Il Sole 24 Ore

IL BUSINESS DEI TITOLI CHE DIVENTANO LIBERI

- Di Stefano Salis

Lo hanno chiamato «Public Domain Day» e il motivo è presto detto. Ogni anno, a far data dal 1° gennaio, i diritti di molte opere perdono lo status di protezione – e, va ribadito, che, per quanto lo si possa aggiornare e rivedere, il diritto d’autore è il caposaldo della nostra cultura – entrando nella sfera del pubblico dominio. Cosa significa? Che, per esempio, un editore qualunque può pubblicare un libro in lingua originale che, fino a quel momento, era di esclusiva competenza dei detentori del diritto. La normativa in materia è diversific­ata: in Europa, generalmen­te, le opere sono tutelate fino allo scadere del 70° anniversar­io della morte dell’autore. Così, sono a disposizio­ne di tutti, oggi, gli scritti di autori defunti nel 1948 (per dire, è il caso di George Bernanos o di Antonin Artaud). In Cina e Canada il copyright “dura” 50 anni. Ma è negli Stati Uniti che questo 2019 segna una data particolar­e.

Infatti, da qualche giorno sono“libere”le opere pubblicate( negli Usasi conta dalla data di uscita, non dalla morte dell’autore, anche se nei prossimi anni ci si adeguerà probabilme­nte al metodo europeo) tra il 1923 e il 1977, perché è scaduta l’ulteriore estensione che fu approvata nel 1998 – all’epoca per la forte pressione della Disney–del cosiddetto« MickeyMou se Protection Act », che garantiva un ventennio in più di tutela, da 75 a 95 anni.

L’entrata di un’opera nel pubblico dominio è una grande opportunit­à di business, per gli editori, ma anche per gli autori. Le opere possono essere riedite,messe online, riprodotte e utilizzate liberament­e senza limitazion­e; sene possono fare riadattame­nti ma anche “stravolgim­enti”, spin off o incredibil­i “mischioni” come inserire nelle trame – è capitato – gli zombi in un classicone come Orgoglio e pregiudizi­o che, tra l’altro, divenne un bestseller nel 2012. A parte queste curiosità estemporan­ee, i classici di lungo corso sono quelli sui quali si concentran­o gli editori.

Perché i classici hanno superato brillantem­ente la prova del tempo e sfidano senza paure il mercato anche dopo decenni. Per esempio: nel 1923, in America, vedeva la luce un piccolo libro di versi, allora edito da Alfred Knopf, di un ignoto poeta libanese-americano, Kahlil Gibran: Il profeta. Libro stampato in 1.500 copie e capace di venderne 9 milioni. Si capisce che altri editori, ora, siano desiderosi di rifarlo e proporlo in tutti i canali di vendita. E nei prossimi anni, poiché i «ruggenti anni 20» furono pieni di capolavori, libri, film e musiche

NEGLI USA SCADE L’ESTENSIONE VARATA NEL 1998. TRA I BESTELLER C’È «IL PROFETA» DI KAHLIL GIBRAN

memorabili, saranno per tutti: non poche opere di Francis Scott-Fitzgerald, William Faulkner, Ernest Hemingway. e così via. Secondo le stime furono oltre 130 mila le opere immesse nel mercato americano nel 1923; naturalmen­te saranno molte meno quelle che verranno ripubblica­te. In più, per paradosso, come riporta il «New York Times», secondo uno studio di Paul J. Heald, un’estensione così lunga del copyright (appunto fino a 95 anni) finisce per “penalizzar­e” le opere. Secondo Heald, una campionatu­ra su amazon.com, fatta qualche anno fa, metteva in evidenza che c’erano in vendita più opere del decennio 1880 che non del 1980: in pratica la tutela esagerata impedisce che molti titoli – non i bestseller – trovino una seconda vita.

Per quanto riguarda i titoli di sicura vendibilit­à, invece, le strategie son presto dette. Da una parte i nuovi editori “affilano” le armi e predispong­ono nuove edizioni, gli storici, invece, prevengono il tempo della scadenza, giusto 1-2 anni prima. Capita al Grande Gatsby (1925), caposaldo della letteratur­a americana e mondiale (rifatto in film nel 2013 con Leonardo di Capri o, a testimonia­nza della sua lunga vitalità). sarà di pubblico dominio dal 2021. Per ripararsi dal profluvio di nuove edi- zioni che scatterann­o da quell’anno, lo storico editore Scribner farà uscire ad aprile (2019) una nuova edizione – quella definitiva, secondo gli esperti della casa editrice–che dovrebbe limitare i danni dalle perdi tedi futuri introiti: stiamo parlando di un libro che ancora vende, senza praticamen­te far nulla, ogni anno quasi mezzo milione di copie e si stima ne abbia venduto oltre 50 milioni: in pratica lo hanno avuto in mano tutti gli americani interessat­i ai libri.

È lo stesso motivo per il quale laPengu in americana ha una lista, fin dal 1998, di papabili classici da pubblicare a gennaio 2019: e infatti una prima tiratura di 20mila copie (di questi tempi non sono poche) del Profeta è appena uscita. Infine: il copyright degli Stati Uniti su Steamboat Willie, il primo film d’animazione con Topolino, all’origine dell’estensione della tutela appena scaduta, sarà in vigore fino al 2023. Anche se qualcuno sostiene che sia da tempo di pubblico dominio. Come mai? A quanto pare un errore nella formulazio­ne originale del... copyright. Tra pochi anni anche questa controvers­ia – la Disney minacciò azioni legali a chi sosteneva il contrario – sarà appianata. Dal tempo, che scorre inesorabil­e per tutti, compresi i topi entrati nel mito.

 ??  ?? Bestseller­Il romanzo di Francis ScottFitzg­erald, «Il grande Gatsby» uscì nel 1925. Diventerà di pubblico dominio nel 2021. Gli editori si stanno organizzan­do per stamparlo in nuove versioni, mentre l’editore storico, Scribners, farà uscire un’edizione “definitiva” ad aprile di quest’anno
Bestseller­Il romanzo di Francis ScottFitzg­erald, «Il grande Gatsby» uscì nel 1925. Diventerà di pubblico dominio nel 2021. Gli editori si stanno organizzan­do per stamparlo in nuove versioni, mentre l’editore storico, Scribners, farà uscire un’edizione “definitiva” ad aprile di quest’anno

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