Cresce lo scontro tra Salvini e sindaci «I traditori lascino»
Il ministro: «La legge è stata firmata anche dal Colle e va rispettata. Via i traditori» Orlando punta alla Consulta Ma il Viminale non agirà: «Ci penseranno i cittadini»
Si accentua lo scontro tra governo e sindaci sulla legge per la sicurezza. Salvini accusa gli «amici dei clandestini e traditori degli italiani: i sindaci che non sono d’accordo si dimettano». Apertura da Palazzo Chigi: «se l’Anci desidera un incontro per segnalare eventuali difficoltà applicative, ben venga». In serata nuova chiusura del ministro: «Decreto già discusso e migliorato, lo ha firmato anche Mattarella».
PARLA CORRADO PASSERA
«Amici dei clandestini, traditori degli italiani! Io non mollo. Se c’è qualche sindaco che non è d’accordo si dimetta. Orlando e De Magistris dimettetevi». Matteo Salvini alza ancora il tiro contro i sindaci del centrosinistra scesi in lotta contro gli effetti del decreto sicurezza da poco approvato dal Parlamento. E da parte loro i sindaci “ribelli” fanno sapere che andranno fino in fondo alla loro battaglia contro norme che ritengono «disumane» e «incostituzionali». A cominciare dal primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando, che nelle scorse ore ha dato disposizioni al dirigente dell’anagrafe di sospendere la norma che impedisce di dare la residenza ai richiedenti asilo avviando la protesta. «Io sto agendo proprio in base alle mie funzioni istituzionali di sindaco perché c’è una parte di competenza comunale - chiarisce Orlando -. Il decreto agisce in modo disumano e criminogeno perché rende concretamente illegittimi coloro che sono legittimi. Tant’è che tra 4-5 mesi 80 minorenni sui 250 ospiti a Palermo che studiano, lavorano e vivono ben integrati in comunità compiranno 18 anni e dunque saranno illegali».
All’iniziativa di Orlando, alla quale nelle scorse ore hanno aderito molti sindaci tra cui quello di Parma Federico Pizzarotti e quello di Firenze Dario Nardella, si è unito anche il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala: «Ministro Salvini, ci ascolti e riveda il decreto sicurezza, così non va. Va ascoltata la nostra opinione, ed è necessario valutare l’impatto sociale ed economico del provvedimento». Da parte sua il sindaco di Napoli Luigi De Magistris annuncia disobbedienza anche sullo spinoso fronte del salvataggio dei migranti in mare («mettiamo a disposizione il porto per lo sbarco dei migranti a bordo della nave SeaWatch da 13 giorni in mare», ha detto ieri) suscitando l’ira di Salvini: «La competenza del porto di sbarco è del ministro dell’Interno».
Insomma, lo scontro si alza a livello istituzionale e arriva a coinvolgere anche il Capo dello Stato, tirato in ballo da Salvini a difesa del “suo” provvedimento: «Se c’è una legge approvata dal Parlamento, dal governo e firmata dal presidente della Repubblica si rispetta. È troppo facile applaudire Mattarella quando fa il discorso in televisione a fine anno e due giorni dopo sbattersene». Ma se dal Quirinale si limitano a ricordare che Sergio Mattarella ha già chiaramente indicato le criticità del decreto sicurezza invitando al rispetto della Costituzione con una lettera al governo (si veda l’analisi in pagina), da Palazzo Chigi si prova a disinnescare almeno l’aspetto dello scontro istituzionale aprendo al dialogo con l’Anci. Il cui presidente Antonio Decaro aveva appunto chiesto un incontro sull’applicazione delle nuove norme. «Se l’Anci desidera segnalare eventuali difficoltà applicative collegate alla legge sull’immigrazione e sulla sicurezza ben venga la richiesta di un incontro con il governo, al quale anche il presidente del Consiglio è disposto a partecipare assieme al ministro dell’Interno», si fa sapere con una nota. Tuttavia Giuseppe Conte mette subito l’accento sulla necessità del rispetto della legge: «Sono inaccettabili le posizioni degli amministratori locali che hanno pubblicamente dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato». E con Salvini si schiera, oltre a una serie di sindaci del centrodestra in dissenso con il presidente dell’Anci, anche l’alleato e leader del M5s Luigi Di Maio: «È solo campagna elettorale da parte di alcuni sindaci che si devono sentire un po’ di sinistra facendo rumore».
L’obiettivo di Orlando e dei “disobbedienti” è in realtà la Corte costituzionale, alla quale si potrà accedere per via incidentale tramite il giudice dopo che sarà arrivata una denuncia per abuso d’ufficio o per omissione d’atti d’ufficio. Ma non sarà Salvini a denunciare, né è sua intenzione ricorrere ai poteri di titolare del Viminale avvalendosi dell’articolo 142 del Testo Unico degli Enti locali che precede la rimozione dei sindaci «per gravi e persistenti violazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico». «Li rimuoveranno i loro cittadini alle prossime elezioni, sindaci chiacchieroni e incapaci», è la posizione del ministro dell’Interno.