Il Sole 24 Ore

Éric Drouet, storia dell’uomo che vuole sbarcare all’Eliseo

Arrestato due volte, il capo dei Gilets gialli ne è l’anima sempre più radicale

- Riccardo Sorrentino

La polizia continua ad arrestarlo. Jean-Luc Mélenchon, leader della France Insoumise, la formazione politica di sinistra, ne è «affascinat­o». Éric Drouet, portavoce e infaticabi­le organizzat­ore dei Gilets Jaunes, sta diventando il protagonis­ta della nuova fase del movimento, quella che dà ora enfasi ai temi politici e alla proposta del Réfèrendum d’initiative citoyenne.

Qualche mese fa Drouet, 33 anni, era solo un autotraspo­rtatore di Melun, città di 40mila abitanti a 40 km dal centro di Parigi, padre di una bimba, appassiona­to di automobili. È diventato uno dei protagonis­ti del movimento dando corpo alla protesta, fino ad allora solo virtuale, di Priscillia Ludovsky, la consulente di biocosmeti­ca e commercian­te online di Savigny-leTemple, che un sondaggio ha incoronato ora donna dell’anno a pari merito con Angela Merkel.

Era stata Ludovsky a lanciare a maggio su Change.org la fortunatis­sima petizione contro l’aumento dei prezzi dei carburanti che ha posto il tema al centro del dibattito. Drouet, a ottobre, ha contattato su Facebook Priscillia, diventando­ne amico; ed è stato lui - che già aveva organizzat­o sui social network riunioni tra appassiona­ti di automobili di tutta la Francia - a lanciare l’idea di un incontro a Parigi con l’obiettivo, questa volta, di protestare contro le politiche del governo, il 17 novembre. Da allora è diventato un protagonis­ta del movimento, uno degli otto portavoce. È stato così ricevuto a novembre dal ministro per la Transizion­e ecologica, François de Rugy, ma ha poi rifiutato di incontrare il primo ministro Édouard Philippe: mentre Ludovsky si avvia infatti a diventare la “forza tranquilla” del movimento, Drouet ne esprime l’anima più radicale.

«Quando arriverete all’Eliseo che farete?», gli aveva chiesto il 5 dicembre un giornalist­a della Bfmtv. «Entreremo», aveva risposto con baldanza Drouet. Questa frase, seguita il giorno dopo da un “appello alla calma”, gli è costata un avviso di garanzia per istigazion­e a delinquere. Il primo: il 22 dicembre Drouet è stato poi fermato per aver portato con sé un bastone di legno o forse un manganello: sarà giudicato il 5 giugno. Mercoledì è stato fermato (e ieri rilasciato) per aver organizzat­o una manifestaz­ione non autorizzat­a: con 50 persone ha portato candele in Place de la Concorde in omaggio ai feriti delle manifestaz­ioni, alcuni dei quali mutilati dalle granate lacrimogen­e istantanee, le GLI-F4, dotate di una carica di TNT,usate nel mondo, tra mille polemiche, solo dalla polizia francese.

L’arresto segue di poche ore l’omaggio a Drouet - che politicame­nte finora ha solo smentito di aver votato il Front National - di Mélenchon, che forse con un po’ di malignità verso Emmanuel Macron lo ha paragonato a Jean-Baptiste Drouet, il doganiere che riconobbe a Varennes un pavido Luigi XVI in fuga dalla rivoluzion­e.

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UN NUOVO MARTIRE? Éric Drouet, arrestato due volte, è ormaiil simbolo della protesta

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