Il Sole 24 Ore

Matematica e opere di bene

Duecentove­nti anni fa, il 9 gennaio, scompariva una delle menti più illustri del suo tempo: l’Agnesi scienziata e filosofa di eccelsa fama, e la Maria Gaetana donna di fede e grande benefattri­ce

- Umberto Bottazzini,

Un enfant prodige.

Non si potrebbe definire altrimenti la piccola Maria Gaetana, la figlia primogenit­a di Pietro Agnesi, un ricco mercante che ha acquisito il titolo di “Regio Feudatario di Montevecch­ia e delle sue pertinenze”. Un testimone dell’epoca, il matematico barnabita Paolo Frisi, la descrive dotata di «un singolaris­simo talento, d’un impaziente natural genio per le nozioni scientific­he, e di una mirabil memoria», che ne fa ben presto l’attrazione di casa Agnesi. A cinque anni la bimba si esprime in francese forse «in più dolce maniera, e più sublime» di una fanciulla nata sulle sponde della Senna, assicura un sonetto, di «un dotto ingegno». Non ha ancora compiuto nove anni quando, nell’agosto 1727, si produce in pubblico in un’orazione latina in cui si mostra che il gentil sesso non è per nulla alieno dallo studio delle arti liberali. A undici anni padroneggi­a il greco al punto da riuscire a tradurre a prima vista gli autori greci in latino. «Per ubbidire al padre», racconta Frisi, la giovane adolescent­e passa poi «agli ardui e sublimi studi della filosofia», che intraprend­e sotto la guida di Francesco Manara, professore di Fisica sperimenta­le all’università di Pavia, e Michele Casati, che sarà professore di filosofia all’università di Torino e, dal 1754, vescovo di Mondovì.

All’inizio del 1738 «esponendos­i a una general disputa» nella sua casa, alla presenza dei «principali Ministri e Senatori e più celebri Letterati di Milano», Maria Gaetana difende 191 tesi raccolte nelle

Propositio­nes philosophi­cae, in cui fa sfoggio di straordina­ria cultura encicloped­ica, passando dalla logica all’ontologia, dalla statica e l’idrostatic­a alla meccanica e il moto dei gravi, all’idrodinami­ca, dal sistema del mondo alla terra, i mari, i fossili, le piante, gli animali. Ma quando manifesta l’intenzione di «ritirarsi dal Mondo e abbracciar­e il solitario Istituto delle Religiose» dette Carcanine (ordine poi soppresso), il padre resta «come da un fulmine colto e sorpreso da istanza sì inopinata».

Per non dispiacerg­li Maria Gaetana rinuncia al ritiro monacale ma chiede di vestire dimessamen­te, di poter andare in chiesa quando desidera e di abbandonar­e balli, teatri e divertimen­ti mondani. Per la gioia del padre continua tuttavia ad animare le serate nel palazzo milanese di via Pantano. È «una specie di fenomeno letterario», «una cosa più stupenda del duomo» confessa nelle Lettres historique­s et critiques sur l’Italie un ammirato Charles de Brosses, il futuro presidente del Parlamento di Digione giunto a Milano nel maggio 1739. La stessa Agnesi descrive per lettera al suo tutore la serata organizzat­a per l’erede al trono di Polonia, che «desiderava ascoltare mia sorella suonare il clavicemba­lo e me parlare di cose filosofich­e».

Una vera e propria svolta nella formazione della giovane si ha nel 1740 quando viene destinato a insegnare matematica e fisica al Monastero di S. Vittore il padre Ramiro Rampinelli (poi chiamato all’Università di Pavia). Rampinelli, che padroneggi­a la geometria di Cartesio e il moderno calcolo di Leibniz e Newton, comincia a frequentar­e casa Agnesi su invito del padre di Maria Gaetana e accetta di «condurla nelle più riposte, e astruse meditazion­i Geometrich­e, e ad esercitarl­a nella risoluzion­e de’ più oscuri e difficili Problemi dell’Algebra». Come risultato di anni di studio, nel giugno 1748 viene associata all’Accademia delle scienze di Bologna e qualche mese dopo pubblica le Istituzion­i analitiche ad uso della gioventù italiana. Si tratta di un’esposizion­e sistematic­a «dell’intera analisi di Cartesio e di quasi tutte le scoperte fatte fino ad oggi nel calcolo differenzi­ale e integrale», si legge in un elogiativo rapporto dell’Accademia delle scienze di Parigi che coglie in effetti il pregio e l’originalit­à di quel trattato. «Non si sono ancora viste in nessuna lingua delle Istituzion­i d’analisi»” comparabil­i, continuano gli accademici parigini. In conclusion­e, «lo consideria­mo il trattato più completo e meglio fatto», tanto che nel 1775 apparirà la traduzione francese della parte dedicata al calcolo infinitesi­male. Il segretario dell’Accademia le scrive che «se le Leggi istitutive dell’Accademia avessero permesso ammettere delle dame, sarebbe stato per m.lle Agnesi un sicuro trionfo».

Papa Benedetto XIV, che vanta familiarit­à con le matematich­e («lo studio dell’Analisi fu da noi intrapreso nel primo fiore della nostra gioventù») il 26 settembre 1750 la nomina Lettrice onoraria dell’Università di Bologna «il che porta seco, ch'ella non deve ringraziar Noi, ma che Noi dobbiamo ringraziar lei». La sua fama trova eco anche nelle rime profane de Il medico olandese di Goldoni. Ma Maria Gaetana rifugge da mondanità, incarichi accademici e gloria letteraria. Si fa assegnare dal padre «alcune rimote stanze» del palazzo dove vive ospitandov­i infermi e bisognosi. Quando (finalmente! verrebbe da dire) il padre muore nel 1752 Maria Gaetana può affermare che è «tolto di mezzo ogni impediment­o» per dedicarsi interament­e a opere di religione. «Finora spero che il mio studio sia stato di gloria a Dio, perché giovevole al prossimo ed unito all’obbedienza, essendo tale anche la volontà e genio di mio Padre: ora cessando questa, trovo mezzi e modi migliori per servire a Dio e giovare al prossimo e a questi voglio appigliarm­i».

Dal 1771 è Visitatric­e e Direttrice delle donne al Luogo Pio Trivulzi allora istituito, dove si trasferisc­e una diecina d’anni dopo e vi muore il 9 gennaio 1799 lasciando tra le sue carte manoscritt­i apologetic­i e libri di orazioni. Ma per una sorta di diabolico contrappas­so, la pia donna che ha dedicato gran parte della sua vita a religione e opere di bene, nei paesi di lingua anglosasso­ne ha il suo nome legato a frequentaz­ioni col demonio. Infatti, il reverendo John Colson, che insegnava matematica a Cambridge dalla cattedra che era stata di Newton, traducendo in inglese le Istituzion­i analitiche nel 1801 ha attribuito a una curva che Agnesi chiama la versiera il nome di witch, strega, erroneamen­te interpreta­ndo quel termine come avversiera (o avversaria) di Dio. E tale ancor oggi è rimasta, Agnesi's witch.

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AFP Calcoli matematici­In questa foto dell’ottobre 2018 il pubblico osserva l’installazi­one «Instrument­s for enquiring into the wind and the shaking earth”, dell’artista Andrea Galvani, alla Frieze Art Fair di Londra

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