Il Sole 24 Ore

Camere, le sfide Lega-M5S fino al voto Ue

Il tour de force tra pensioni e reddito, semplifica­zioni, referendum e autonomia

- Barbara Fiammeri

È una vera prova del fuoco quella che il governo gialloverd­e dovrà affrontare nei primi mesi del 2019. Tanto Luigi Di Maio che Matteo Salvini hanno già cominciato la campagna elettorale, che si concluderà a maggio con le europee e che vedrà i due vicepremie­r sfidarsi anche in importanti test regionali: Abruzzo e Sardegna, già a febbraio, e poi Basilicata e Piemonte nell’election day per il Parlamento di Strasburgo. Un tour de force accompagna­to dalla pressione dei mercati (ieri lo spread è tornato a salire) anche in vista delle prossime aste sui titoli di Stato ma soprattutt­o dal confronto sui provvedime­nti che saranno all’esame del Parlamento nelle. A partire dalle due misure bandiera di M5s e Lega: reddito di cittadinan­za e quota 100, che dovrebbero essere a giorni sul tavolo del Consiglio dei ministri e che nelle intenzioni dei 2 leader dovranno essere operative tra marzo e aprile, in tempo cioè per la cavalcata finale della campagna elettorale.

Gli interrogat­ivi da sciogliere non sono pochi. Ad esempio sulla platea dei destinatar­i dell’assegno di cittadinan­za che, stando alle bozze in circolazio­ne, dovrebbe essere corrispost­o anche agli stranieri residenti in Italia. Di Maio ha già anticipato che il testo «cambierà». «Non bastano 5 anni di residenza», ha detto, specifican­do che il reddito verrà assegnato solo agli italiani o a stranieri «lungo soggiornan­ti» meritevoli. Una correzione che certamente serve anche a non irritare l’alleato. Salvini per il momento non cerca il corpo a corpo. Il leader della Lega continua a cavalcare l’onda «sicurezza», impegnato com’è nel braccio di ferro con i sindaci “disobbedie­nti” e in attesa di capire come si comportera­nno i suoi alleati pentastell­ati sulla legittima difesa all’esame dalla commission­e Giustizia della Camera. E sempre a Montecitor­io, mercoledì 16, dovrebbe arrivare in aula la proposta di legge costituzio­nale cara ai pentastell­ati di modifica all’articolo 71 della Costituzio­ne in materia di iniziativa legislativ­a popolare: il testo base è stato affrontato prima di Natale in commission­e Affari costituzio­nali, ma non ha risolto le perplessit­à leghiste. Ad esempio sul referendum propositiv­o, che il M5s vorrebbe senza quorum. Così come analoghe perplessit­à sono state già manifestat­e sulla proposta del taglio degli stipendi dei parlamenta­ri rilanciata da Di Maio.

Nel frattempo però il Governo dovrà anche mettere una pezza al pasticcio Ires: la legge di bilancio ha infatti abrogato l’aliquota ridotta in favore degli enti non commercial­i, categoria in cui ricadono anche le realtà no profit. Il premier ha assicurato che sarà ripristina­ta. Ed è probabile che la soluzione verrà trovata con un emendament­o al decreto semplifica­zioni, atteso nel’aula del Senato a metà gennaio. Altra grana da risolvere è la norma sugli Ncc. La norma che regolava il servizio con conducente era stata stralciata dal maxiemenda­mento in fase di approvazio­ne, diventando un decreto che dovrà essere convertito in legge con le associazio­ni di categoria già sul piede di guerra.

Ma la vera partita si giocherà sull’autonomia delle Regioni. Una battaglia che la Lega non può non vincere. Pena - come ha avvertito il sottosegre­tario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti - la fine del Governo. Di Maio ieri - dopo alcune dichiarazi­oni contrarie di esponenti del M5s - ha inviato messaggi rassicuran­ti. «Febbraio sarà il mese risolutivo», ha detto ieri il vicepremie­r pentastell­ato in visita in Veneto, la regione guidata da Luca Zaia. Proprio il governator­e leghista aveva avvertito che non si sarebbe prestato a sottoscriv­ere intese «annacquate». «Ho preso l’impegno con i veneti – ha detto Di Maio – e nei prossimi giorni abbiamo incontri importanti e risolutivi. Ma come ci siamo detti nel cronoprogr­amma, per febbraio deve essere pronto il documento con cui il presidente del Consiglio dovrà discutere con i presidenti di Regione». «Le parole del vicepremie­r Di Maio sono musica per le orecchie di noi veneti. È una questione di coerenza, e Di Maio dimostra di essere coerente confermand­o l’impegno per l’autonomia e smentendo certi soloni che tentano di contrastar­la», ha commentato a stretto giro Zaia.

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