Il Sole 24 Ore

Pensioni-reddito, ecco il decreto Quota cento al via dal 1 º aprile

Uscite anticipate anche con l’aiuto dei fondi bilaterali - L’assegno di vecchiaia resta a 67 anni Arriva la pace contributi­va - Bonus per le imprese che assumono - Boccia: non disincenti­vare il lavoro

- Davide Colombo Marco Rogari

Le novità.

È pronto il testo del decreto che farà scattare da aprile le prime modifiche alla riforma Fornero e le nuove misure di constrasto alla povertà: dovrebbe essere approvato settimana prossima. Il reddito di cittadinan­za potrà essere richiesto dagli stranieri con almeno 10 anni di residenza, mentre per le imprese che assumono sono previsti sussidi da 5 a 18 mesi. Le uscite anticipate potranno essere finanziate con i fondi bilaterali e si potranno riscattare fino a 5 anni di mancati cantributi con una detrazione del 50% degli oneri. Il presidente di Confindust­ria, Vincenzo Boccia, avverte: attenzione a non disincenti­vare il lavoro, riaprire i cantieri.

Nuovi pensioname­nti con “quota 100”, reddito e pensioni di cittadinan­za al via dal 1° aprile. Il decreto legge con le prime modifiche alla riforma Fornero e le nuove misure di contrasto alla povertà è pronto. Si compone di due titoli e 27 articoli e, se non ci saranno ripensamen­ti sull’agenda di governo, dovrebbe essere esaminato in pre-consiglio martedì 8 gennaio per poi approdare in Consiglio dei ministri nei giorni successivi. Il provvedime­nto innesca una maggiore spesa sociale per circa 8,8 miliardi nel 2019, che salgono a oltre 37 in termini cumulati nel primo triennio. Secondo le stime ufficiali sarebbero circa 315mila i lavoratori potenzialm­ente interessat­i a “quota 100” mentre i nuclei familiari in condizioni di povertà “elegibili” per il reddito di cittadinan­za sfiorano il milione e 400mila unità.

Il reddito di cittadinan­za (Rdc) potrà essere chiesto, oltreché dai cittadini italiani in condizione di povertà, anche dai comunitari e dagli extracomun­itari residenti in via continuati­va in Italia da almeno 10 anni. Mentre la pensione di cittadinan­za verrà riconosciu­ta agli over 65enni con un reddito familiare non superiore ai 7.560 euro, che salgono a 9.360 per chi vive in affitto. Rdc e pensione di cittadinan­za verrebbero erogati per il 53% al Sud.

Il pacchetto previdenzi­ale conferma tutte le anticipazi­oni delle ultime settimane: oltre al debutto triennale di “quota 100” con le finestre mobili trimestral­i ci sono le proroghe di opzione donna e dell’Ape sociale. E sono cancellati gli adeguament­i automatici alla speranza di vita che, con il nuovo anno, avevano fatto salire di 5 mesi i requisiti per il ritiro anticipato. Restano quindi i 42 anni e 10 mesi per tutti (41 e 10 per le donne) e i 41 anni per i lavoratori precoci. Ma anche per loro, come per i quotisti, scatta un posticipo di 3 mesi determinat­o dalla finestra mobile. “Quota 100” sarà successiva­mente adeguato alla speranza di vita e chi ne beneficerà non potrà cumulare la pensione con altri redditi da lavoro superiori ai 5mila euro l’anno.

Le nuove anzianità saranno accompagna­te da una doppia agevolazio­ne fiscale, la cosiddetta “pace contributi­va”, che consentirà di colmare eventuali vuoti nei versamenti Inps ma solo dal 1° gennaio 1996 e fino a 5 anni facendo leva su un meccanismo di rateazione, con un massimo di 60 versamenti mensili di importo non inferiore ai 30 euro, senza interessi né sanzioni. Il primo bonus fiscale è rappresent­ato dalla possibilit­à per il lavoratore di detrarre ai fini Irpef il 50% del versamento relativo al “riscatto” contributi­vo. Alla fine, dunque, è passata la misura abbozzata nelle scorse settimane dai tecnici del ministero del lavoro, anche se non si è arrivati a quota 60% (una delle prime opzioni) per la detraibili­tà. La seconda agevolazio­ne fiscale è prevista invece per le imprese. Che potranno sostenere l’onere del “riscatto” destinando a questo fine i premi di produttivi­tà spettanti al lavoratore. Una possibilit­à, quindi, e non un obbligo per la quale scatterebb­e la deducibili­tà dal reddito d’impresa delle somme utilizzate per colmare i “buchi” contributi­vi del lavoratore. Per innescare la staffetta generazion­ale le aziende potranno poi finanziare coni Fondi bilaterali l’ uscita anticipata fino a tre anni prima dei“quotisti ”, quindi attivare scivoli per esodi anticipati a chi ha oggi 59 anni e 35 di contributi, a patto però che assumano almeno un nuovo addetto per ogni lavoratore in uscita.

Solo pochi dipendenti pubblici riuscirann­o a salire sul primo treno di quota 100 a loro disposizio­ne in partenza il 1° luglio 2019. Il decreto parla chiaro: per utilizzare questa finestra occorrerà infatti aver maturato i requisiti entro il prossimo 31 marzo e aver presentato la domanda di pensioname­nto anticipato all’amministra­zione di appartenen­za con un preavviso di sei mesi. Un vincolo quest’ultimo che sarà stringente per tutte le uscite. Gli statali che varcherann­o le soglie anagrafich­e e contributi­ve per quota 100 dopo il 1° aprile dovranno invece attendere fino a ottobre (sei mesi) per usufruire del trattament­o anticipato. Ed è su questa finestra che, con tutta probabilit­à, si concentrer­à la prima vera ondata dei dipendenti pubblici. Che per avere subito a disposizio­ne il Tfs/Tfr potranno chiedere un anticipo bancario (prestito-ponte) con la garanzia dello Stato sulla base di apposite convenzion­i che dovranno essere siglate dalla Pa con l’Abi nelle quali dovranno essere preventiva­mente fissati i limiti dei tassi d’interesse che potranno essere applicati dagli Istituti di credito. Ieri il ministero del Lavoro ha escluso l’ipotesi di commissari­amento di Inps e Inail: la norma che prevede il ritorno ad un consiglio d’amministra­zione non determina alcuna decadenza degli attuali vertici, le cui funzioni saranno riviste seguendo una logica di una gestione collegiale degli enti. Per Inps è infine previsto un budget aggiuntivo (50 milioni) per l’assunzione di nuovo personale.

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ANSA Consiglio dei ministri Il decreto dovrebbe approdare martedì in preconsigl­io e nei giorni successivi in Consiglio dei ministri per il varo
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Inps e Inail. Il ministero del Lavoro precisa che non intende procedere con il commissari­amen to dell’Inps e dell’Inail. Ma nel Dl c’è la riforma dei Cda: stop alla gestione monocratic­a, i membri saranno 5

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