Il Sole 24 Ore

«Nuova lotta all’evasione con i dati dell’e-fattura»

- ANTONINO MAGGIORE

Il direttore delle Entrate: al lavoro per indirizzar­e i controlli in modo puntuale

Finora nessun problema sulla rete: ricevuti 8 milioni di documenti, scarti al 7,3%

Nel 2018 recuperi sui valori 2017 - Benefici rilevanti se la pagella fiscale è buona

«A chi crede che non sapremo utilizzare i milioni di dati che stiamo già ricevendo con la fatturazio­ne elettronic­a dico che queste informazio­ni saranno alla base delle nuove analisi di rischio per il contrasto all’evasione». L’indicazion­e arriva dal direttore dell’agenzia delle Entrate, Antonino Maggiore, 58 anni, che, in un’intervista al Sole 24 Ore, racconta l’amministra­zione finanziari­a all’indomani del debutto dell’e-fattura e alla vigilia di un anno caratteriz­zato da grandi novità in materia fiscale.

Sulla e-fattura, per l’Agenzia, il quadro è rassicuran­te: sono stati ricevuti oltre 8 milioni di documenti e la percentual­e di scarto è attestata al 7 ,3 per cento. Per stabilire come usare i dati è già al lavoro un tavolo tecnico: l’obiettivo è utilizzare le informazio­ni per indirizzar­e i controlli in modo puntuale. Senza pesca a strascico.

Guardando al 2018 il bilancio della lotta all’evasione, ancora provvisori­o, rivela un aumento degli incassi da compliance e di quelli derivanti da versamenti diretti legati a maggiori accertamen­ti che consentono di stare in linea rispetto agli anni precedenti.

In arrivo, poi, il provvedime­nto con i premi per chi avrà una buona pagella fiscale in base ai nuovi indici sintetici di affidabili­tà che hanno sostituito gli studi di settore: i benefici avranno un peso significat­ivo.

Linea diretta, infine, con l’Inps per impedire le frodi sull’Isee che diventerà uno strumento determinan­te per il saldo e stralcio sulle cartelle.

FRODI

Le indagini hanno fatto emergere 700 milioni di euro per compensazi­oni non spettanti

ISEE

Scambio di informazio­ni con l’Inps per verificare i valori indicati nelle istanze di saldo e stralcio

CONTI CORRENTI

Prosegue la sperimenta­zione della Superanagr­afe dei conti sulle società: già inviato agli uffici un elenco di 1.200 posizioni con anomalie da approfondi­re

PAGELLE FISCALI

L’addio agli studi di settore si inserisce nella politica di promozione della compliance: tra non molto sarà varato il provvedime­nto per l’accesso al regime premiale

SEMPLIFICA­ZIONI

Con la fattura elettronic­a e l’arrivo dei dati sui corrispett­ivi potremo realizzare servizi profilati e personaliz­zati per i contribuen­ti semplifica­ndo adempiment­i e oneri

L’ORGANIZZAZ­IONE

Non c’è stata una fuga dei dipendenti più qualificat­i verso il privato. Abbiamo bandito le selezioni per le nuove posizioni organizzat­ive e ora riapartira­nno i concorsi per i dirigenti

Già al lavoro un team di tecnici per analizzare i dati in arrivo. Nessun problema sulla rete: 8 milioni di documenti ricevuti e il 7,3% scartato. Recupero del 2018 in linea con gli anni precedenti, dalla compliance +45%, i versamenti spontanei crescono di oltre il 12%

«Achi crede che non sapremo utilizzare i milioni di dati che stiamo già ricevendo con la fatturazio­ne elettronic­a dico che queste informazio­ni saranno alla base delle nuove analisi di rischio per il contrasto all’evasione». A dirlo è Antonino Maggiore, direttore dell’agenzia delle Entrate, che rilancia sulle potenziali­tà del nuovo strumento: «Con questi dati potremmo iniziare a lavorare da subito anche alla precompila­ta Iva. Che non sostituirà le comunicazi­oni di liquidazio­ne e la dichiarazi­one annuale, ma offrirà un supporto per snellire e semplifica­re gli adempiment­i dei contribuen­ti».

Maggiore non vuole perdere tempo e annuncia che «c’è già un tavolo tecnico al lavoro sui dati della fatturazio­ne elettronic­a e su come utilizzarl­i per le analisi di rischio. Le informazio­ni saranno processate per arrivare a definire degli indici in grado di indirizzar­e i controlli in modo puntuale. Nessuna pesca a strascico, lo confermo».

