«I viaggi in Cina sono a rischio»
Per il dipartimento di Stato c’è il pericolo di essere trattenuti nel Paese Il monito dopo l’arresto di due canadesi seguito al fermo della cfo di Huawei
Gli Stati Uniti sferrano una nuova offensiva nei confronti della Cina, questa volta sul fronte diplomatico anziché direttamente economico: il dipartimento di Stato ha pubblicato un nuovo «travel advisory», che mette in guardia cittadini e imprenditori americani dai pericoli di viaggiare nella potenza asiatica. Il giudizio formale sul rischio-Paese è invariato a «Livello 2», ma Foggy Bottom invita a una «maggior prudenza», mettendo sotto accusa «l’arbitrario esercizio delle leggi» e un clima di accentuati controlli di sicurezza e di rafforzata presenza di agenti di polizia, soprattutto in regioni ad alta tensione come Xinjiang e Tibet.
Washington ammonisce senza mezzi termini che le autorità cinesi possono far ricorso a cosiddetti «exit bans» in grado di impedire a cittadini statunitensi di lasciare il Paese per anni con l’obiettivo di costringerli a cooperare. E che possono essere «incarcerati senza accesso a servizi consolari o a informazioni sui loro presunti reati», sottoposti a «prolungati interrogatori e a periodi di detenzione».
L’avvertimento rappresenta una escalation nel braccio di ferro tra Washington e Pechino. E porta alla ribalta le pesanti incognite che gravano anche sulla ripresa di delicati negoziati politici e commerciali. «Stiamo facendo bene in diverse trattative sul commercio», ha twittato ieri il presidente Donald Trump. Le delegazioni si incontreranno la prossima settimana in Cina e se compiranno passi avanti la successiva tappa sarà nella capitale americana. I due Paesi, hanno di recente dichiarato una tregua nella guerra dei. Trump ha rinviato a marzo giri di vite sulle sanzioni annunciati per il 1° gennaio e il presidente Xi Jinping ha abbassato le barriere sulle auto made in Usa e ha promesso maggior import americano e riforme. I negoziatori statunitensi sono al lavoro su ipotesi di accordo che garantiscano maggior accesso al mercato cinese e tutela della tecnologia Usa.
Ma molti nodi restano irrisolti e sono esplose anche nuove polemiche. Il rappresentante commerciale della Casa Bianca, Robert Lighthizer, preme per misure più dure, compresi nuovi dazi, temendo promesse inadeguate da Pechino. Mentre di recente la Cina ha fermato due canadesi, un ex diplomatico, Michael Kovrig, e un uomo d’affari, Michael Spavor, perché avrebbero messo a repentaglio la sicurezza nazionale.
Poco prima Ottawa aveva arrestato sulla base di un ordine di estradizione statunitense Meng Wuanzhou, top executive del colosso delle telecomunicazioni Huawei ed erede del fondatore del gruppo. La dirigente è accusata di aver violato l’embargo all’Iran.
Adesso scatta la nuova raccomandazione sui viaggi in Cina. Il precedente advisory sul Paese, che risale al 22 gennaio 2018, già invitava a «maggior cautela» per «l’arbitraria applicazione di leggi locali e restrizioni speciali nei confronti di persone con doppia cittadinanza, statunitense e cinese». Destano tuttavia nuova preoccupazione gli exit ban e sono inedite le denunce delle «ulteriori misure di sicurezza» adottate nello Xinjiang e nel Tibet, compresi «coprifuoco e restrizioni con minimo preavviso».