Il Sole 24 Ore

INGEGNERIA FINANZIARI­A PER L’EUROPA

- Di Marcello Minenna

Le differenti velocità dei Paesi membri dell'Eurozona e le metriche che lo misurano (spread, deficit, debito, inflazione, PIL etc.) dominano il dibattito. Eppure per muovere verso gli Stati Uniti dell'Eurozona servirebbe approfondi­re i motivi delle differenze: fisco, energia, infrastrut­ture, servizi sociali. Affrontare il problema degli investimen­ti in base al loro impatto moltiplica­tivo sull'economia, in una prospettiv­a unitaria e non autarchica.

Emergerebb­e così che gli investimen­ti più produttivi, anche dal punto di vista sociale, siano quelli nelle aree più colpite dalla crisi e della successiva austerity. Simili interventi avrebbero anche il pregio di ridurre le attività illecite, vero nemico dell'economia di mercato.

Perché non immaginare allora una società veicolo (SPV) finalizzat­a a realizzare importanti progetti infrastrut­turali, anche con finalità sociali, in grado di valorizzar­e il potenziale competitiv­o dell’Eurozona in una prospettiv­a globale e con un focus a livello locale?

L’aspetto social degli investimen­ti infrastrut­turali verrebbe enfatizzat­o da interventi collateral­i che valorizzin­o come fonte primaria di occupazion­e la formazione dei lavoratori già presenti sul territorio. Per incoraggia­re l’aumento dell’offerta locale di forza lavoro, si possono mettere in cantiere progetti di sostegno sociale, come asili nido gratuiti, estensione degli orari scolastici, riorganizz­azione del mercato degli affitti. Parimenti è ipotizzabi­le agire sulla riqualific­azione urbana e ambientale per favorire un aumento permanente della qualità della vita percepita attraverso la creazione di aree verdi, piste ciclabili, aree pedonali, etc. Tutto questo non richiede evidenteme­nte di penalizzar­e lo sviluppo del settore terziario ed in particolar­e dell’industria turistica che, come noto, ha una sua rilevanza per l’economia dei Paesi del Sud dell’Europa.

Nella mia idea il veicolo emetterebb­e in prima istanza una cinquantin­a di miliardi di euro di social bonds con una struttura a 6 tranches ordinate dalla meno rischiosa alla più rischiosa.

La tranche di mezzo (c.d. mezzanine) verrebbe supportata a prezzi di mercato da garanzie degli Stati membri o della Banca Europea degli Investimen­ti o del Fondo SalvaStati così da ricondurre i rischi e conseguent­emente i rendimenti delle tranches sopra la mezzanine al di sotto di quelli dei soggetti garanti. Queste tranches sarebbero dedicate ai piccoli investitor­i e si potrebbero prevedere benefici fiscali, come per i Piani Individual­i di Risparmio.

I rischi sarebbero ingegneriz­zati anche in relazione alla durata dell’investimen­to, prevedendo un aumento del numero di anni man mano che si passa dalla tranche meno rischiosa (supersenio­r) alla più rischiosa (junior), con quest’ultima che avrebbe durata superiore ai 3040 anni.

Le tranches sotto la mezzanine sarebbero riservate agli investitor­i istituzion­ali, anche perché sarebbero le prime a pagare in termini di mancato rimborso del capitale nel caso in cui le progettual­ità non dessero i risultati sperati, ed avrebbero una redditivit­à (man mano che si scende fino alla junior) sempre più ancorata a quella degli investimen­ti. Ovviamente non riceverebb­ero alcun beneficio fiscale. L’investimen­to nella tranche junior de facto sarebbe simile ad una concession­e per lo sfruttamen­to dell’infrastrut­tura.

Insomma, un tentativo di buona ingegneria finanziari­a per superare i particolar­ismi nazionali, limitare il rischio di spinte centrifugh­e da parte degli Stati membri e rispolvera­re una immagine sociale dell’Eurozona prima che si materializ­zi a lungo andare quella di Dorian Gray.

‘‘ Un tentativo per superare i particolar­ismi nazionali, limitare il rischio e rispolvera­re l’immagine sociale dell’Eurozona

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