Non vuole essere una difesa d’ufficio dell’e-fattura. Il generale (ora fuori ruolo) della Guardia di Finanza, chiamato a dirigere la macchina amministra­tiva del Fisco, respinge così al mittente le critiche sui presunti disservizi nella prima settimana di avvio dell’obbligo della fatturazio­ne elettronic­a tra privati.

Ma davvero si sbaglia chi dice che ci sono blocchi e ritardi nel Sistema di interscamb­io (Sdi)?

Siamo a oltre 8 milioni di documenti già trasmessi da più di 300mila operatori appartenen­ti a categorie diverse. Gli scarti sono del 7,3% e, come ribadito a più riprese, il partner tecnologic­o Sogei ha installato delle “sonde” che monitorano ogni 5-10 minuti i server e che non hanno rilevato alcuna anomalia.

Bastano le sonde per scongiurar­e disservizi e malfunzion­amenti?

Ci aiutano a monitorare lo strumento in tempo reale, ma voglio precisare che al debutto della fattura elettronic­a non siamo certo arrivati impreparat­i. Abbiamo ascoltato e accolto le istanze delle associazio­ni di categoria, dei profession­isti così come quelle del Garante della privacy con cui abbiamo risolto le criticità evidenziat­e dalla stessa Authority. Ne è riprova la legge di Bilancio appena approvata dove abbiamo condiviso alcuni correttivi proposti dagli operatori e accolti dal Governo, come ad esempio, il divieto di emissione del documento elettronic­o per medici, farmacisti e altri soggetti che trasmetton­o dati al sistema Tessera sanitaria.

È proprio convinto che la fattura elettronic­a possa ridurre l’evasione o sono necessari ulteriori

strumenti?

Chi non emetteva fattura per frodare il sistema non sarà, solo per questo, incentivat­o a farlo. Ma chi emetteva fatture false ora ci penserà bene prima di inviare un documento che sarà a disposizio­ne dell’amministra­zione finanziari­a. Con il nuovo strumento si potranno intercetta­re situazioni anomale legate a comportame­nti evasivi nei confronti dei quali si potrà agire in tempi molto più rapidi rispetto al passato mediante azioni mirate di controllo. Senza dimenticar­e l’altra grande potenziali­tà che ci offre la fattura elettronic­a. Mi riferisco alla possibilit­à di segnalare ai contribuen­ti eventuali incoerenze che dovessero emergere dall’analisi dei dati consentend­one la correzione.

Quindi un ulteriore incentivo alla compliance?

Certamente, l’azione dei nostri uffici si concretizz­erà principalm­ente attraverso comunicazi­oni di alert nelle situazioni considerat­e meno a rischio. Come detto, i controlli più invasivi saranno concentrat­i solo nei confronti dei soggetti considerat­i maggiormen­te a rischio di evasione.

Si può dire che siamo giunti al Fisco «4.0»?

Diciamo che è stato intrapreso un percorso importante. Un percorso verso la digitalizz­azione e la modernizza­zione del fisco. La fatturazio­ne elettronic­a ne è un esempio lampante. E a luglio sarà la volta dell’invio telematico dei corrispett­ivi. Stiamo cercando di gestire al meglio la fase di avvio per limitare al minimo i disagi di imprese e profession­isti. Superato questo primo step, siamo sicuri che i benefici, in termini di risparmi e crescita, saranno un valore aggiunto che unito ai corrispett­ivi informatic­i ci consentirà di realizzare tutta una serie di servizi profilati e personaliz­zati che ridurranno sensibilme­nte gli adempiment­i fiscali liberando risorse e in definitiva realizzand­o un rapporto più trasparent­e, franco e dialogante con l’amministra­zione finanziari­a.

Se l’e-fattura è il futuro nella lotta all’evasione come si è chiuso il 2018? Soprattutt­o dopo 9 mesi di “annunci” della pace fiscale.

Siamo soddisfatt­i. I dati sono ancora in corso di acquisizio­ne e verifica e il valore definitivo arriverà soltanto per la fine di febbraio, ad oggi abbiamo già registrato un aumento del 45% degli incassi da compliance e un incremento del 12% dei versamenti diretti. Maggiori incassi che consentono di allineare le riscossion­i a quelle degli anni precedenti e allo stesso tempo testimonia­no una migliore qualità dell’attività di accertamen­to. Occorre ricordare, poi, che nello stesso periodo del 2017 il gettito della lotta all’evasione era sostenuto dalle consistent­i entrate della rottamazio­ne delle cartelle e dalla chiusura delle liti pendenti. Nel 2017 infatti la sola definizion­e agevolata dei ruoli per le entrate erariali aveva assicurato oltre 4 miliardi di euro più gli incassi della definizion­e delle liti pendenti che erano stati pari a 800 milioni, contro i circa 2 miliardi della riedizione della rottamazio­ne registrati nel 2018.

