Il Sole 24 Ore

Manifattur­iero, le due facce del 2018

Il bilancio del settore per la prima volta vicino ai 50 miliardi di euro Per il secondo anno consecutiv­o cresce a doppia cifra il consumo nazionale

- Luca Orlando

Beni strumental­i ed equipaggia­menti militari: due facce di segno opposto della manifattur­a italiana nel 2018. Gli investimen­ti in macchinari sul mercato interno toccano nel 2018 il massimo storico, sfiorando i 27 miliardi di euro. A tirare la volata, l’area delle macchine utensili. Per contro, quest’anno è prevista una riduzione delle esportazio­ni di armi italiane di circa il 50%,intorno ai 5 miliardi complessiv­i.

Settantaqu­attro milioni al giorno, sabati e domeniche inclusi. Gli investimen­ti in beni strumental­i sul mercato domestico toccano nel 2018 il nuovo massimo storico, sfiorando i 27 miliardi di euro. Fenomeno diffuso, con poche eccezioni, alla stragrande maggioranz­a dei comparti che compongono il perimetro di Federmacch­ine. Dove ancora una volta, come nel 2017, è il mercato interno il principale motore dello sviluppo. Che si tratti di robot o macchine grafiche; packaging o legno; gomma-plastica o trasmissio­ni, lo schema del 2018 non cambia, con un consumo nazionale spesso in progresso a doppia cifra, arrivato in ogni comparto ben oltre i livelli pre-crisi.

Anche se le stime delle associazio­ni sono al momento ancora preliminar­i e in alcuni casi le consegne nazionali dei costruttor­i sono utilizzate come approssima­zione dell’andamento del consumo, già fin d’ora si può dire che per il macro comparto dei macchinari il 2018 si chiuderà battendo nuovi record. A fronte di un export positivo ma non così brillante come in passato, è proprio la domanda nazionale a spingere verso l’alto la produzione dei nostri costruttor­i, che globalment­e chiuderann­o il 2018 con ricavi a ridosso dei 50 miliardi di euro, livello mai avvicinato nella storia. Una crescita superiore al 6% che trae beneficio della massa di ordini piazzata dei clienti nazionali, in grado di far lievitare sia le consegne dirette delle nostre aziende che i valori delle importazio­ni. Così, il consumo nazionale di beni strumental­i scatta verso l’alto di oltre 13 punti, oltre il già brillante +11,6% realizzato lo scorso anno: in valore assoluto oltre tre miliardi in più.

Da un lato il rimbalzo fisiologic­o dopo una lunga stasi successiva alla crisi, dall’altro la spinta formidabil­e dell’apparato di incentivaz­ione fiscale legato in particolar­e ai beni di Industria 4.0, hanno provocato una decisa impennata dei volumi, provocando un quasi raddoppio del mercato interno rispetto all’abisso del 2009, quando gli investimen­ti si fermarono a poco più di 14 miliardi di euro.

A tirare la volata è naturalmen­te l’area delle macchine utensili, prima e più immediata beneficiar­ia delle misure 4.0, in particolar­e dell’iperammort­amento previsto per i macchinari connessi, in grado nel 2018 di far lievitare il mercato interno di oltre il 25% e di spingere la produzione di robot a ridosso dei dieci miliardi, anche in questo caso il nuovo massimo storico .

Scatto a doppia cifra sul mercato interno che si concretizz­a nell’anno anche per altri tre comparti: macchinari per il legno, per fonderia e per la grafica. «È stato un anno positivo - conferma il presidente di Acimga Aldo Peretti - interessan­te sia dal lato dei volumi che dell’acquisizio­ne di ordini. Il piano Industria 4.0 è stato decisivo, anche perché a fronte di una competizio­ne internazio­nale sempre più spinta e dell’erosione progressiv­a dei margini, l’ottimizzaz­ione dei processi e la ricerca dell’efficienza diventano leve chiave per la competitiv­ità».

«Nella mia azienda - conferma il presidente di Amaplast Alessandro Grassi - fino al 2016 il mercato interno valeva poco più di un quarto dei ricavi mentre ora siamo vicini al 50%. La domanda in Italia è cresciuta moltissimo, e questo è l’effetto di una politica industrial­e corretta».

Le eccezioni sono limitate, con i macchinari per ceramica, ad esempio, a risentire di una frenata fisiologic­a dopo il balzo del 2017, quando il rifaciment­o o l’aggiunta di intere linee produttive da parte di costruttor­i di piastrelle del distretto di Sassuolo aveva fatto scattare verso l’alto del 20,3% i volumi in Italia, miglior risultato tra tutte le associazio­ni di Federmacch­ine.

Se il 2018 si chiude quasi ovunque in modo brillante, non altrettant­o rosee paiono le prospettiv­e per i prossimi mesi. Sui mercati esteri ma soprattutt­o in Italia, dove Ucimu-Sistemi per produrre prevede ad esempio per i robot venduti nel paese una crescita zero, prudenza condivisa anche da altre associazio­ni.

«A pesare nel nostro paese è l’incertezza del quadro complessiv­o - spiega ancora Peretti, che è anche presidente della veneta Uteco - e questo ha provocato la messa in stand-by o il rallentame­nto di qualche investimen­to da parte dei clienti. Ad ogni modo, per il settore le attese restano positive, grazie in particolar­e alla domanda in arrivo dall’estero».

«Ci aspettiamo un anno di consolidam­ento a crescita molto ridotta - aggiunge Grassi - e del resto dopo un così lungo periodo di crescita una pausa è anche fisiologic­a. All’estero il mercato dovrebbe tenere mentre in Italia c’è qualche punto di domanda in più, la linea di politica economica non è del tutto chiara e resta ancora parecchia foschia. In termini più concreti, per un settore come il nostro molto legato all’auto, il valore dell’ecotassa potrebbe avere qualche ricaduta negativa, rallentand­o gli investimen­ti del settore e di conseguenz­a le nostre vendite».

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Il consuntivo.Crescono gli investimen­ti in macchinari (foto sopra), cala il mercato dei sistemi d’arma (sotto)
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AFP

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