Altre sette flat tax, fuga continua dall’Irpef
Le sostitutive attuali valgono già oltre 16 miliardi di euro Oltre ai regimi agevolati per gli autonomi debutta quello sulle lezioni private Arriva anche un’imposta del 7% per i pensionati residenti all’estero che si trasferiranno in una regione del Sud
Partiamo da un caso reale: un negozio affittato a mille euro al mese da un proprietario persona fisica con un reddito di 40mila euro. Se il contratto è siglato nel 2019 e ha i requisiti per rientrare nella nuova cedolare secca sui locali commerciali, il locatore pagherà 210 euro sul canone mensile; altrimenti, il carico fiscale salirà ad almeno 390-400 euro (la cifra esatta dipende dal peso delle addizionali locali che si aggiungono all’Irpef al 38% e alla quota di imposta di registro versata dal locatore).
Ecco, cifre alla mano, l’effetto di una delle sette nuove imposte sostitutive contenute nella manovra 2019. Sette tributi che sferrano altrettante picconate all’Irpef: sempre più tributo su stipendi e pensioni, sempre meno imposta “generale” progressiva sui redditi delle persone fisiche. Non senza qualche dubbio sull’equità del sistema per chi non riesce a sfruttare uno dei tanti prelievi flat.
Nel menù della legge di Bilancio, infatti, non figurano solo le misure per le partite Iva (l’estensione del forfettario operativa dal 2019 e la nuova imposta unica al 20% per ricavi o compensi da 65.001 a 100mila euro destinata a debuttare dal 2020). Ci sono anche la cedolare sulle nuove locazioni dei negozi e altre imposte minori. Come quella al 15% per le lezioni private e le ripetizioni impartite dai docenti titolari di cattedre nelle scuole di ogni ordine e grado. O, ancora, la nuova tassa fissa di 100 euro che prende il posto di Irpef e addizionali per chi svolge in modo occasionale la raccolta di «prodotti selvatici non legnosi», tra i quali funghi e tartufi, senza però superare i 7mila euro annui di corrispettivi (si vedano gli articoli in pagina).
Già nel 2017 il gettito delle sostitutive aveva superato i 16 miliardi. E, in prospettiva, è destinato a salire. Naturalmente, però, bisogna conteggiare anche i minori introiti delle imposte “sostituite”. Il tema si è già posto per la cedolare sugli affitti delle case. Da un lato, lo Stato rinuncia a tributi certi su redditi già dichiarati, dall’altro spera che il prelievo flat faccia emergere nuovo imponibile, riducendo l’evasione fiscale o favorendo la ripresa di certi comparti economici.
Proprio a guardare le stime contenute nelle relazioni tecniche e relative ai nuovi tributi, comunque, nella gran parte dei casi il “gioco” pare a somma negativa. L’unica eccezione nel breve periodo è rappresentata dalla riproposizione della rivalutazione di quote e terreni detenuti al 1° gennaio 2019: con due nuove aliquote (10% per terreni e partecipazioni non qualificate e 11% per le partecipazioni qualificate) dovrebbe garantire 465,5 milioni di nuove entrate nel 2019 e poco più di 247 milioni nel 2020 e 2021, per poi portare dal 2022 al 2027 a una perdita di circa 83 milioni annui (determinati dalle minori entrate per le plusvalenze che non saranno più imponibili).
Tutto da valutare poi è l’impatto della sostitutiva al 7% per i pensionati residenti all’estero che decideranno di trasferirsi in una delle Regioni del Mezzogiorno. Una misura che, a rigor di logica, dovrebbe portare entrate nuove di zecca e che si inserisce nel solco del regime dei Paperoni, che prevede un’imposta fissa di 100mila euro sui redditi prodotti all’estero e che, secondo le ultime cifre disponibili, ha raccolto 114 domande, con un incasso atteso oltre 10 milioni di euro.