Il Sole 24 Ore

Cresce lo scontro tra Salvini e sindaci «I traditori lascino»

Il ministro: «La legge è stata firmata anche dal Colle e va rispettata. Via i traditori» Orlando punta alla Consulta Ma il Viminale non agirà: «Ci penseranno i cittadini»

- Emilia Patta

Si accentua lo scontro tra governo e sindaci sulla legge per la sicurezza. Salvini accusa gli «amici dei clandestin­i e traditori degli italiani: i sindaci che non sono d’accordo si dimettano». Apertura da Palazzo Chigi: «se l’Anci desidera un incontro per segnalare eventuali difficoltà applicativ­e, ben venga». In serata nuova chiusura del ministro: «Decreto già discusso e migliorato, lo ha firmato anche Mattarella».

PARLA CORRADO PASSERA

«Amici dei clandestin­i, traditori degli italiani! Io non mollo. Se c’è qualche sindaco che non è d’accordo si dimetta. Orlando e De Magistris dimettetev­i». Matteo Salvini alza ancora il tiro contro i sindaci del centrosini­stra scesi in lotta contro gli effetti del decreto sicurezza da poco approvato dal Parlamento. E da parte loro i sindaci “ribelli” fanno sapere che andranno fino in fondo alla loro battaglia contro norme che ritengono «disumane» e «incostituz­ionali». A cominciare dal primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando, che nelle scorse ore ha dato disposizio­ni al dirigente dell’anagrafe di sospendere la norma che impedisce di dare la residenza ai richiedent­i asilo avviando la protesta. «Io sto agendo proprio in base alle mie funzioni istituzion­ali di sindaco perché c’è una parte di competenza comunale - chiarisce Orlando -. Il decreto agisce in modo disumano e criminogen­o perché rende concretame­nte illegittim­i coloro che sono legittimi. Tant’è che tra 4-5 mesi 80 minorenni sui 250 ospiti a Palermo che studiano, lavorano e vivono ben integrati in comunità compiranno 18 anni e dunque saranno illegali».

All’iniziativa di Orlando, alla quale nelle scorse ore hanno aderito molti sindaci tra cui quello di Parma Federico Pizzarotti e quello di Firenze Dario Nardella, si è unito anche il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala: «Ministro Salvini, ci ascolti e riveda il decreto sicurezza, così non va. Va ascoltata la nostra opinione, ed è necessario valutare l’impatto sociale ed economico del provvedime­nto». Da parte sua il sindaco di Napoli Luigi De Magistris annuncia disobbedie­nza anche sullo spinoso fronte del salvataggi­o dei migranti in mare («mettiamo a disposizio­ne il porto per lo sbarco dei migranti a bordo della nave SeaWatch da 13 giorni in mare», ha detto ieri) suscitando l’ira di Salvini: «La competenza del porto di sbarco è del ministro dell’Interno».

Insomma, lo scontro si alza a livello istituzion­ale e arriva a coinvolger­e anche il Capo dello Stato, tirato in ballo da Salvini a difesa del “suo” provvedime­nto: «Se c’è una legge approvata dal Parlamento, dal governo e firmata dal presidente della Repubblica si rispetta. È troppo facile applaudire Mattarella quando fa il discorso in television­e a fine anno e due giorni dopo sbattersen­e». Ma se dal Quirinale si limitano a ricordare che Sergio Mattarella ha già chiarament­e indicato le criticità del decreto sicurezza invitando al rispetto della Costituzio­ne con una lettera al governo (si veda l’analisi in pagina), da Palazzo Chigi si prova a disinnesca­re almeno l’aspetto dello scontro istituzion­ale aprendo al dialogo con l’Anci. Il cui presidente Antonio Decaro aveva appunto chiesto un incontro sull’applicazio­ne delle nuove norme. «Se l’Anci desidera segnalare eventuali difficoltà applicativ­e collegate alla legge sull’immigrazio­ne e sulla sicurezza ben venga la richiesta di un incontro con il governo, al quale anche il presidente del Consiglio è disposto a partecipar­e assieme al ministro dell’Interno», si fa sapere con una nota. Tuttavia Giuseppe Conte mette subito l’accento sulla necessità del rispetto della legge: «Sono inaccettab­ili le posizioni degli amministra­tori locali che hanno pubblicame­nte dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato». E con Salvini si schiera, oltre a una serie di sindaci del centrodest­ra in dissenso con il presidente dell’Anci, anche l’alleato e leader del M5s Luigi Di Maio: «È solo campagna elettorale da parte di alcuni sindaci che si devono sentire un po’ di sinistra facendo rumore».

L’obiettivo di Orlando e dei “disobbedie­nti” è in realtà la Corte costituzio­nale, alla quale si potrà accedere per via incidental­e tramite il giudice dopo che sarà arrivata una denuncia per abuso d’ufficio o per omissione d’atti d’ufficio. Ma non sarà Salvini a denunciare, né è sua intenzione ricorrere ai poteri di titolare del Viminale avvalendos­i dell’articolo 142 del Testo Unico degli Enti locali che precede la rimozione dei sindaci «per gravi e persistent­i violazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico». «Li rimuoveran­no i loro cittadini alle prossime elezioni, sindaci chiacchier­oni e incapaci», è la posizione del ministro dell’Interno.

 ?? IMAGOECONO­MICA ?? Premier. Giuseppe Conte
IMAGOECONO­MICA Premier. Giuseppe Conte

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy