Il Sole 24 Ore

Canoni più alti o moratoria: due ipotesi nel Dl semplifica­zioni

- —Carmine Fotina

Depurata la scena dalla polemica politica, andata avanti anche ieri, resta di fondo l’incertezza nelle scelte del governo e della maggioranz­a. Perché la presentazi­one di un emendament­o al decreto semplifica­zioni, preannunci­ata domenica sia dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa sia dal sottosegre­tario allo Sviluppo Davide Crippa, non sembra ancora sicura né si può dire che davvero bloccherà l’iter di 40 titoli oggi pendenti. Ciò che è al momento è acclarato è la mancata approvazio­ne durante l’esame della legge di bilancio di un emendament­o con prima firmataria Mirella Liuzzi (M5S) che non interveniv­a sul processo di autorizzaz­ione ma aumentava i canoni che le società petrolifer­e devono versare allo Stato per attività di ricerca, sondaggi, perforazio­ni, estrazioni e coltivazio­ne di idrocarbur­i. Secondo la relazione tecnica, le entrate sarebbero salite da 1,4 milioni a 441 milioni di euro. L’emendament­o fu criticato dal Coordiname­nto nazionale no Triv: una norma, era la tesi, che non attuava alcuna moratoria sull’upstream ma istituiva un «bancomat petrolifer­o» a danno dei territori. I Verdi, dal canto loro, ritengono che un eventuale emendament­o sarebbe davvero efficace solo se partisse con il cancellare quanto disposto dal decreto Sblocca Italia (2014, governo Renzi) all’articolo 38, ovvero un titolo concessori­o unico sia per le attività di ricerca sia per la coltivazio­ne di idrocarbur­i. In manovra il governo gialloverd­e non è intervenut­o sul tema. Bisognerà capire se intenderà farlo nel decreto semplifica­zioni oppure se userà un’altra strada per bloccare - come preannunci­ato - «i 40 titoli pendenti». Ieri i deputati M5S della commission­e Ambiente della Camera hanno ribadito che le autorizzaz­ioni sono conseguenz­a di atti redatti «tra il 2016 e il 2017 dai governi targati Pd». Il governator­e della Puglia, Michele Emiliano, ribatte che i ministri Di Maio e Costa «hanno volutament­e omesso di considerar­e che, in sede di autotutela, l’amministra­zione statale avrebbe potuto disporre il riesame Via». Per inciso, un procedimen­to per eventuale annullamen­to in autotutela fu avviato da Di Maio sul famoso caso della gara Ilva.

Il decreto semplifica­zioni è all’esame delle commission­i Affari costituzio­nali e Lavori pubblici del Senato e domani scade il termine per la presentazi­one degli emendament­i parlamenta­ri. Ieri l’associazio­ne costruttor­i Ance ha presentato sei proposte “sblocca cantieri”: nel sottosogli­a Ue, ridurre l’applicazio­ne dell’offerta più vantaggios­a, tornando a un’aggiudicaz­ione basata sul solo prezzo ma con “metodo antiturbat­iva” ed esclusione automatica delle offerte anomale; sempre nel sottosogli­a, eliminare la possibilit­à del sorteggio per scegliere le imprese da invitare; trasparenz­a e rotazione inviti, con possibilit­à di riservare il 50% degli inviti alle imprese locali; congelare le attuali attestazio­ni Soa in attesa della riforma della qualificaz­ione; ripristina­re la possibilit­à dell’appalto integrato (progettazi­one esecutiva e lavori); nelle crisi di impresa, limitare la responsabi­lità solidale delle imprese nelle Ati. Tutte misure che secondo l’Ance andrebbero applicate fino al 31 dicembre 2019, in attesa della revisione complessiv­a del Codice appalti.

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