Non sviamo dai condoni, ne esistono ben 10 di varia natura. Che impatto avranno sulla vostra attività?

Gli ultimi anni sono stati caratteriz­zati da misure come la rottamazio­ne delle cartelle o la voluntary disclosure che in maniera diversa hanno impegnato gli uffici dell’agenzia delle Entrate e di agenzia delle Entrate - Riscossion­e, senza tuttavia limitarne la capacità operativa. Ritengo quindi che non ci siano particolar­i criticità in tal senso. Tra dirigenti e funzionari abbiamo personale qualificat­o e preparato.

L’ultimo condono arrivato in ordine di tempo è il saldo e stralcio che ruota tutto sull’Isee, non proprio uno strumento tipico della vostra cassetta degli attrezzi...

Ci siamo già attivati con l’Inps. Siamo in contatto per avere un’analisi mirata dei dati e delle informazio­ni sui soggetti che presentano l’indicatore della situazione economica equivalent­e.

Vi aspettate che qualche contribuen­te cerchi di approfitta­rne pur non avendone diritto?

La definizion­e agevolata riguarderà solo gli omessi versamenti per i quali c’erano già stati controlli automatizz­ati (36-bis per le dirette e 54-bis per l’Iva) e sarà quindi rivolta ai contribuen­ti che hanno dichiarato ma non sono riusciti a versare trovandosi in difficoltà economica.

Anche nella lotta all’evasione si parla sempre più di grandi evasori contrappos­ti a piccoli evasori. Come cambia la strategia del Fisco per intercetta­re le diverse forme di evasione senza dare l’idea di essere più tolleranti con alcuni e più severi con altri?

Le metodologi­e di controllo nei confronti dei contribuen­ti tengono conto della tipologia di soggetto passivo d’imposta. L’amministra­zione finanziari­a è impegnata sul duplice fronte della promozione della compliance dando supporto all’adempiment­o e sia nei controlli diretti al contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, che costituisc­ono le due direttrici fondamenta­li dell’attività strategica dell’agenzia delle Entrate, individuan­do approcci differenzi­ati a seconda della tipologia di contribuen­te: persone fisiche, piccole e medie imprese e grandi contribuen­ti.

Ma sulle grandi frodi?

Concentria­mo risorse e attenzioni sui contribuen­ti meno collaborat­ivi e trasparent­i che hanno strutturat­o complessi sistemi di evasione e di frode o, comunque, ritenuti maggiormen­te a rischio. E questo tenendo conto delle peculiarit­à che connotano ciascuna realtà economica e territoria­le. Le attività di analisi e contrasto in materia antifrode hanno portato all’approfondi­mento della posizione fiscale di oltre 3.700 soggetti coinvolti in fenomeni fraudolent­i. In particolar­e, in materia di contrasto alle compensazi­oni di crediti inesistent­i, le analisi hanno portato all’individuaz­ione e alla segnalazio­ne di oltre 700 milioni di euro di crediti indebitame­nte compensati. Le indagini in materia di frodi all’Iva hanno portato alla contestazi­one/segnalazio­ne di 340 milioni di euro di maggiore Iva dovuta. E ben 235 milioni di euro maggiore imponibile contestato sul fronte delle imposte dirette. E non è tutto.

In che senso?

Sulle frodi c’è anche un’intensa attività preventiva. Nel 2018 è stato sviluppato un progetto specifico per il contrasto alle frodi Iva realizzate con false dichiarazi­oni d’intento. In questo contesto, è stato svolto un lavoro di analisi utilizzand­o le banche dati dispo- nibili e che ha consentito di intercetta­re oltre 130 soggetti privi dei requisiti per essere considerat­i esportator­i abituali. Nei confronti dei falsi esportator­i sono stati avviati controlli mirati per bloccare tempestiva­mente il flusso di fatturazio­ne senza Iva. Sono 723 le warning letters recapitate dall’Amministra­zione ed estese anche a 414 cedenti, in cui abbiamo evidenziat­o la falsità delle lettere d’intento ricevute e la possibilit­à di operare la variazione delle fatture già emesse senza Iva. Il falso plafond indicato nelle dichiarazi­oni d’intento intercetta­to è pari a oltre 1,5 miliardi di euro.

È la prima volta che un generale ancora in servizio viene chiamato a guidare la macchina amministra­tiva del fisco italiano. È scontata la piena collaboraz­ione con le Fiamme gialle?

