Il Sole 24 Ore

Musiche nelle sinagoghe veneziane

- —Giulio Busi

Qualche volta ha il soffio pesante, lento. In altri momenti è forte, felice. Il respiro di Venezia è ritmato dalle maree. Le acque s’inoltrano per i canali, riprendono, se ne vanno, tornano. Forse è per questo, per il suo pulsare vitale e inarrestab­ile, che la laguna ha nel tempo tanto mescolato, dilavato, ricomposto. Uomini con storie diverse e inconcilia­bili sono finiti assieme, confusi, fusi come acque che nessuno potrebbe più districare. Si sono sciolte anche le loro voci, i canti, i suoni. A qualcuno, tutto questo sciabordio di culture non piace. Non piace adesso, e non era gradito nemmeno secoli fa. «Essendo cossa vergognosa et de pessimo exemplo che essi zudei hano fatto per tuta la terra sinagoge dove se reducono christiani et christiane et cantano li sui officii alta voce cum universal exclamatio­ne». La «cosa vergognosa», da punire rinchiuden­do gli ebrei in un’area segregata, è dunque aver intonato canti a cui assistono (o addirittur­a partecipan­o?) cristiani e cristiane. Il Senato della Repubblica di Venezia è irritato dalla familiarit­à troppo stretta tra ebrei e cristiani per calli e campielli. Non solo discutono, commercian­o, si divertono, violando i confini di fede. Cantano, magari in una sinagoga, e questo pare intollerab­ile. È il 1516, e nasce così, anche per motivi di repression­e musicale, il ghetto veneziano. Ma Venezia ha i suoi tempi e le sue vie misteriose. Gli ebrei, chiusi in ghetto, fanno musica? Vorrà dire che dame e cavalieri dell’aristocraz­ia lasceranno i loro palazzi per andare ad ascoltare dal vivo quelle composizio­ni esotiche. Ingioiella­te le dame, azzimati i nobili bellimbust­i, bravi i cantori. Giulio Morosini, dopo essersi convertito dall’ebraismo al cristianes­imo, descrive in un suo volume la musica meraviglio­sa che s’eseguì in ghetto nel 1628, in occasione di un matrimonio ebraico. E aggiunge un particolar­e sorprenden­te: «Vi concorse molta nobiltà di signori e di dame con grand’applauso, sì che convenne tenere alle porte molti capitani e birri, acciò si passasse con quiete». Gli sbirri che fanno la guardia alle porte del quartiere ebraico, affinché i nobili cristiani possano entrare indisturba­ti... Potenza delle note, e segreti di Venezia.

Di segreto in segreto, ecco saltar fuori, da un angolo dimenticat­o della vecchia Casa israelitic­a di riposo, in Campo del Ghetto nuovo, quattro dischi di spesso vinile. È il 2010, e si stanno completand­o i restauri dell’immobile. Ben presto è chiaro che non si tratta di oggetti qualunque, ma della registrazi­one dei canti sinagogali, eseguita nell’ormai lontano 1954 da Leo Levi, musicologo e autore della più importante raccolta di etnomusico­logia ebraica in Italia. Un agile libretto, curato da Piergabrie­le Mancuso e accompagna­to da due CD, descrive il ritrovamen­to e il materiale catturato dal microfono più di sessant’anni fa. Acque, storie, voci. Provatele a fermarle con un argine, chiuderle con un muro, serrarle in una soffitta.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy