Petrolio, c’è l’ok alle trivellazioni ma torna la minaccia dei ricorsi
Tra l’Italia e la Grecia possibile un giacimento simile all’egiziano Zohr Secondo Di Maio, il permesso di ricerca era un atto dovuto
Da qualche giorno le cronache politiche e gli improperi sui social network si sono arricchiti di un nuovo tema, quello delle “trivelle” cui il Governo ha appena dato il via libera. Ecco alcune notizie sull’argomento.
Primo. La Global Med cui è stato dato il permesso di cercare i giacimenti di metano e petrolio sotto il fondale dello mare Ionio è un piccolo “originatore” come molti altri. Tramite “ecografie” del sottosuolo, questa società del Colorado cerca i giacimenti in tutto il mondo e, se li individua, li vende a chi la le spalle larghe per affrontare l’investimento e le perforazioni.
Secondo. Sotto il fondale di acque profonde dello Ionio a cavallo fra le acque di interesse italiano e quelle greche c’è la stessa tipologia di rocce che comincia nei giacimenti della Basilicata (i più grandi sulla terraferma europea) e nell’Adriatico e arriva davanti al colossale giacimento egiziano Zohr al largo del delta del Nilo.
Terzo. Già un anno fa i ricorsi delle Regioni Puglia e Calabria contro quel permesso di ricerca naufragarono davanti al Tar. Ora i presidenti Michele Emiliano e Mario Oliverio vogliono rispendere quei soldi già buttati già sapendo, come ha detto ieri Emiliano, che perderanno le cause.
Quarto. Il ministero dello Sviluppo economico ha dato un altro permesso importante, e riguarda il più interessante giacimento dell’Alta Italia. In Romagna tra nella zona tra Imola e Lugo ci sono i giacimenti San Potito e Longanesi, più di un miliardo di metri cubi di metano (gli entusiasti sostengono fino a 3 miliardi) . Operatore la compagnia petrolifera emiliana Gas Plus, in associazione con la statunitense Aleanna.
Un iter senza fine
La Global Med di Littletlon (Colorado) dell’imprenditore Randall Thompson aveva chiesto di poter ascoltare il sottosuolo dello Ionio nel 2013, Governo Monti. Il progetto ha avuto tutti i via libera nei Governi successivi (Letta, Renzi, Gentiloni) fino alla firma finale di autorizzazione fine dicembre (Governo Conte).
Anche la commissione di Valutazione di impatto ambientale (Via) del ministero dell’Ambiente aveva approvato il progetto di ecografia del sottosuolo. La commissione Via è composta dagli scienziati e dai tecnici scelti nel 2007 dall’allora ministro Stefania Prestigiacomo (Governo Berlusconi), e in 12 anni mai rinnovata nonostante l’impegno dei ministri Gian Luca Galletti (Udc) e dal suo successore attuale, Sergio Costa (Cinque Stelle).
Il via libera è un atto dovuto secondo le leggi attuali, altrimenti contro il dirigente che non si fosse attenuto alla legge sarebbe partita un’accusa penale e una causa civile di risarcimento di danni milionari.
Politiche e polemiche
Apriti cielo. Il via libera alla ricerca del sottosuolo è diventato uno strumento per mettere sotto accusa il Governo, che della lotta contro i giacimenti nazionali aveva fatto uno dei cardini della campagna elettorale e della sua linea politica.
Michele Emiliano ha accusato il vicepresidente del consiglio e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, il quale ieri ha risposto che il permesso di ricerca era un atto dovuto.
I Verdi hanno annunciato denunce in Procura, il Movimento Cinque Stelle mette sotto accusa «le falsità» di «certa stampa» e accusa i predecessori targati Pd.