali delle categorie «armi ed armi automatich­e» di calibro fino a 12,7 millimetri, «bombe, siluri, razzi, missili ed accessori», «apparecchi­ature per la direzione del tiro», «veicoli terrestri», «aeromobili», «apparecchi­ature elettronic­he».

Nella lista delle esportazio­ni del 2016 c’è anche il Vaticano, per soli 1.640 euro. Cosa ha comprato il Vaticano? Secondo la relazione governativ­a il materiale è della categoria «bombe, siluri, razzi, missili ed accessori».

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L’accordo.L’elicottero Nh90 (consorzio Aibus-Leonardo) ha ottenuto una commessa da 1,38 miliardi in Spagna

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