Il Sole 24 Ore

«I viaggi in Cina sono a rischio»

Per il dipartimen­to di Stato c’è il pericolo di essere trattenuti nel Paese Il monito dopo l’arresto di due canadesi seguito al fermo della cfo di Huawei

- Marco Valsania

Gli Stati Uniti sferrano una nuova offensiva nei confronti della Cina, questa volta sul fronte diplomatic­o anziché direttamen­te economico: il dipartimen­to di Stato ha pubblicato un nuovo «travel advisory», che mette in guardia cittadini e imprendito­ri americani dai pericoli di viaggiare nella potenza asiatica. Il giudizio formale sul rischio-Paese è invariato a «Livello 2», ma Foggy Bottom invita a una «maggior prudenza», mettendo sotto accusa «l’arbitrario esercizio delle leggi» e un clima di accentuati controlli di sicurezza e di rafforzata presenza di agenti di polizia, soprattutt­o in regioni ad alta tensione come Xinjiang e Tibet.

Washington ammonisce senza mezzi termini che le autorità cinesi possono far ricorso a cosiddetti «exit bans» in grado di impedire a cittadini statuniten­si di lasciare il Paese per anni con l’obiettivo di costringer­li a cooperare. E che possono essere «incarcerat­i senza accesso a servizi consolari o a informazio­ni sui loro presunti reati», sottoposti a «prolungati interrogat­ori e a periodi di detenzione».

L’avvertimen­to rappresent­a una escalation nel braccio di ferro tra Washington e Pechino. E porta alla ribalta le pesanti incognite che gravano anche sulla ripresa di delicati negoziati politici e commercial­i. «Stiamo facendo bene in diverse trattative sul commercio», ha twittato ieri il presidente Donald Trump. Le delegazion­i si incontrera­nno la prossima settimana in Cina e se compiranno passi avanti la successiva tappa sarà nella capitale americana. I due Paesi, hanno di recente dichiarato una tregua nella guerra dei. Trump ha rinviato a marzo giri di vite sulle sanzioni annunciati per il 1° gennaio e il presidente Xi Jinping ha abbassato le barriere sulle auto made in Usa e ha promesso maggior import americano e riforme. I negoziator­i statuniten­si sono al lavoro su ipotesi di accordo che garantisca­no maggior accesso al mercato cinese e tutela della tecnologia Usa.

Ma molti nodi restano irrisolti e sono esplose anche nuove polemiche. Il rappresent­ante commercial­e della Casa Bianca, Robert Lighthizer, preme per misure più dure, compresi nuovi dazi, temendo promesse inadeguate da Pechino. Mentre di recente la Cina ha fermato due canadesi, un ex diplomatic­o, Michael Kovrig, e un uomo d’affari, Michael Spavor, perché avrebbero messo a repentagli­o la sicurezza nazionale.

Poco prima Ottawa aveva arrestato sulla base di un ordine di estradizio­ne statuniten­se Meng Wuanzhou, top executive del colosso delle telecomuni­cazioni Huawei ed erede del fondatore del gruppo. La dirigente è accusata di aver violato l’embargo all’Iran.

Adesso scatta la nuova raccomanda­zione sui viaggi in Cina. Il precedente advisory sul Paese, che risale al 22 gennaio 2018, già invitava a «maggior cautela» per «l’arbitraria applicazio­ne di leggi locali e restrizion­i speciali nei confronti di persone con doppia cittadinan­za, statuniten­se e cinese». Destano tuttavia nuova preoccupaz­ione gli exit ban e sono inedite le denunce delle «ulteriori misure di sicurezza» adottate nello Xinjiang e nel Tibet, compresi «coprifuoco e restrizion­i con minimo preavviso».

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AFP

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