Mittal punta ad aumentare la produzione del 30%
Spedizioni dal polo francese di Fos sur Mer per alimentare i laminatoi Mittal: stiamo puntando sull’innovazione e sul rispetto dell’ambiente
Si consolida il piano di ArcelorMittal Italia per rilanciare l’Ilva di Taranto. L’asticella produttiva è fissata a 6 milioni di tonnellate di acciaio l’anno, il 30% in più rispetto all’output attuale, pari a 4,5 milioni di tonnellate. Mittal: puntiamo su innovazione e rispetto dell’ambiente.
Da «sopravvivere» a «cambiare». Entra nel vivo, ad avvio 2019, la sfida lanciata da Matthieu Jehl, ad di ArcelorMittal Italia, per fare del gruppo siderurgico passato dall’Ilva in amministrazione straordinaria alla multinazionale dell’acciaio, un’azienda d’avanguardia nel rispetto ambientale, nella sicurezza e nella produzione. «Così come pretendiamo il meglio di ciò che entra in fabbrica, abbiamo il dovere di far uscire il meglio per i clienti» è la mission affidata da Jehl ai dipendenti, sottolineando la necessità di migliorare la qualità, ampliare la gamma dei prodotti e ridurre le fonti inquinanti con le migliori tecnologie disponibili. Un cammino arduo per un’azienda che nel luglio 2012 è stata travolta dall’inchiesta giudiziaria per disastro ambientale (il processo è in corso in Corte d'Assise) per approdare nel giugno 2017 nelle mani di un nuovo investitore e vedere tra settembre e novembre scorsi la firma dell’accordo al Mise e il subentro ai commissari. Ma per quanto impe- gnativo sia il cammino, quella che è stata l’Ilva non ha alternative se vuole risalire e mettersi alle spalle una stagione di perdite, contabilizzate nell’ultimo periodo in circa 25-30 milioni al mese.
L’asticella produttiva è fissata a 6 milioni di tonnellate di acciaio l’anno, il 30% in più rispetto all’output attuale, pari a 4,5 milioni di tonnellate. È la soglia consentita dall’Aia sino a quando non terminano i lavori di messa a norma ambientale. Un traguardo, quello dei 6 milioni, che si punta a raggiungere tra il primo e il secondo trimestre di quest’anno dopo essere intervenuti su efficienza, qualità e manutenzioni. È un salto significativo se si considera che l'impianto nel 2016 ha prodotto 5,464 milioni di tonnellate e fatturato 2,380 miliardi mentre l’anno dopo la produzione è stata di 5,069 milioni di tonnellate e il fatturato di 2,890 miliardi a seguito di prezzi di vendita più favorevoli. A ciò si aggiunga che è ancora spento, in attesa di rifacimento, l’altoforno più grande, il 5. A far risalire la produzione contribuirà adesso l’apporto esterno. ArcelorMittal farà giungere dal proprio sito di Fos sur mer, in Francia, i coils e le bramme che servono a sostenere la produzione di Taranto. La stima é fare arrivare circa 2 milioni di tonnellate.
La bonifica è l’aspetto su cui si concentrano le maggiori attenzioni, il banco di prova per verificare se ArcelorMittal sta davvero imprimendo un nuovo corso. Dopo anni di parole e di rinvii la copertura del primo dei due parchi minerali sta avanzando. Da un mese è visibile il primo arco della struttura che chiuderà - evitando la dispersione delle polveri - l’area adibita allo stoccaggio, sinora all’aperto, dei minerali. Entro l’ultimo trimestre di quest’anno la prima copertura sarà finita, poi, entro maggio 2020, sarà ultimata per il parco carbone. Sono opere che costano 300 milioni e richiedono 60mila tonnellate di acciaio e 200mila metri cubi di calcestruzzo. L’addendum ambientale con cui la multinazionale ha integrato il piano di interventi chiudendo la trattativa al Mise, ha anticipato dal 2021 al 2020 il completamento della copertura parchi. Tutto il capitolo ambientale pesa nel piano di Mittal per 1,15 miliardi (sino a metà 2023) su 2,4 miliardi di investimenti totali. Altri investimenti messi in cantiere da ArcelorMittal sono la depolverazione dell’agglomerato, dove vengono preparati i materiali da caricare negli altiforni (35 milioni),
il rinnovamento delle cokerie (200 milioni) per ridurre le emissioni di anidride solforosa e il trattamento delle acque reflue (167 milioni). Nella bonifica ArcelorMittal non parte dall’anno zero. La gestione commissariale sinora ha impegnato risorse per circa 940 mili ni (conclusi interventi per 500 milioni) e altri 272 si stima dovrà spendere ancora negli interventi relativi alle aree escluse dalla cessione alla multinazionale, utilizzando i fondi (un miliardo) della transazione con i Riva. C’è infine il tema della decarbonizzazione. È la riconversione che il governatore di Puglia, Michele Emiliano, auspica per l’acciaieria. L’obiettivo è abbattere le emissioni inquinanti. A novembre l’ad Jehl aveva chiuso le porte dicendo che non esiste sostenibilità economica senza l’uso del carbone; poi a dicembre, c’è stata una prima apertura. Si può avviare
un discorso - sostiene ArcelorMittal - se l’Europa introduce un «aggiustamento verde» alle frontiere affinché l’acciaio importato in Europa abbia gli stessi standard di Co2 di quello prodotto in Europa. Solo così si incentiverebbe la riduzione delle emissioni di carbonio senza danneggiare la competitività della siderurgia europea. Per Aditya Mittal, presidente e cfo, «introdurre un aggiustamento verde è fondamentale per creare regole del gioco paritarie e giungere a miglioramenti autentici, incentivando e sostenendo gli investimenti nella trasformazione delle tecnologie». «Una svolta, un passaggio importante» commenta Emiliano. Ma sicuramente un percorso lungo, visto che il negoziato nella Ue é tutto da fare.
Per quanto riguarda le assunzioni, l’accordo al Mise si basa su 10.700 assunti da Ilva di cui 8.200 a Taranto.
Dall’1 gennaio i dipendenti sono ArcelorMittal a tutti gli effetti e non più distaccati da Ilva (tranne un esiguo numero che ha avuto la proroga del distacco sino al 31 gennaio). Il 12 gennaio riceveranno l’ultima busta paga col timbro Ilva, con i conguagli di ferie e premi, mentre dal 12 febbraio il cedolino sarà interamente Am. Per effetto dell’esodo agevolato, inserito nell’accordo al Mise, in 800 a Taranto hanno chiuso il rapporto con l’Ilva prendendosi l’incentivo di 10mila euro lordi più il Tfr e due anni di Naspi, l’indennità di disoccupazione. Si calcola che l’esodo potrà coinvolgere sino a mille unità a Taranto. Nel frattempo, il bacino dei cassintegrati in forza all’amministrazione straordinaria si è asciugato: da 2.600 (quelli che Mittal non ha selezionato per l’assunzione) a meno di 1.800.