Il Sole 24 Ore

Di Maio sostiene i Gilet Gialli, polemica con Parigi

Il ministro Loiseau risponde al vicepremie­r italiano: faccia pulizia a casa propria Parigi annuncia una nuova legge che inasprisce le pene contro i teppisti

- Riccardo Sorrentino

È scoppiata la polemica tra la Francia e l’Italia, dopo che il vicepremie­r Luigi Di Maio ha espresso il proprio sostegno al movimento di protesta dei Gilet Gialli. Dura e immediata la risposta del governo francese, che ha anche annunciato una nuova legge sull’ordine pubblico proprio per inasprire le pene contro i teppisti.

Per Emmanuel Macron tutto diventa più difficile. I Gilets Jaunes non mollano. La manifestaz­ione di sabato ha visto la partecipaz­ione di 50mila persone in tutta la Francia – non moltissime, tenuto conto delle dimensioni del Paese e della sua lunga tradizione di proteste – ma ha anche segnato un’escalation violenta a cui il governo ora intende rispondere con fermezza.

Sabato è stato attaccato con una ruspa l’ingresso degli uffici del ministero delle Relazioni con il parlamento; mentre due poliziotti sono stati colpiti da un boxeur profession­ista (che si è costituito). Ieri il presidente del consiglio Édouard Philippe ha annunciato per sabato prossimo un maggior spiegament­o di forze dell’ordine, un cambiament­o dei protocolli per rendere più rapidi i movimenti della gendarmeri­a a protezione delle istituzion­i; oltre a una legge, simile a quella adottata contro gli hooligans, anche per trasformar­e la partecipaz­ione alle proteste non autorizzat­e da una contravven­zione a un delitto con un aggravio dei risarcimen­ti danni. Mille manifestan­ti sono stati in ogni caso già condannati.

Al di là delle violenze, il movimento assume una natura sempre più politica. Al punto che una delle portavoci, Jacline Moraud, ipnoterapi­sta di 51 anni, ha annunciato la creazione di un partito, Les emergents. Dall’Italia, il vicepremie­r Luigi di Maio - sostenuto da Matteo Salvini - ha espresso solidariet­à al movimento tutto, ha criticato il ministro degli Esteri Christophe Castaner e ha offerto l’uso della piattaform­a Rousseau, scatenando polemiche proprio per la deriva violenta dei Gilets. «La Francia si guarda bene dal dare lezioni all’Italia - ha commentato la ministra francese per gli Affari europei Nathalie Loiseau -, Salvini e Di Maio imparino a fare pulizia in casa loro».

In questo contesto, le prossime mosse del presidente rischiano sempre più di non avere il successo desiderato. Macron immaginava, dopo gli auguri di fine anno in cui ha cercato di riportare il discorso politico sul suo programma, di scrivere una Lettera ai francesi, dedicata ai suoi progetti, soprattutt­o europei, e di varare il grande dibattito nazionale sulla giustizia fiscale. Domenica, però, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, ha sentito il bisogno di una nuova concession­e ai temi sostenuti dai Gilets: nel dibattito sulla fiscalità, ha detto, si potrà parlare del mantenimen­to dell’imposta patrimonia­le sugli immobili per i più ricchi, di cui è stato deciso il progressiv­o azzerament­o. Non sarebbe, politicame­nte, un vero passo indietro: riportereb­be la riforma della patrimonia­le in linea con i programmi iniziali di Macron e le sue promesse elettorali, e permettere­bbe di ottenere 8 miliardi di entrate aggiuntive, preziose in questa fase in cui la Francia deve rientrare verso il pareggio entro il 2022. Nel 2017, e malgrado il via libera del Conseil Constituti­onnel, il Governo aveva invece ceduto alle pressioni dei parlamenta­ri e aveva esteso l’abolizione dell’imposta anche ai più ricchi.

Le richieste dei Gilets, e la stessa immagine di Macron quale “presidente dei ricchi”, ora consiglian­o una revisione della misura. La Francia non ha visto in realtà un aumento delle diseguagli­anze, negli ultimi decenni, ma le riforme di Macron (come quelle di altri governi di Paesi avanzati) hanno sicurament­e seguito la sequenza sbagliata, pesando inizialmen­te sui più poveri e alleggeren­do i più ricchi, nella speranza di un complessiv­o, e mancato, aumento dell’efficienza.

Le richieste dei Gilets - il Référendum d’initiative citoyenne - non troveranno invece risposta: Macron è stato piuttosto netto. Una parte della sua maggioranz­a ha chiesto piuttosto di sottoporre a un voto la prossima riforma costituzio­nale, bloccata a giugno dallo scandalo Benalla, che potrebbe prevedere una riduzione del numero dei parlamenta­ri, l’introduzio­ne di una piccola quota proporzion­ale, e il limite dei tre mandati identici per i politici.

 ?? REUTERS ?? Dèlacroix rivisitato.Un nuovo murales dipinto da Pascal Boyart che cita il famoso quadro “La libertà che guida il popolo”
REUTERS Dèlacroix rivisitato.Un nuovo murales dipinto da Pascal Boyart che cita il famoso quadro “La libertà che guida il popolo”

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