Camere, le sfide Lega-M5S fino al voto Ue
Il tour de force tra pensioni e reddito, semplificazioni, referendum e autonomia
È una vera prova del fuoco quella che il governo gialloverde dovrà affrontare nei primi mesi del 2019. Tanto Luigi Di Maio che Matteo Salvini hanno già cominciato la campagna elettorale, che si concluderà a maggio con le europee e che vedrà i due vicepremier sfidarsi anche in importanti test regionali: Abruzzo e Sardegna, già a febbraio, e poi Basilicata e Piemonte nell’election day per il Parlamento di Strasburgo. Un tour de force accompagnato dalla pressione dei mercati (ieri lo spread è tornato a salire) anche in vista delle prossime aste sui titoli di Stato ma soprattutto dal confronto sui provvedimenti che saranno all’esame del Parlamento nelle. A partire dalle due misure bandiera di M5s e Lega: reddito di cittadinanza e quota 100, che dovrebbero essere a giorni sul tavolo del Consiglio dei ministri e che nelle intenzioni dei 2 leader dovranno essere operative tra marzo e aprile, in tempo cioè per la cavalcata finale della campagna elettorale.
Gli interrogativi da sciogliere non sono pochi. Ad esempio sulla platea dei destinatari dell’assegno di cittadinanza che, stando alle bozze in circolazione, dovrebbe essere corrisposto anche agli stranieri residenti in Italia. Di Maio ha già anticipato che il testo «cambierà». «Non bastano 5 anni di residenza», ha detto, specificando che il reddito verrà assegnato solo agli italiani o a stranieri «lungo soggiornanti» meritevoli. Una correzione che certamente serve anche a non irritare l’alleato. Salvini per il momento non cerca il corpo a corpo. Il leader della Lega continua a cavalcare l’onda «sicurezza», impegnato com’è nel braccio di ferro con i sindaci “disobbedienti” e in attesa di capire come si comporteranno i suoi alleati pentastellati sulla legittima difesa all’esame dalla commissione Giustizia della Camera. E sempre a Montecitorio, mercoledì 16, dovrebbe arrivare in aula la proposta di legge costituzionale cara ai pentastellati di modifica all’articolo 71 della Costituzione in materia di iniziativa legislativa popolare: il testo base è stato affrontato prima di Natale in commissione Affari costituzionali, ma non ha risolto le perplessità leghiste. Ad esempio sul referendum propositivo, che il M5s vorrebbe senza quorum. Così come analoghe perplessità sono state già manifestate sulla proposta del taglio degli stipendi dei parlamentari rilanciata da Di Maio.
Nel frattempo però il Governo dovrà anche mettere una pezza al pasticcio Ires: la legge di bilancio ha infatti abrogato l’aliquota ridotta in favore degli enti non commerciali, categoria in cui ricadono anche le realtà no profit. Il premier ha assicurato che sarà ripristinata. Ed è probabile che la soluzione verrà trovata con un emendamento al decreto semplificazioni, atteso nel’aula del Senato a metà gennaio. Altra grana da risolvere è la norma sugli Ncc. La norma che regolava il servizio con conducente era stata stralciata dal maxiemendamento in fase di approvazione, diventando un decreto che dovrà essere convertito in legge con le associazioni di categoria già sul piede di guerra.
Ma la vera partita si giocherà sull’autonomia delle Regioni. Una battaglia che la Lega non può non vincere. Pena - come ha avvertito il sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti - la fine del Governo. Di Maio ieri - dopo alcune dichiarazioni contrarie di esponenti del M5s - ha inviato messaggi rassicuranti. «Febbraio sarà il mese risolutivo», ha detto ieri il vicepremier pentastellato in visita in Veneto, la regione guidata da Luca Zaia. Proprio il governatore leghista aveva avvertito che non si sarebbe prestato a sottoscrivere intese «annacquate». «Ho preso l’impegno con i veneti – ha detto Di Maio – e nei prossimi giorni abbiamo incontri importanti e risolutivi. Ma come ci siamo detti nel cronoprogramma, per febbraio deve essere pronto il documento con cui il presidente del Consiglio dovrà discutere con i presidenti di Regione». «Le parole del vicepremier Di Maio sono musica per le orecchie di noi veneti. È una questione di coerenza, e Di Maio dimostra di essere coerente confermando l’impegno per l’autonomia e smentendo certi soloni che tentano di contrastarla», ha commentato a stretto giro Zaia.