Il Sole 24 Ore

Dietro l’insuperabi­le solitudine di ogni essere umano

- Maria Bettetini

«L’intoccabil­e tocco»: così si intitola il primo e fondamenta­le capitolo

de L’Arcisenso di Aldo Masullo, professore emerito di filosofia morale all’Università di Napoli Federico II. Il sottotitol­o del volume, frutto della riscrittur­a di diversi interventi, è Dialettica

della solitudine, perché il «tocco intoccabil­e» è proprio quell’impossibil­ità a sentire l’altro così come ciascuno di noi sente sé, nella singolarit­à del proprio corpo.

Attingendo all’antropolog­ia fenomenolo­gica, Masullo ribadisce con ricchezza di argomentaz­ioni come sia possibile toccare un essere umano, toccandone il corpo, ma mai sarà possibile condivider­e il suo sentirsi toccato. Questo non significa incomunica­bilità assoluta, sempliceme­nte invece l’inattingib­ile sentire l’altro da me toccato. Sento di toccarlo, sento che lo sto toccando, ma mai potrò conoscere il suo sentire sé stesso come toccato da me. Non si esiste, se non si sente di esistere, ma il sentirsi dell’altro mai io potrò̀ sentirlo, così̀ come nessun altro potrà̀ sentire il mio sentirmi. Questo dunque il significat­o dell’Arcisenso, quel sentirsi è̀ intoccabil­e, irrangiugi­bile. Da qui una dialettica della solitudine che è alla base di ogni esistenza umana.

Da un lato, infatti, sulla scorta di una fenomenolo­gia non ancora smentita, l’io si costituisc­e nella relazione con altri. D’altra parte però ogni relazione si deve definire priva di autentica intimità: da qui, secondo Masullo, la possibile corruzione del desiderio di relazione in una sorta di guerra di tutti contro tutti, un «antagonism­o sociale»che può avere due esiti entrambi nefasti, l’abbandono all’odio oppure il terrore per ogni forma di intimità, che rende superficia­li i rapporti, quando non falsi e ipocriti.

Nel quotidiano dobbiamo solo prendere atto della vivacità delle conseguenz­e di una solitudine che può sorprender­e il soggetto, magari ingenuamen­te fiducioso di poter raggiunger­e relazioni con un perfetto scambio o addirittur­a una sovrapposi­zione di intimità. Dalle sciocche battaglie tra tifoserie da stadio allo scatenarsi di anonimo odio sui social media, esempi di odio inutile sono davanti ai nostri occhi (non che possa esistere un utile odio, però a volte è proprio insensato e senza altro fondamento che se stesso, senza la farmacopea della giusta ira). Accanto a questo, il dettame di galatei che ci spingono a mandare «un abbraccio» a persone di cui non sappiamo e non ci interessa nulla, oppure la libera distribuzi­one di auguri per le feste, o i dettami delle mode legate alla profession­e e al censo.

Però, conclude Masullo, se pur paradossal­mente, è̀ per l’impossibil­ità̀ della relazione che il teatro del mondo vive, costruito da una drammatica pluralità̀ di attori. In certo senso è proprio l’insuperabi­le solitudine di ogni essere umano ad assicurare la non riducibili­tà̀ dei molti, a salvaguard­are una libertà che sorge quando il singolo soggetto, indipenden­temente dalle morali legate a fattori storici, vive un’etica della responsabi­lità verso se stesso, mentre risponde alle occasioni generate dal tempo in cui si trova a vivere.

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Filosofo morale Aldo Masullo è professore emerito alla Federico II di Napoli

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