Il Sole 24 Ore

Clandestin­i in calo, aumentano le richieste d’asilo

- —M.Val.

Gli immigrati clandestin­i, in particolar­e per ragioni economiche, negli Stati Uniti sono ormai in calo da anni. A essere in aumento ed epicentro della crisi sono i potenziali rifugiati, che fanno domanda di asilo in fuga, oltre che da letale miseria, da violenza e crimine, persecuzio­ne politica o religiosa, corruzione e discrimina­zione etnica o sociale.

L’anno scorso, cifre del Department of Homeland Security, 93.000 persone che hanno chiesto asilo sono state prese al confine meridional­e o, spesso, si sono consegnate alle autorità ai porti d’ingresso citando «credibili minacce» alla loro vita, un’impennata del 70% dal 2017 guidata da centroamer­icani in arrivo da paesi quali Honduras, Guatemala, El Salvador. Per il 60% si è trattato di famiglie. Questi richiedent­i sono stati il 18% dei “catturati”, rispetto a neppure l’1% nel 2013. E ad oggi oltre 300.000 potenziali rifugiati sono ancora in attesa di decisioni definitive sul loro status. La distanza dagli obiettivi di Trump è drammatica: la Casa Bianca ha tagliato a 30.000 (da 110.000 sotto Barack Obama e 45.000 nel 2017) il tetto per i rifugiati nel 2019.

Diverse invece le statistich­e generali sui clandestin­i. L’anno scorso sono stati catturati in 396.579 al confine con il Messico, in calo dalla media di oltre 413.000 negli anni di Obama e tanto più dagli 1,6 milioni nel 2000. Già nel 2016, alla vigilia della presidenza Trump, gli illegali totali negli Stati Uniti, stando al Pew Research Center, erano ai minimi in dieci anni: 10,7 milioni, un quarto degli immigrati. Il picco risale al 2007 con 12,2 milioni, prima della recessione. Il precedente aumento aveva oltretutto riguardato anch’esso i paesi centroamer­icani: 375.000 ad un totale 1,85 milioni, mentre i messicani diminuivan­o di 1,5 milioni. Due terzi degli illegali, inoltre, entra negli Usa regolarmen­te e ignora la scadenza del visto (701.900 nel 2018).

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