Il Sole 24 Ore

Debito pubblico Impennata nel 2021 della spesa per interessi

Istat: nel terzo trimestre 2018 costo del debito a +12% A fine anno pesa lo spread

- Trovati

I conti trimestral­i diffusi ieri dall’Istat cominciano a tradurre in miliardi di spesa per interessi le fiammate dello spread negli ultimi mesi. Ma gli 1,7 miliardi in più dedicati al servizio al debito nel terzo trimestre 2018, con un aumento del 12% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sono solo il prologo. Per due ragioni.

La prima: tra luglio e settembre, periodo tra l’altro non troppo fitto di aste anche grazie allo stop alle emissioni in calendario per il 13 e il 28 agosto, lo spread non è mai arrivato a quota 300 (il picco è stato a 291 punti il 31 agosto), e il rendimento del decennale ha viaggiato tra il 2,4% e il 3,2% (sempre il 31 agosto). Nel quarto trimestre dell’anno, mentre si infiammava il confronto con Bruxelles sulla manovra, la febbre dei titoli è invece salita parecchio. A ottobre e novembre la distanza dal Bund tedesco ha oscillato fra 299 e 326 punti, e i rendimenti dei Bond decennali sono arrivati a sfiorare il 3,7 per cento. La ricaduta puntuale di quest’altalena sulla spesa per interessi sarà scritta nei dati sugli ultimi tre mesi 2018, che l’Istat diffonderà il 3 aprile. Ma già oggi appare sfumato l’obiettivo di fermare il conto ai 64,5 miliardi scritti nella Nota di aggiorname­nto al Def di ottobre, cifra che avrebbe reso il 2018 il più leggero fra gli anni recenti in fatto di servizio al debito. Anche ipotizzand­o per ottobre-dicembre una dinamica uguale a quella di lugliosett­embre, il contatore annuale salirebbe poco sotto il 67 miliardi.

Ma c’è una seconda ragione a fare dei dati Istat di ieri il primo anello di una catena che si annuncia lunga. Per scoprirlo basta sfogliare l’Aggiorname­nto del quadro macroecono­mico e di finanza pubblica che il ministero dell’Economia ha pubblicato per rivedere i numeri della Nadef alla luce dell’accordo con l’Europa sulla manovra e della frenata della congiuntur­a. Nel documento, in cui il governo certifica anche l’aumento di pressione fiscale dal 41,9% di quest’anno al 42,3% del prossimo già evocato dall’Ufficio parlamenta­re di bilancio, l’impennata della spesa per interessi si fa decisa. E duratura. Si arriva a mettere in programma per il 2021 un costo da quattro punti di Pil, cioè poco più di 76 miliardi in base alla crescita programmat­a. Si tratta di quasi 11 miliardi in più rispetto ai 65,5 del 2017, che a questo punto ottiene la palma dell’anno “migliore” nell’era dell’euro. Per trovare un valore simile a quello messo in programma per fine triennio bisogna risalire al 2013, cioè all’indomani di quel 2012 nel quale la crisi del debito sovrano italiano portò il costo annuale alla cifra record di 83,6 miliardi.

Rispetto al piano messo a punto a Via XX Settembre a ottobre, il peso degli interessi sul Pil cresce in modo deciso, nonostante la riduzione del deficit prodotta dalla revisione di dicembre. Nella Nota di aggiorname­nto al Def che aveva aperto la trattativa con Bruxelles, il servizio al debito sarebbe costato il 3,7% del Pil l’anno prossimo, per salire di un decimale all’anno fino al 3,9% del 2021. Nel programma definitivo figlio dell’accordo con la Ue, il disavanzo scende (fino all’1,5% nel 2021, contro l’1,8% previsto due mesi prima) ma il peso degli interessi passivi sale fino al 4% del prodotto. Come mai?

La spiegazion­e arriva dall’incrocio fra l’effetto cumulato della crescita, che nei numeri di dicembre si assottigli­a di un terzo (1% nel 2019, 1,1% nel 2020 e 1% nel 2021) rispetto alle ambizioni autunnali, e previsioni di interessi che incorporan­o uno spread più alto rispetto a tre mesi fa. Nell’ottimismo governativ­o la ritrovata intesa con la Ue dovrebbe far scendere nel tempo il costo delle cedole dei nuovi titoli (Tria ha parlato di possibili risparmi per due miliardi di euro all’anno che però non possono essere messi a bilancio per le regole che guidano le previsioni). Ma non va dimenticat­o che i conti e gli obiettivi di deficit del 2020 e 2021 sono puntellati da quasi 52 miliardi di euro di clausole Iva: che i leader giallo-verdi hanno già giurato di voler cancellare.

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 ??  ?? Giovanni TriaI nuovi dati sulla spesa per interessi sono nell’Aggiorname­n to del quadro macroecono­mico e di finanza pubblica che il ministero dell’Economia ha pubblicato dopo l’accordo con la Ue
Giovanni TriaI nuovi dati sulla spesa per interessi sono nell’Aggiorname­n to del quadro macroecono­mico e di finanza pubblica che il ministero dell’Economia ha pubblicato dopo l’accordo con la Ue

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