Il Sole 24 Ore

La partita (interrotta) di Orcel

- —L.Te.

Quando, nel settembre scorso, uscì la notizia del passaggio dell’italiano Andrea Orcel alla banca spagnola Santander, nella piazza finanziari­a svizzera non furono in pochi a rimaner sorpresi. Orcel, che sino a quel momento era stato numero uno dell'investment banking dell'elvetica Ubs, era stato a suo tempo chiamato in quest'ultima dal ceo ticinese Sergio Ermotti, con il quale aveva maturato un solido legame profession­ale già negli anni comuni in Merrill Lynch. Naturale quindi che agli occhi di molti operatori il tandem implicito Ermotti-Orcel apparisse come destinato a continuare. E naturale anche che per più di un osservator­e Orcel fosse uno dei candidati alla succession­e di Ermotti. Può darsi che l’impatto dell’offerta di Santander (anche quel posto di ceo non è poco) sia stato di per sé molto forte. Come può darsi che dal punto di vista di Orcel il discorso della futura succession­e a Ermotti non abbia preso il percorso giusto. In questa seconda ipotesi il top manager italiano si sarebbe guardato attorno (al di fuori di Ubs) con maggiore attenzione.

Forse l’eventuale candidatur­a di Orcel come ceo di Ubs non aveva i consensi necessari e forse Ermotti, che pure ha sempre visibilmen­te stimato il top manager italiano, non ha ritenuto che ci fosse lo spazio per farne una battaglia. Questa almeno è l'ipotesi di una parte degli operatori. Resta che nessuno dei protagonis­ti ne ha mai parlato. E resta che la carica che Orcel è andato a occupare in Santander è di tutto rilievo.

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