Per ricucire con i Malacalza l’ipotesi di assemblea a febbraio
Tra un mese mezzo saranno noti i conti 2018 e i nuovi requisiti di capitale
Sui toni degli incontri che l'altroieri hanno visto protagonisti a Francoforte la vigilanza Bce (e i rappresentanti Bankitalia) con i vertici di Carige prima e i Malacalza poi, circolano versioni diverse: c’è chi parla di «strigliate», chi di una posizione alla «fate voi». Comunque siano andate le cose, sta di fatto che Carige è in una situazione di impasse da cui deve uscire in fretta: il rimbalzo del titolo di ieri +23% a 0,0003 euro, ispirato dal pressing della Vigilanza sull’aumento, conferma che il mercato aspetta soluzioni in tempi rapidi.
La Bce, e forse anche di più Via Nazionale, batte il tempo sull’aumento di capitale. I Malacalza, formalmente aperti alla possibilità di parteciparvi o comunque di sbloccare l’operazione votando a favore, chiedono certezze sullo stato di salute della banca e sulle richieste Bce in fatto di capitale. È così che una soluzione di compromesso che soddisferebbe tutte le istanze è quella di riconvocare i soci verso la metà di febbraio; appena due mesi dopo l’assemblea andata storta di sabato 22 dicembre, è vero, ma è anche vero che dalla metà febbraio sul tavolo ci sarà buona parte di quello che desidera la famiglia genovese: i dati preliminari di bilancio 2019, che devono essere approvati entro l’11 febbraio, e le nuove soglie di capitale Srep, che la Vigilanza invierà a tutte le grandi banche europee nel mese di gennaio. Nel frattempo, il ceo Fabio Innocenzi e il presidente Pietro Modiano potranno abbozzare anche le linee guida del nuovo piano industriale, altro elemento su cui i Malacalza chiedevano lumi.
Dopo la moral suasion della Vigilanza, è anche e soprattutto su questa ipotesi che si sarebbero attivate le diplomazie. L’esito si vedrà nei prossimi giorni, quando il cda dell’istituto potrebbe essere convocato proprio per la chiamata dei soci. Dal canto loro, i Malacalza chiedono garanzie su un aumento a sconto contenuto, onde limitare la diluizione: il mercato difficilmente la tollererebbe, ma visto il paracadute del fondo interbancario qualche margine di manovra, secondo fonti vicine al dossier, ci potrebbe essere.