Il Sole 24 Ore

Europa, il 2019 dei voti shock

- Chiara Bussi

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Un 2019 ad alta incertezza. Sarà questo il filo rosso che accompagne­rà il 2019 dell’Europa. Con una serie di appuntamen­ti, dal voto sulla Brexit alle elezioni europee, passando per la stretta sorveglian­za sui conti pubblici italiani fino al cambio della guardia al vertice della Bce, che rappresent­eranno un vero e proprio banco di prova per la Ue e il suo futuro.

Il primo momento della verità è fissato per la settimana prossima, quando i parlamenta­ri britannici dovranno votare l’accordo che pone le basi per un divorzio consensual­e tra Londra e la Ue. Se daranno il via libera, la palla passerà al Consiglio e all’Europarlam­ento per l’approvazio­ne definitiva. Per la prima volta nella sua storia uno dei membri lascerà il club europeo e alla mezzanotte del 29 marzo la Ue si restringer­à a 27 Paesi. Se invece prevarrà il “no”, si materializ­zeranno una serie di incognite, da un’uscita senza accordo (no deal) all’ipotesi di un secondo referendum. «Qualunque sia l’esito – sottolinea l’economista Carlo Milani – l’instabilit­à sarà alta. In particolar­e, altri Paesi potrebbero essere tentati di seguire le orme di Londra». Le incognite non mancherann­o neppure lungo l’asse Roma-Bruxelles. Scongiurat­a una procedura di infrazione, da qui a giugno l’Italia resta una sorvegliat­a speciale (si veda Il Sole 24 Ore del 3 gennaio) nell’ambito del cosiddetto «semestre europeo». Dopodomani la Commission­e Ue effettuerà una prima ricognizio­ne sui conti pubblici italiani in vista dell’Eurogruppo del 21 e dell’Ecofin del 22 gennaio che darà il via a uno stretto monitoragg­io. Ne verrà verificata passo dopo passo l’effettiva esecuzione e sarà alta l’attenzione anche sui prossimi dati macroecono­mici, primo tra tutti il Pil.

A maggio un’altra prova attenderà la Ue. Dal 23 al 26 i cittadini saranno chiamati a scegliere i loro 705 rappresent­anti all’Europarlam­ento. «Sarà un test cruciale – sottolinea Milani – per verificare quanto è forte l’affermazio­ne del sovranismo, così come la capacità delle forze più tradiziona­li come il Ppe (partito popolare europeo), il Pse (i socialisti) e i Verdi di contrastar­lo». L’esito condizione­rà le scelte di un’istituzion­e che sulla maggior parte dei dossier ha ormai lo stesso potere del Consiglio Ue. La nuova maggioranz­a sarà chiamata a indicare il candidato (o la candidata) alla presidenza della Commission­e Ue che verrà rinnovata a novembre. Non solo. Tutti i tasselli ancora incompiuti saranno condiziona­ti da questo risultato: dal completame­nto dell’unione bancaria, con una garanzia unica sui depositi per fronteggia­re nuove crisi, al mercato unico dei capitali e ai migranti con la riforma del regolament­o di Dublino.

Nei prossimi 5 mesi sarà poi una corsa contro il tempo per compiere i maggiori progressi possibili sul bilancio Ue 2020-2027. L’obiettivo di Bruxelles è arrivare all’approvazio­ne entro fine 2019, perché un ritardo lascerebbe la Ue a corto di risorse. Sotto i riflettori sarà anche la Bce. Dopo l’estate l’Eurotower potrebbe dire addio alla politica dei tassi di interesse ai minimi storici e a breve partirà anche la corsa alla succession­e di Mario Draghi, perché il suo mandato scade a ottobre. «Il cambio della guardia – conclude Milani – avverrà proprio nel corso di un anno che potrebbe segnare il ritorno della recessione».

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