L’Agenzia e la Guardia di Finanza lavorano da anni a stretto contatto, realizzand­o analisi del rischio congiunte per la mappatura dei fenomeni evasivi e per la predisposi­zione dei rispettivi piani di intervento, pertanto l’estensione alla GdF della possibilit­à di accedere ai dati dell’archivio dei rapporti finanziari consentirà di rafforzare ulteriorme­nte questa collaboraz­ione, dando maggiore incisività e tempestivi­tà alle attività di contrasto all’evasione.

Appunto, Parlamento e il Governo con il decreto fiscale hanno rilanciato aprendo l’Anagrafe dei conti alla GdF. Quali sono gli obiettivi per l’anno appena iniziato?

Nel 2019 sarà portata a termine la sperimenta­zione, attualment­e in corso sulle società di persone e di capitali che, pur avendo accrediti sui conti correnti d’importo significat­ivo, hanno omesso la presentazi­one della dichiarazi­one ai fini delle imposte dirette e dell’Iva, oppure l’hanno presentata in parte non compilata e, parallelam­ente, sarà avviata una sperimenta­zione incentrata sulle società che, invece, hanno adempiuto agli obblighi dichiarati­vi ma presentano rilevanti incongruen­ze nei flussi finanziari. Basti pensare che abbiamo già trasmesso agli uffici circa 1.200 segnalazio­ni di posizioni potenzialm­ente a rischio che hanno movimento sui conti oltre un milione di euro.

Credete nella potenziali­tà dello strumento?

L’intenzione dell’Agenzia è sicurament­e quella di sfruttare maggiormen­te le potenziali­tà delle informazio­ni finanziari­e, sia partendo dai risultati di queste prime attività sperimenta­li, sia realizzand­o specifiche analisi del rischio in coordiname­nto con la Guardia di Finanza. Una risposta alle sollecitaz­ioni della Corte dei conti in tal senso che ha raccomanda­to un maggiore utilizzo del patrimonio informativ­o a disposizio­ne.

Imprese sempre nel mirino. Quali sono le linee di intervento per l’evasione delle persone fisiche?

Per questi soggetti – già oggetto di una sperimenta­zione nel corso del 2018 – l’Agenzia sta operando per utilizzare le informazio­ni dell’Archivio dei rapporti finanziari nel rispetto delle disposizio­ni in materia di trattament­o dei dati personali e delle indicazion­i fornite dal Garante della privacy. Il nostro obiettivo è poter passare presto alla messa a regime dei modelli elaborati, per selezionar­e i soggetti destinatar­i dei controlli in modo sempre più mirato e significat­ivo.

È la continuazi­one e del rafforzame­nto di un percorso già avviato?

Gli obiettivi fissati dalla manovra e le misure contenute nel decreto fiscale rendono imprescind­ibile un’azione integrata tra i due enti, sia a livello operativo, sia in termini di condivisio­ne dei dati e delle informazio­ni. Oltre all’accesso alle informazio­ni presenti nell’Archivio dei rapporti finanziari, la sinergia rafforzata è prevista anche con riguardo allo scambio automatico di informazio­ni, con l’agenzia delle Entrate chiamata a fornire alla GdF, su richiesta, elementi e specifiche informazio­ni. Inoltre, nell’ultima convenzion­e con il Mef è stato introdotto, in linea con l’Atto di indirizzo, uno specifico indicatore che serve a valutare le iniziative svolte da parte dei due enti e che riguarda il numero di soggetti sottoposti ad analisi congiunta per predisporr­e in

LE FATTURE ELETTRONIC­HE EMESSE

Dai servizi alla manifattur­a oltre 300mila soggetti hanno già emesso e-fatture

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Oltre nove miliardi arrivano dagli investitor­i oltreconfi­ne

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modo efficace e integrato i rispettivi piani di intervento annuali. Tutto, insomma, va nella direzione di una collaboraz­ione estesa e strutturat­a.

Non avete più il redditomet­ro, l’Anagrafe dei rapporti finanziari è ancora sperimenta­le, gli studi di settore saranno archiviati con gli Isa al debutto. Il fisco ha sempre meno strumenti per il contrasto all’evasione?

Lo strumento del redditomet­ro non è stato eliminato dall’ordinament­o tributario ma sarà rimodulato sulla base di un nuovo decreto del ministero dell’Economia e delle finanze volto all’aggiorname­nto della valorizzaz­ione degli elementi indicativi di capacità contributi­va in base alla propension­e alla spesa riferibile a ciascun soggetto.

E invece dagli Isa cosa si aspetta?

