Ape sociale confermata nel 2019 Resta «Rita» in attesa della vecchiaia
Sperimentazione prorogata: confermate le categorie di lavoratori agevolate
Il decreto legge ospita anche la proroga della sperimentazione di uno strumento introdotto con l’ultima legge di Bilancio dell’esecutivo Renzi. Si tratta dell’Ape sociale, anticipo pensionistico a carico della fiscalità generale accessibile a quattro categorie di lavoratori in stato di bisogno.
Il Governo proroga così la sperimentazione di questo speciale accompagnamento alla pensione di altri dodici mesi (dunque fino al 31 dicembre di quest’anno), omologando la sua scadenza a quella dell’Ape volontario (già prorogata dalla legge di Bilancio 2018); i beneficiari dell’Ape sociale devono avere almeno 63 anni di età, avere cessato il proprio rapporto di lavoro dipendente e rientrare alternativamente in uno dei quattro status codificati dalla legge 232/2016 e dal Dpcm 88/2017: si tratta di disoccupati che abbiano esaurito la Naspi e trascorso un ulteriore trimestre di inoccupazione, inclusi anche i titolari di contratti a termine che abbiano lavorato almeno 18 mesi negli ultimi 3 an- ni; le altre tre categorie consistono nei care-givers (parenti o affini entro il secondo grado che convivano da almeno 6 mesi con un disabile in condizione di gravità), in lavoratori disabili con invalidità civile pari o superiore al 74% o, ancora, nei lavoratori addetti per almeno sei anni negli ultimi sette (o sette negli ultimi dieci) a una o più delle quindici lavorazioni gravose censite da ultimo dal Dm Lavoro del 5 febbraio 2018.
Nulla viene specificato in riferimento alla documentazione da produrre, rimandando implicitamente alla prassi Inps che negli ultimi due anni ha provato a semplificare un iter documentale spesso complesso, come nel caso dei lavoratori usurati. L’anzianità contributiva richiesta è di 30 anni di contribuzione per le prime tre categorie e di 36 anni per i soli lavoratori addetti a mansioni gravose.
Viene riproposto il cosiddetto
SOSTEGNO SPECIALE Riproposto l’anticipo pensionistico dedicato alle donne: sconto di un anno di contribuzione per le madri lavoratrici per ogni figlio
«Ape sociale donna» introdotto dalla legge di Bilancio 2018, che consiste in uno sconto di un anno di contribuzione per le lavoratrici madri per ogni figlio, fino a un massimo di due anni di riduzione del requisito contributivo. Viene confermato il meccanismo di monitoraggio affidato a Inps, che prevedeva almeno due termini di presentazione delle domande (originariamente fissate per fine marzo e fine novembre nelle precedenti edizioni), con diritto di prelazione accordato al primo turno di richiesta annuale. L’Ape sociale, a differenza di quello volontario, non ha durata massima e accompagna fino alla decorrenza della pensione di vecchiaia, che rimane soggetta agli ordinari adeguamenti a speranza di vita (5 mesi fino al 2020).
Una grande assente in questa riforma rimane invece la previdenza complementare: la Rita rimane efficace come traghetto verso la pensione di vecchiaia e viene alimentata dai contributi accantonati dagli assicurati, anche se per molti dei suoi richiedenti, specie all’interno della categoria dirigenziale, questa viene opzionata quasi esclusivamente per il regime di fiscale di favore (aliquota sostitutiva dell’Irpef dal 15 al 9% a seconda della anzianità di iscrizione a forme di previdenza complementare).