Pernigotti, Sperlari valuta le possibilità di intervento
Oggi incontro con i sindacati; tavolo martedì al Lavoro sulla Cassa
È a un bivio la vicenda industriale della Pernigotti. Da un lato il tavolo ministeriale, fissato l’8 gennaio, per sottoscrivere un accordo che garantisca 12 mesi di cassa integrazione al centinaio di addetti dello stabilimento di Novi Ligure, dall’altro il ruolo di almeno due realtà potenzialmente interessate a rilevare attività e marchio. In corsa ci sarebbe un fondo indiano, come anticipato dall’Agenzia Radiocor, che ha affidato l’incarico di trattare ad una società svizzera, e la cremonese Sperlari, altro marchio importante del Made in Italy dolciario in capo ai tedeschi di Katjes international, che attraverso il suo ceo Piergiorgio Burei ha confermato l’interesse ad acquisire la realtà piemontese, stabilimento, addetti e brand. Tanto che oggi è in programma un incontro dei vertici di Sperlari con i rappresentanti sindacali nella sede dell’Aidepi, a Milano.
Difficile dire se esista un canale di trattativa tra la proprietà di Pernigotti, il gruppo turco Toksoz, che smentisce ogni contatto e ribadisce di non voler vendere, e i potenziali acquirenti. Quello che è certo è che sulla vicenda resta altissima l’attenzione da parte del Governo tanto che domani mattina il vicepremier Luigi Di Maio sarà a Novi Ligure per incontrare i lavoratori, i sindacati locali e il sindaco della città. «Il problema non è soltanto quello di individuare gli ammortizzatori sociali per i lavoratori ma di definire una soluzione industriale per Pernigotti» sottolinea il primo cittadino Rocchino Muliere,
che invoca una proposta concreta. «Ho raccolto manifestazioni di interessa da parte di molte aziende non soltanto locali interessate a intercettare una quota dei volumi Pernigotti, al più presto contatterò l’advisor – aggiunge – anche se il tema dell’esternalizzazione delle lavorazione pone un problema di qualità». La vicenda della Pernigotti, aggiunge il sindaco, «potrebbe rilanciare l’idea di costituire a Novi la realtà del distretto dolciario, in questa manierà la produzione locale uscirebbe rafforzata da questa vicenda».
Dal punto di vista industriale la questione è aperta e l’esito è tutt’altro che scontato perché la proprietà ha sempre negato di voler cedere il marchio. La strada indicata sin dal mese di novembre è quella della esternalizzazione delle lavorazioni di cioccolato presso altre aziende italiane, a tutela della qualità del prodotto. Il marchio, dunque, rappresenta uno dei nodi principali della questione, come sottolinea Marco Malpassi della Flai Cgil di Alessandria: «L’azienda non ha cambiato la sua posizione rispetto all’inizio, quando ha aperto la procedura e ha annunciato di voler chiudere lo stabilimento, nel frattempo ha nominato un advisor e ha promesso un piano di reindustrializzazione, verso il quale abbiamo molti dubbi». Sin dall’inizio la posizione dei sindacati però è stata chiara: meglio cedere a un soggetto industriale che provi a rilanciare Pernigotti piuttosto che esternalizzare le produzioni. «Mi auguro che il ministro Luigi Di Maio possa annunciare delle novità nella vicenda – rilancia Pietro Pellegrini, segretario nazionale della Uila – e che la trattativa per la Pernigotti passi dal ministero del Lavoro al Mise visto che ci sono soggetti industriali interessati ad acquisire il polo piemontese».