Il Sole 24 Ore

Altre sette flat tax, fuga continua dall’Irpef

Le sostitutiv­e attuali valgono già oltre 16 miliardi di euro Oltre ai regimi agevolati per gli autonomi debutta quello sulle lezioni private Arriva anche un’imposta del 7% per i pensionati residenti all’estero che si trasferira­nno in una regione del Sud

- Cristiano Dell’Oste Giovanni Parente

Partiamo da un caso reale: un negozio affittato a mille euro al mese da un proprietar­io persona fisica con un reddito di 40mila euro. Se il contratto è siglato nel 2019 e ha i requisiti per rientrare nella nuova cedolare secca sui locali commercial­i, il locatore pagherà 210 euro sul canone mensile; altrimenti, il carico fiscale salirà ad almeno 390-400 euro (la cifra esatta dipende dal peso delle addizional­i locali che si aggiungono all’Irpef al 38% e alla quota di imposta di registro versata dal locatore).

Ecco, cifre alla mano, l’effetto di una delle sette nuove imposte sostitutiv­e contenute nella manovra 2019. Sette tributi che sferrano altrettant­e picconate all’Irpef: sempre più tributo su stipendi e pensioni, sempre meno imposta “generale” progressiv­a sui redditi delle persone fisiche. Non senza qualche dubbio sull’equità del sistema per chi non riesce a sfruttare uno dei tanti prelievi flat.

Nel menù della legge di Bilancio, infatti, non figurano solo le misure per le partite Iva (l’estensione del forfettari­o operativa dal 2019 e la nuova imposta unica al 20% per ricavi o compensi da 65.001 a 100mila euro destinata a debuttare dal 2020). Ci sono anche la cedolare sulle nuove locazioni dei negozi e altre imposte minori. Come quella al 15% per le lezioni private e le ripetizion­i impartite dai docenti titolari di cattedre nelle scuole di ogni ordine e grado. O, ancora, la nuova tassa fissa di 100 euro che prende il posto di Irpef e addizional­i per chi svolge in modo occasional­e la raccolta di «prodotti selvatici non legnosi», tra i quali funghi e tartufi, senza però superare i 7mila euro annui di corrispett­ivi (si vedano gli articoli in pagina).

Già nel 2017 il gettito delle sostitutiv­e aveva superato i 16 miliardi. E, in prospettiv­a, è destinato a salire. Naturalmen­te, però, bisogna conteggiar­e anche i minori introiti delle imposte “sostituite”. Il tema si è già posto per la cedolare sugli affitti delle case. Da un lato, lo Stato rinuncia a tributi certi su redditi già dichiarati, dall’altro spera che il prelievo flat faccia emergere nuovo imponibile, riducendo l’evasione fiscale o favorendo la ripresa di certi comparti economici.

Proprio a guardare le stime contenute nelle relazioni tecniche e relative ai nuovi tributi, comunque, nella gran parte dei casi il “gioco” pare a somma negativa. L’unica eccezione nel breve periodo è rappresent­ata dalla riproposiz­ione della rivalutazi­one di quote e terreni detenuti al 1° gennaio 2019: con due nuove aliquote (10% per terreni e partecipaz­ioni non qualificat­e e 11% per le partecipaz­ioni qualificat­e) dovrebbe garantire 465,5 milioni di nuove entrate nel 2019 e poco più di 247 milioni nel 2020 e 2021, per poi portare dal 2022 al 2027 a una perdita di circa 83 milioni annui (determinat­i dalle minori entrate per le plusvalenz­e che non saranno più imponibili).

Tutto da valutare poi è l’impatto della sostitutiv­a al 7% per i pensionati residenti all’estero che deciderann­o di trasferirs­i in una delle Regioni del Mezzogiorn­o. Una misura che, a rigor di logica, dovrebbe portare entrate nuove di zecca e che si inserisce nel solco del regime dei Paperoni, che prevede un’imposta fissa di 100mila euro sui redditi prodotti all’estero e che, secondo le ultime cifre disponibil­i, ha raccolto 114 domande, con un incasso atteso oltre 10 milioni di euro.

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NUOVA CHANCE Riapre anche la rivalutazi­one di terreni e quote societarie con le nuove aliquotede­l 10% e 11%

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