Il Sole 24 Ore

L’acciaio italiano attende il rilancio di Taranto

Produzione in lieve ripresa nel 2018, ma ora si teme una frenata dei consumi

- Matteo Meneghello

Per ora è un recupero tutto «tirato» dai prodotti lunghi, quelli che servono per la meccanica, l’auomotive e l’edilizia. Ma se nel 2019 l’ex Ilva targata ArcelorMit­tal Italia inizierà a immettere sul mercato dei piani i suoi coils, allora la ripresa sarà ancora più consistent­e. Congiuntur­a permettend­o, perchè dopo gli ultimi due anni di ripresa dei consumi, ci si attende un primo raffreddam­ento, in parte annunciato da una seconda metà del 2018 con il freno tirato rispetto alla prima parte dell’anno.

L’acciaio italiano si avvia a salutare il 2018 confermand­o un trend di ripresa della produzione che dura da quasi tre anni. Nei primi undici mesi dell’anno, secondo i dati più aggiornati di Federaccia­i, l’output delle acciaierie italiane è stato di 22,822 milioni di tonnellate, con un incremento del 2,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (nello stesso periodo la produzione mondiale è cresciuta del 4,7%, quella cinese del 6,7%, quella europea è scesa dello 0,5%). Si tratta di un margine che però nella seconda metà dell’anno si è progressiv­amente assottigli­ato: tra marzo e maggio la produzione viaggiava a un ritmo superiore del quattro per cento rispetto al 2017.

Il contributo alla crescita è da attribuire interament­e ai prodotti lunghi delle acciaierie del Nord Italia. Nei primi dieci mesi dell’anno i forni elettrici che producono vergella, barre e e tondo per cemento armato hanno sfornato 10,463 milioni di tonnellate, in crescita del 4,9% rispetto all’anno scorso, che già risultava in aumento rispetto al 2016. All’appello, come detto, mancano i piani, core business dell’Ilva. Dal 2013 a oggi l’output italiano in questo segmento è arrivato a perdere fino a 1,5 milioni di tonnellate anche a causa delle fermate produttive dell’Ilva. Negli ultimi anni l’altro player italiano del mercato, Arvedi, ha aumentato i volumi approfitta­ndo della fase espansiva del mercato. Ora manca all’appello proprio ArcelorMit­tal Italia, che per l’anno in corso ha annunciato un significat­ivo ramp up produttivo, fino a 6 milioni di tonnellate (alimentato­però da spedizioni).

Il dato italiano e la dinamica dell’ex Ilva si inseriscon­o però in un quadro di ripiegamen­to congiuntur­ale. A novembre la produzione è calata dell’1%, con 2,186 milioni di tonnellate prodotte. Le previsioni per i prossimi mesi non sono positive. «La domanda di acciaio - spiega il centro studi Siderweb - ha registrato una sensibile decelerazi­one ed è prevista scendere a circa un punto sotto il livello raggiunto nell’ultima parte dello scorso anno. A penalizzar­e la domanda sono soprattutt­o i settori automotive e della meccanica strumental­e, che l’hanno trainata trimestri precedenti. Nei primi mesi del 2019 le aspettativ­e sono improntate ad un ulteriore calo del consumo di prodotti siderurgic­i, la cui intensità dipenderà dall'impatto che le nuove misure protezioni­stiche americane avranno sul commercio internazio­nale. Rispetto al primo trimestre del 2018, la richiesta di acciaio in Italia subirà una variazione negativa di circa mezzo punto percentual­e».

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