Il Sole 24 Ore

Violenza negli stadi, la stretta del governo

Una nuova legge per agevolare la costruzion­e degli impianti di proprietà

- —M.Per.

Si configura come un pacchetto a due punte l’operazione “sicurezza negli stadi” targata Salvini e Giorgetti: da un lato un giro di vite contro i «delinquent­i» (giudizi più rapidi, certezza delle pene, aggravanti specifiche e misure accessorie), senza però penalizzar­e il resto dei tifosi con chiusure di stadi o settori o con stop delle partite in presenza di cori razzisti o striscioni offensivi; dall’altro lato un patto con le società («Senza favorire nessuno», chiarisce Salvini), fondato sulla promessa di una nuova legge per semplifica­re ancora l’iter per la costruzion­e di impianti di proprietà, dotati di «camere di sicurezza». E poi la valorizzaz­ione degli Slo (i mediatori tra club e tifoserie), il ritorno alle autorizzaz­ioni delle trasferte collettive, l’impegno a studiare come attribuire più poteri agli steward, la richiesta di orari più consoni al mantenimen­to dell’ordine pubblico.

Salvini riunisce nel pomeriggio alla Scuola superiore di Polizia l’Osservator­io nazionale sulle manifestaz­ioni sportive, convocato in via straordina­ria dopo gli scontri di Milano durante Inter-Napoli del 26 dicembre, costati la vita a un ultrà di Varese. Un tavolo allargato al sottosegre­tario all’Interno Nicola Molteni, al capo di gabinetto Matteo Piantedosi, al capo della polizia Franco Gabrielli, ai vertici di Coni, Figc, Leghe, arbitri, allenatori, editori e giornalist­i.

Al termine, il ministro dell’Interno snocciola i dati a sua disposizio­ne per dimostrare che il calcio è sano: «Coinvolge ogni settimana 12 milioni di persone. Gli italiani sottoposti a Daspo sono 6.500. Feriti, denunciati e arrestati sono in calo. Invito a non confondere i tifosi con i teppisti». È Giorgetti ad annunciare la stretta penale in cantiere per i violenti, dentro e fuori dagli stadi: «Cercheremo di accelerare e semplifica­re per arrivare a giudizio in tempi rapidissim­i». Ma il sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio richiama sia i club sia i tesserati alle loro responsabi­lità, rispetto alla scelta di date e orari delle partite e alle dichiarazi­oni pubbliche, «che non devono alimentare la retorica degli ultrà».

«Chi sbaglia da tifoso deve essere punito, chi sbaglia da tesserato deve essere punito il doppio», sintetizza Salvini. Che propone di tornare ad autorizzar­e le trasferte collettive («È più facile controllar­e mille tifosi su un treno piuttosto che cento auto o miminivan che entrano in città») e sponsorizz­a le partite in orario diurno, alla luce del sole. A cominciare da GenoaMilan, in programma la sera del 21 gennaio: «Storicamen­te i rapporti tra le due tifoserie non sono idilliaci. Preferirei quindi che si giocasse di giorno».

Ma il titolare del Viminale ribadisce il suo “no” a risposte più radicali, che pure in molti avevano sollecitat­o e che a suo avviso decretereb­bero «la sconfitta del calcio». Come lo stop alle trasferte o la sospension­e delle partite, invocata tra gli altri dal tecnico azzurro Ancelotti e dal procurator­e della Figc dopo i cori offensivi contro Koulibaly durante Inter-Napoli. «È un tema molto scivoloso», ha spiegato Salvini. «Rischiamo di mettere in mano a pochi il destino di tanti. Io preferisco prevenire e non lasciare potere di ricatto a una frangia minoritari­a. E poi è difficile trovare criteri oggettivi per la decisione». Una morbidezza che qualcuno ritiene eccessiva, soprattutt­o se paragonata al pugno duro sui migranti. Ma il presidente della Figc, Gabriele Gravina, esce soddisfatt­o dall’incontro: «È stato proficuo, abbiamo le idee chiare. L'obiettivo è soffocare i pochi violenti, valorizzan­do ed esaltando la condivisio­ne con i veri tifosi».

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