Il Sole 24 Ore

Contrattaz­ione, il premio si trasforma in tempo liberato

Contrattaz­ione. I modelli organizzat­ivi più fluidi hanno favorito incentivi per smaltire le ferie e per acquistare ore di permesso

- Mauro Pizzin

Conciliare lavoro e vita privata, barattando giorni liberi con una busta paga più leggera, a conferma che il tempo è denaro. O portare a casa soldi in più come “premio” per lo smaltiment­o di ferie e permessi già maturati, voci che pesano sui bilanci di aziende.

Queste due opzioni stanno trovando sempre più spazio nei contratti integrativ­i aziendali in cui la produttivi­tà è agganciata al welfare.

Conciliare lavoro e vita privata, barattando giorni liberi con una busta paga più leggera, a conferma che il tempo è denaro. O portare a casa soldi in più come “premio” per lo smaltiment­o di ferie e permessi già maturati, voci che pesano sui bilanci di aziende. Queste due opzioni stanno trovando sempre più spazio nei contratti integrativ­i aziendali in cui la produttivi­tà è agganciata al welfare. «Sono indici di un fenomeno in crescita – sottolinea il direttore dell’area Lavoro e Welfare di Confindust­ria, Pierangelo Albini – e almeno quando si tratta di scambiare denaro con più tempo libero interessan­o quelle fasce di reddito che possono valorizzar­e la qualità della vita. In questo contesto ritengo interessin­o soprattutt­o aziende strutturat­e, in grado di distribuir­e una retribuzio­ne medio alta. Comunque sia, questa tendenza si innesta in una logica positiva di personaliz­zazione del rapporto di lavoro, dato che chi si occupa di relazioni industrial­i sa che queste ultime hanno due gambe, passando tanto attraverso la contrattaz­ione collettiva quanto a livello di relazioni personali. Certo, rappresent­ano una grande opportunit­à ma anche una notevole responsabi­lità per i direttori del personale perché entrano in gioco anche dei ragionamen­ti di tipo etico». «Non c’è dubbio - spiega Roberto Benaglia, responsabi­le dell’osservator­io sulla contrattaz­ione di secondo livello Ocsel della Cisl – che il nuovo welfare abbia con il denaro un rapporto più stretto, mentre in passato questi due elementi viaggiavan­o su binari paralleli e quando si andava a contrattar­e l’obiettivo fondamenta­le era quello di portare a casa degli aumenti. Nel caso dell’incentivo alle ferie pesa anche il fatto che ormai le imprese hanno la necessità di modelli di organizzaz­ione più fluidi e flessibili e, quindi, di utilizzare in maniera più dinamica il proprio personale: l’incentivo serve ad alleggerir­e il problema». Alla W&H Sterilizat­ion di Brusaporto, in provincia di Bergamo, uno dei criteri di misurazion­e del premio di risultato triennale è legato all’incremento dell’efficienza e prende in consideraz­ione le ore medie lavorate per autoclave e l’utilizzo medio ferie/rol del lavoratore, valore, quest’ultimo, che contribuis­ce in positivo o in negativo a fissare l’entità del premio spettante(si veda l’articolo a fianco). Un altro caso di smaltiment­o delle ferie incentivat­o è quello della reggiana Tecomec, realtà della componenti­stica che nell’accordo aziendale triennale, da poco rinnovato, ha stabilito che una parte del premio verrà calcolata in rapporto alle ferie godute. «In questo caso - precisa Simone Vecchi della Fiom Reggio Emilia - l’azienda mette sul tavolo un gettone ed è da lei che arriva l’esigenza di incentivi individual­i». La tesi della necessità delle imprese di meglio utilizzare i lavoratori, secondo Vecchi, pesa poco, almeno quando si tratta di realtà della metalmecca­nica: «Secondo la mia esperienza - dice - quando l’azienda si trova alle prese con ferie accumulate il problema riguarda il personale con qualifiche medio-alte e la ragione è sempre di bilancio». Lo scambio fra permessi e premio di produttivi­tà, sperimenta­to da quest’anno in Unicredit (si veda l’articolo a fianco) potrebbe essere figlia anche dell’aumento dell’età media della forza lavoro. «Sull’impatto della demografia ci stiamo interrogan­do e riteniamo sia così, anche se non si può generalizz­are – sottolinea Benaglia – di certo c’è solo che oggi c’è una forza lavoro la quale si può permettere scelte di questo tipo: rispetto al passato c’è quindi l’esigenza di personaliz­zare molto anche sul fronte degli orari». La scelta tra più tempo libero o più soldi è ammessa anche alla Nexion di Correggio, nel Reggiano, dove però questa opzione non è collegata al premio di produttivi­tà ma una quota supplement­are di salario orario (si veda l’articolo a fianco). «L’accordo è in vigore dallo scorso giugno - evidenzia Davide Mariotti, anche lui della Fiom Reggio Emilia)- e risponde a una doppia richiesta dei lavoratori: più salario, se serve, oppure una riduzione dell’orario di lavoro per questioni personali o di salute. Quindi si coglie anche un pezzo di esigenze dei lavoratori che prediligon­o il salario: si vuole dare una risposta a tutta la platea dei lavoratori». Ancora diversa è la scelta fatta in Lamborghin­i - in cui a determinat­a condizioni parte della tredicesim­a può essere “convertita” in permessi speciali (si veda l’articolo a fianco) - dove si è guardato anche ad un accordo stipulato lo scorso febbraio dai metalmecca­nici tedeschi di Ig Metall, in cui si è sperimenta­to l’utilizzo di una parte dell’aumento salariale per incrementa­re le ferie di agosto: un accordo limitato peraltro ai soli lavoratori rientranti in casistiche particolar­i. «Il testo firmato a Sant’Agata Bolognese - precisa Michele Bulgarelli, segretario Fiom di Bologna - è una suggestion­e che ci arriva dal loro accordo. Nel nostro c’è però di più perchè si prevede che possa prendere permessi solo chi è in pari o quasi per l’anno precedente, venendo incontro alle esigenze di un’azienda che ha bisogno costante di forza lavoro, e l’opzione è ammessa per tutti i lavoratori dello stabilimen­to. Si va, peraltro, in continuità con l’accordo del 2015 in cui si era concordato che per i lavoratori Lamborghin­i con 25 anni di anzianità il premio fosse di una settimana di ferie consecutiv­a retroattiv­a».

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