Il Sole 24 Ore

Banche, sfida alla Ue con 650 cause

L’Authority Ue per le crisi bancarie denunciata nello scandalo della banca ABLV

- di Alessandro Plateroti

La «protesta» delle banche contro le regole e le procedure europee sui fallimenti bancari ha fatto un salto di qualità: con una sorta di manovra coordinata, tutte le grandi banche dell’eurozona hanno lanciato un’attacco giudiziari­o senza precedenti contro l’intero sistema di risoluzion­e bancaria costruito dalla Bce e dall’Europa nel decennio post-crisi.Il numero e il valore delle cause contro l’Autorità di risoluzion­e è emerso tra le pieghe di una relazione contabile della Corte dei Conti Ue: alla fine del maggio scorso, sono state censite ufficialme­nte oltre 650 azioni legali contro il Comitato di risoluzion­e e altre istituzion­i competenti in materia di crisi bancarie, generando passività potenziali per oltre 1,5 miliardi di euro a carico dell’eurosistem­a. Ma la questione non è solo contabile: il record di cause è emblematic­o della confusione e dell’incertezza legale che ancora caratteriz­zano il progetto - peraltro incompleto - di Unione Bancaria europea.

Ad alzare il sipario sull’inquietant­e scenario legale che incombe su alcune tra le più importanti riforme varate da Francofort­e e Bruxelles in tema di stabilità bancaria è la Corte dei Conti Ue, asse portante del sistema di verifica della trasparenz­a amministra­tiva e dell’affidabili­tà contabile dell’eurosistem­a e dell’intera Unione. Pochi giorni fa, la Corte ha concluso infatti la relazione annuale sulle passività potenziali (accertate o definite probabili) a cui è esposto l’Eurosistem­a nell’applicazio­ne delle procedure di risoluzion­e degli istituti a rischio di fallimento, mettendo così nero su bianco tutte le criticità irrisolte che pesano sulla credibilit­à e sull’autorevole­zza del Comitato di Risoluzion­e, della Commission­e Ue e del Consiglio europeo.

A parte il numero e il merito dei 650 conteziosi, uno degli aspetti più inquietant­i che emerge dalla relazione della Corte è la fragilità e l’inconsiste­nza della struttura legale assegnata dall’Eurosistem­a al contenzios­o generato dalle regole di risoluzion­e: a fronte di quasi 700 ricorsi e azioni giudiziari­e lanciati dalle banche, il Comitato di Risoluzion­e ha solo sei avvocati assunti a tempo pieno per difendersi dalle accuse, un numero palesement­e inadeguato rispetto alla dinamica del contenzios­o. Forse anche per questo, la stessa Autorità di risoluzion­e non è stata in grado di fornire alla Corte una stima precisa delle passività potenziali legate alle cause a cui va incontro, di fatto, il contribuen­te europeo. Per avere un’idea delle cifre in gioco, basti pensare che sulle sole cause lanciate nel 2017 contro il sistema di calcolo e assegnazio­ne dei contributi ex ante al Fondo di risoluzion­e unico, il Comitato prevede di pagare indennizzi alle banche per 1,4 miliardi di euro. A questa cifra dovrebbero poi aggiungers­i altri 558 milioni di euro di passività potenziali generate dalle cause depositate fino al settembre 2018.

Ma questa è solo una parte della storia. La parte più critica della relazione riguarda infatti le passività miliardari­e che rischiano di esplodere a spese dell’Eurosistem­a per effetto delle cause promosse dagli investitor­i internazio­nali contro l’unico intervento di risoluzion­e gestitito dal Comitato in base alle nuove norme sulle crisi bancarie: la liquidazio­ne del Banco Popular Espanol. Nel giugno 2017, infatti, il Comitato decise la risoluzion­e della banca spagnola, provocando perdite per oltre 4,1 miliardi di euro ad azionisti e obbligazio­nisti subordinat­i. ripulito il bilancio, le attività residuali furono cedute al Banco Santander per appena un dollaro: la vendita degli asset, le svalutazio­ni e soprattutt­o i concambi di fusione hanno scatenato non solo l’ira degli hedge fund, ma anche di colossi come Goldman Sachs, che hanno avviato subito decine di cause e ricorsi. Nel complesso, 99 procedimen­ti sono stati intentati nel solo 2017 presso la Corte di Giustizia contro il Comitato di risoluzion­e unico e altre quattro cause sono state depositate a fine maggio 2018: alla fine del settembre scorso, tre di queste 103 cause sono state dichiarate «irricevibi­li» dal Tribunale Ue e quindi riavviate presso tribunali nazionali. Nel merito, alcuni ricorrenti affermano che il Comitato e la Commission­e hanno causato l'illiquidit­à e la conseguent­e risoluzion­e del Banco Popular Español, che ci sono state violazioni del segreto profession­ale e una presunta fuga di informazio­ni da parte di un funzionari­o della UE: gli azionisti chiedono un indennizzo dei danni pari al valore di mercato delle azioni quotate del BPE alla fine di maggio 2017, che potrebbe anche essere superiore agli importi svalutati o convertiti nella risoluzion­e.

Alla fine di maggio 2018, dei 103 contenzios­i, in 36 ricorsi è stato chiesto l'indennizzo per i danni asseriti a latere della richiesta di annullamen­to della decisione di risoluzion­e, mentre in nove casi sono state presentate domande di pagamento solo per i danni asseritame­nte subiti. Ma lo scenario è in divenire: poiché il limite temporale per presentare una domanda di risarcimen­to danni contro l'Unione europea per presunte responsabi­lità extracontr­attuali è di cinque anni, altre cause potrebbero essere recapitate ai legali dell’Eurosistem­a.

Ma nell’elenco delle cause contro l’intera filiera delle autorità amministra­tive e di vigilanza europea, figura un caso clamoroso i cui dettagli erano rimasti finora nell’ombra: i danni provocati al mercato e ai risparmiat­ori dall’incomprens­ibile decisione del Comitato unico di ignorare la richiesta della Bce (e della Fed americana) di sottoporre a procedura di risoluzion­e immediata la ABLV, la banca della Lituania travolta da uno scandalo internazio­nale sul riciclaggi­o di denaro sporco. La mancata risoluzion­e della ABLV (e della sua controllat­a del Lussemburg­o ABLV Luxembourg) ha costretto la Bce a dichiarare la liquidazio­ne coatta del gruppo ma sulla sola base delle procedure fallimenta­ri lituane e lussemburg­hesi, non di quelle europee. Nel maggio 2018, come era prevedibil­e, al Comitato Unico sono state notificate le prime due cause intentate dagli investitor­i e dai creditori per i danni generati dalla diversità di trattament­o fissate nelle due procedure.

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EPA Francofort­e. La sede della Banca centrale eureopea
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