L’anno nero dei colossi televisivi
La concorrenza digitale mette sotto pressione i big della tv in chiaro
Per i broadcaster europei il 2018 è stato un anno senz’altro difficile. E l’andamento dei titoli in Borsa rispecchia appieno queste difficoltà.
La concorrenza dei colossi del digitale fa paura, con una tv tradizionale che deve combattere per trattenere gli spettatori in quest’era di “binge watching tv” in cui il web e l’on demand stanno spingendo verso nuove modalità di consumo lontane dal “lineare”. Basti pensare che in Uk, che per sua natura è mercato molto particolare e sicuramente il più avanzato nel panorama europeo, l’Autorità Ofcom ha sancito il sorpasso degli abbonamenti a Netflix, Amazon e Now TV (15,4 milioni) rispetto ai tradizionali servizi di “pay TV” come quelli offerti da Sky, Virgin Media , BT e TalkTalk (15,1 milioni). Non che sia tutto rose e fiori dalle parti dei “nuovi ricchi”. Per quanto riguarda Netflix, ad esempio, quei “total liabilities” (il totale delle passività) e i costi di miliardi di dollari per la produzione dei contenuti sono spesso al centro delle preoccupazioni degli analisti. Che però ci sia un cambiamento che sta spostando spettatori e modalità di consumo a scapito della tv tradizionale è un fatto. Su tutto poi c’è la ciliegina sulla torta del ciclo negativo, sia sul versante politico sia su quello economico.
I titoli delle tv europee hanno quindi pagato dazio. Per quanto riguarda Mediaset, il gruppo ha chiuso il 2018 con una flessione inferiore rispetto ai competitor (si veda grafico in alto) con un rally nella parte finale d’anno che ha fatto guadagnare al titolo il 5% nell’ultima settimana del 2018. Sul titolo del Biscione hanno comunque impattato anche alcuni report internazionali, come quello di Jp Morgan, che hanno giudicato il valore troppo alto rispetto alla flessione subita da quasi tutti i principali operatori tv europei.
Il peggiore in senso relativo è stato l’andamento del titolo Atresmedia (-50,8%). Per la realtà del Gruppo De Agostini (secondo operatore tv spagnolo con Antena3 e LaSexta) i conti dei nove mesi del 2018 hanno dato come responso una riduzione dell’utile netto nei primi 9 mesi del 17% a causa della frenata del mercato pubblicitario. L’annno in Borsa è stato tutt’altro che da ricordare anche per la tedesca Prosiebensat, secondo gruppo radiotelevisivo europeo (-46,1%) con capitalizzazione scesa a 3,5 miliardi e tonfo superiore al 14% a novembre in scia alla revisione al ribasso della guidance sui ricavi dell’intero 2018. A ogni modo, il mercato pubblicitario televisivo in Europa è calato. E guardando all’interno della “filiera”, a ottobre Wpp, colosso britannico della pubblicità, lanciando un allarme sulle vendite, il secondo del 2018, ha finito per bruciare 3 miliardi in un giorno.