Il Sole 24 Ore

MA SALVINI TACE SULLA LETTERA DEL QUIRINALE AL PREMIER

- di Lina Palmerini

Dopo la firma di Mattarella, Salvini festeggiò con un «ciapa lì e porta a ca’» e ieri l’ha tirato in ballo un’altra volta come se avesse bisogno di uno scudo più efficace per contrastar­e la sollevazio­ne di alcuni sindaci sul decreto sicurezza. «Se c’è una legge approvata dal Parlamento, dal Governo e firmata dal Presidente della Repubblica, si rispetta. È troppo facile applaudire Mattarella quando fa il discorso in television­e a fine anno e due giorni dopo sbattersen­e». Certo, fa uno strano effetto sentire il capo leghista correre dietro agli atti e alle parole del capo dello Stato e quindi la prima domanda è se, per caso, si senta in difficoltà davanti alle argomentaz­ioni di alcuni sindaci, e di alcuni esperti di immigrazio­ne, che fanno notare come quelle norme più stringenti - in realtà - creino più clandestin­i. Un effetto boomerang dovuto soprattutt­o al fatto che quella promessa elettorale sui 100 rimpatri al giorno è ancora lontanissi­ma dall’essere realizzata.

Forse, quindi, era necessaria la tirata sui “timbri” del Governo, Parlamento e pure del Quirinale per nascondere le difficoltà del Viminale a portare numeri credibili sul controllo e argine al fenomeno della clandestin­ità. Ma la chiamata in causa di tutti sulla legge, forza il racconto su quello che fu il suo iter. Che, si ricorda, è stato piuttosto faticoso. Un vero e proprio andirivien­i di bozze tra Viminale e Colle che ha portato a stralciare alcune parti palesement­e incostituz­ionali, limarne altre lasciando però spazi a un’area grigia in fase applicativ­a di cui Mattarella era consapevol­e. Tant’è che con un gesto poco usuale per lui, contestual­mente al via libera, scrisse una lettera a Conte in cui metteva in guardia dai rischi di violazione della Costituzio­ne. «Avverto l’obbligo di sottolinea­re – scriveva il 4 ottobre scorso al premier - che in materia restano fermi gli obblighi costituzio­nali e internazio­nali dello Stato». Come dire che la legge apriva varchi, in fase attuativa, a possibili violazioni. Quali? Innanzitut­to l’art.2 che riconosce e garantisce i diritti inviolabil­i dell’uomo e poi l’art. 10 che prevede come la condizione giuridica dello straniero sia regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazio­nali.

Insomma, la chiamata in solido del ministro dell’Interno al Colle non ha molto senso se non, appunto, in un’ottica più politica che giuridica. Salvini ricorda la firma presidenzi­ale che però è un atto dovuto se non ci sono manifeste incostituz­ionalità – spetterà poi alla Consulta un vaglio approfondi­to sulle norme – e tra l’altro non è un’adesione ai contenuti della legge. Anzi, si direbbe il contrario. Proprio il messaggio di fine anno di Mattarella - citato da Salvini - è stato un controcant­o alla sua impostazio­ne sulla sicurezza con quell’insistenza su una convivenza civile, sui buoni sentimenti e il saluto ai 5 milioni di immigrati. Evidenteme­nte il capo della Lega ieri ha preso solo quello che gli serviva: una “copertura” istituzion­ale alla sua legge consapevol­e, pure lui, dei difetti tra il rischio di creare più clandestin­i e le difficoltà a mantenere la promessa sui rimpatri.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy