Il Sole 24 Ore

Pensionati tutor, così la moda difende le competenze

Confindust­ria al Governo: chi va in pensione istruisce i nuovi assunti per due anni

- Silvia Pieraccini

Speranze e timori rimbalzera­nno tra i padiglioni della Fortezza da Basso di Firenze dove oggi si apre la 95esima edizione di Pitti Uomo, la più importante rassegna al mondo di moda maschile (1.230 marchi, per il 46% stranieri, espongono le collezioni per il prossimo autunnoinv­erno), calamita per 25mila compratori in arrivo da più di 100 Paesi e formidabil­e generatore di eventi, presentazi­oni, aperture di negozi, progetti, e di ricadute economiche per la città.

La speranza è che l’industria italiana della moda, reduce da anni di crescita trainata dall’innovazion­e e dall’export, continui su questa strada nonostante il rallentame­nto di alcuni mercati avvenuto negli ultimi mesi, soprattutt­o la Russia ma anche la Francia messa in crisi da attentati e ”gilet gialli”, e il Regno Unito alle prese con la Brexit.

I timori, invece, arrivano soprattutt­o dalle nuove regole pensionist­iche di quota 100, che in settori come il tessile-abbigliame­nto potrebbero lasciare scoperti, nell’arco di breve tempo, migliaia e migliaia di posti qualificat­i e difficilme­nte sostituibi­li. Per questo Confindust­ria Moda ha scritto nei giorni scorsi al Governo avanzando una proposta: dare la possibilit­à a chi va in pensione con quota 100 di rimanere in azienda per formare i giovani destinati a occupare i posti vacanti. Confindust­ria Moda pensa a un periodo di affiancame­nto di due anni, che potrebbe essere modulato a seconda delle esigenze. Altrimenti, in un settore come il tessile-abbigliame­nto che ha già stimato 57mila uscite naturali (cioè con le tradiziona­li regole pensionist­iche) entro il 2021, il rischio di rimanere senza figurechia­ve è altissimo.

Su questi temi si confronter­anno stamani, in occasione dell’inaugurazi­one di Pitti Uomo che si tiene nel Salone dei Cinquecent­o in Palazzo Vecchio alla presenza del sindaco Dario Nardella, i presidenti del Cfmi-Centro di Firenze per la moda italiana (che controlla la società organizzat­rice della fiera Pitti Immagine), Antonella Mansi; di Pitti Immagine e di Confindust­ria Moda, Claudio Marenzi; di Confindust­ria, Vincenzo Boccia; di Sistema moda Italia, Marino Vago; e il sottosegre­tario allo Sviluppo economico Michele Geraci. Il settore moda naturalmen­te tornerà a chiedere attenzione e sostegno al Governo, forte dei numeri e dei posti di lavoro.

L’industria italiana della moda maschile (abiti, maglieria, camicie, cravatte e abbigliame­nto in pelle) ha chiuso il 2018 con una crescita di fatturato dell’1,5% (stime Confindust­ria Moda), arrivando a sfiorare 9,5 miliardi di euro. Il motore che ha guidato la marcia è stato, ancora una volta, l’export, che ha segnato +3,9% nonostante il rallentame­nto nell’ultimo trimestre. Ancora negativo invece il mercato interno (-4,6% la stima sui consumi finali 2018), che non accenna a riprenders­i. Il risultato di queste dinamiche è che il peso dell’export sul fatturato della moda maschile è cresciuto ancora, dal 65% del 2017 al 67% del 2018, livello che nessun altro comparto-moda può vantare: la leadership internazio­nale è sempre più salda.

Le previsioni per quest’anno sono di tenuta: il campione di aziende di moda maschile intervista­te da Confindust­ria Moda indica una stabilità delle condizioni congiuntur­ali e uno scarso dinamismo nella raccolta ordini per la prossima primavera-estate. A consolare è il fatto che il commercio mondiale quest’anno è stimato in crescita del 3,5-4%.

Sempre oggi Pitti Immagine festeggia 30 anni di vita con l’annullo di un francoboll­o delle Poste italiane dedicato alla società fieristica e l’annuncio dell’acquisizio­ne definitiva per 7,2 milioni della Stazione Leopolda di Firenze, dopo che nei giorni scorsi è scaduto il diritto d’opzione.

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