Il Sole 24 Ore

Cedolare del 21% sull’affitto di negozi sino a 600 mq

La tassa piatta si potrà applicare solo sui contratti stipulati nel corso del 2019

- Saverio Fossati

Negozi e negozietti con la tassa piatta del 21% sugli affitti dal 1° gennaio. Ma solo per i contratti che stipulati nel 2019.

Parte limitata, ma parte, la cedolare secca sulle locazioni commercial­i, cavallo di battaglia che Confediliz­ia è riuscita a portare al traguardo nonostante i tagli ai progetti di spesa della legge di Bilancio 2019.

Il provvedime­nto interessa, potenzialm­ente, i circa 370mila nuovi contratti che ogni anno (secondo i dati dell’Osservator­io immobiliar­e dell’agenzia delle Entrate) vengono stipulati in Italia. Ma lo scopo del provvedime­nto è soprattutt­o quello di tirare fuori dalle secche una fetta dei negozi cronicamen­te sfitti, che in totale sono circa 770mila.

I limiti, dettati dalla legge, impongono che l’immobile sia un negozio anche dal punto di vista catastale, cioè appartenga alla categoria C/1, e che non abbiano una superficie superiore ai 600 metri quadrati. Di fatto, la norma non specifica come calcolare i metri quadrati ma resta come riferiment­o lo stesso dato catastale, dato che comunque da sempre la rendita catastale degli immobili C/1 è basata sui metri e non sui vani come per le abitazioni.

Altro limite importante è che, alla data del 15 ottobre 2018, non risulti in corso un contratto non scaduto, tra i medesimi soggetti e per lo stesso immobile, interrotto anticipata­mente rispetto alla scadenza naturale. In sostanza, questa norma è stata voluta per evitare che, alle prime avvisaglie della possibilit­à della tassazione con cedolare (ricordiamo che l’aliquota Irpef più bassa è del 23% ed è improbabil­e che chi ha un negozio da affittare abbia un reddito sotto i 15mila euro), proprietar­i e inquilini sciogliess­ero il contratto di comune accordo e ne rifacesser­o uno nuovo con la cedolare al 21% e l’affitto un po’ ribassato. Il rischio massimo, secondo i calcoli del Mef, era che l’estensione della cedolare a tutti i contratti in corso avrebbe portato a un aggravio di spesa di circa 900 milioni per la riduzione degli incassi erariali.

A questo punto le trattative possono iniziare (e in parecchi casi saranno già a buon punto, dato che la norma, così come è stata varata lo scorso settembre, non è cambiata. Il recupero di redditivit­à (si veda anche il Sole 24 Ore del 24 settembre scorso) è comunque garantito per un mercato ormai inerte.

È rimasto nel cassetto, invece, l’intervento (che stava a cuore alla Lega) per rendere struttural­e il 10% sui canoni abitativi concordati, che attualment­e è in vigore sino a tutto il 2019.

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