E Pechino rispolvera il piano da 125 miliardi per ferrovie e metro
Non solo immissioni di liquidità nel sistema e promesse di agevolazioni fiscali: per sostenere una economia a rischio di troppo rapida decelerazione, il governo cinese rispolvera la ricetta degli investimenti in infrastrutture, puntando in modo particolare su ferrovie e metropolitane. Se all’inizio dell’anno scorso Pechino aveva cancellato numerosi progetti per la viabilità urbana e regionale al fine di contenere la crescita dell’indebitamento delle municipalità, nell’ultimo mese è riemerso un atteggiamento opposto. La National Development and Reform Commission (principale agenzia di pianificazione) ha dato il via libera a nuovi progetti ferroviari in aree urbane di otto città e regioni per un valore totale di 860 miliardi di yuan (circa 125 miliardi di dollari), mentre la China Railways Corp ha reso noto che quest’anno saranno aggiunti ben 6.800 chilometri di nuove linee ferroviarie - con un aumento del 40% rispetto al 2018 - di cui 3.200 chilometri di linee ad alta velocità. Collegamenti veloci che espanderanno una rete hi-speed da oltre 25mila chilometri, la maggiore al mondo.
Tra i nuovi piani che hanno avuto luce verde, spiccano quelli per alcune importanti aree metropolitane: Shanghai avrà sei nuove linee metropolitane e tre nuovi collegamenti interurbani (con una spesa di 298 miliardi di yuan), mentre Wuhan aggiungerà 4 linee metro e altrettante interurbane (147 miliardi di yuan).
In sostanza, il governo ha deciso di fare una pausa nei piani di “deleveraging” di una economia che continua a crescere grazie a generosi finanziamenti che si aggiungono a un debito complessivo già alto e su cui grava l’ombra dello «shadow banking». Iniziative necessarie per evitare che il tasso di crescita del Pil cada sotto il 6%, visto che di recente l’aumento degli investimenti in asset fissi è sceso ai minimi registrati nelle statistiche, la crescita delle vendite al dettaglio è rallentata ai minimi da 15 anni e l’indice Pmi del settore industriale a dicembre si è contratto per la prima volta in 19 mesi. Settimana scorsa la banca centrale ha annunciato l’iniezione di nuova liquidità nel sistema per l’equivalente di 116 miliardi di dollari, attraverso il taglio di un altro punto percentuale delle riserve di liquidità obbligatorie per le banche commerciali (altri tagli della RRR sono attesi quest’anno, dopo i quattro già effettuati nel 2018). Lo stesso premier Li Keqiang - dopo una visita ai principali istituti di credito del Paese - ha raccomandato alle banche di sostenere le piccole e medie imprese e ha promesso altre misure di sostegno all’economia, tra cui riduzioni delle pressione fiscale. «Il governo avrà la necessità di continuare a bilanciare la sua agenda in favore di un deleveraging e dell’introduzione di riforme strutturali con il mantenimento di tassi ragionevoli di crescita economica», osserva un report di Schroders, che tende a escludere manovre di stimolo su scala massiccia.