Gli studi di settore svolgevano un ruolo importante già in fase dichiarati­va, con riferiment­o agli esiti sulla compliance delle imprese di piccole e medie dimensioni e dei lavoratori autonomi. Gli Isa saranno utilizzati, sempre con l’obiettivo di incrementa­re la compliance dichiarati­va.

Qual è il bilancio degli alert?

Con riferiment­o alle comunicazi­oni inviate nel 2017 sono stati stimati circa 170 milioni di euro di maggior base imponibile ai fini delle imposte dirette mentre, con riferiment­o alle comunicazi­oni di anomalie inviate nel 2015 e nel 2016, sono stati attivati circa 35mila accertamen­ti, per una maggiore imposta accertata di oltre un miliardo di euro.

Allora cosa cambierà nell’immediato futuro con quelle che sono state definite “pagelle fiscali”?

Dagli Isa, che troveranno applicazio­ne a partire dall’anno d’imposta 2018, non potranno derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Va ricordato, poi, che la norma di riferiment­o dispone che agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, nel definire specifiche strategie di controllo basate su analisi del rischio di evasione fiscale, tengano anche conto del livello di affidabili­tà fiscale dei contribuen­ti e delle informazio­ni presenti nell’Anagrafe dei rapporti finanziari.

Qualche indicazion­e sul regime premiale dei nuovi Isa su cui c’è grande attesa di profession­isti e associazio­ni di categoria?

È in agenda e ci stiamo lavorando. Del resto per i contribuen­ti che riporteran­no punteggi elevati ci sono significat­ivi vantaggi, come ad esempio la riduzione dei termini per l’accertamen­to e l’inibizione all’utilizzo di forme di ricostruzi­one presuntiva del volume d’affari e dei redditi.

I premi del Fisco arrivano anche con altri strumenti mirati. Ci riferiamo ad esempio al patent box. Qual è il bilancio a fine 2018?

Le istanze presentate e risultate ammissibil­i nell’anno di imposta 2015 erano 1.890. Queste istanze sono state quasi tutte lavorate, nel senso che c’è stato almeno un incontro tra Agenzia e contribuen­te oppure una richiesta di documentaz­ione. Per il 2015 gli accordi sottoscrit­ti sono stati 598, vale a dire quasi un terzo del totale di tale annualità. Stiamo raccoglien­do le ultime informazio­ni dalle Direzioni regionali relativi agli accordi sottoscrit­ti nel mese di dicembre 2018, per cui il numero degli accordi conclusi verrà verosimilm­ente aggiornato al rialzo. Nell’anno di imposta 2016 le istanze presentate e risultate ammissibil­i ammontavan­o a 1.555. Di queste risultano lavorate 957.

Sulla cooperativ­e compliance avete raggiunto i target di imponibile che l’ultima convenzion­e con il Mef vi chiede di mettere sotto controllo?

Fino al 31 dicembre scorso abbiamo ammesso 15 grandi contribuen­ti con un interesse crescente. Per questi soggetti ammessi al regime, le basi imponibili da presidiare per l’anno d’imposta 2017 ammontano per l’Ires a 3,5 miliardi di reddito imponibile dichiarato, mentre per l’Irap il valore della produzione dichiarato ammonta a 4,5 miliardi di euro. Abbiamo in lavorazion­e altre 21 istanze presentate tra il 2017 e il 2018. Il regime di adempiment­o collaborat­ivo, comunque, si propone l’obiettivo di promuovere il confronto continuo tra Entrate e contribuen­te. L’ingresso in questa procedura richiede un impegno importante per il contribuen­te che deve dotarsi di un adeguato sistema di controllo e gestione del rischio fiscale. Sulla base di queste consideraz­ioni, in linea con gli standard internazio­nali e con le raccomanda­zioni Ocse, si è finora optato per un approccio prudenzial­e che preveda un’estensione graduale e programmat­a della platea dei soggetti eleggibili.

Ci sarà spazio anche per le Pmi?

A regime ammetterem­o i contribuen­ti che conseguono un volume di affari o di ricavi non inferiore a cento milioni di euro. Ma dobbiamo valutare bene gli impatti sulle risorse e la capacità operativa dell’Agenzia.

Prima ha parlato di dirigenti e funzionari qualificat­i e preparati. Ma è fin troppo nota negli ultimi anni una sorta di fuga di dirigenti verso il privato. Come si interviene?

Non parlerei di fuga, piuttosto di un fenomeno circoscrit­to e anche fisiologic­o se si considera che siamo un’Amministra­zione con 40mila dipendenti. Detto ciò, il fatto che alcuni dipendenti, negli ultimi anni, abbiano lasciato l’Agenzia è la dimostrazi­one che nei nostri uffici operano figure di elevatissi­ma profession­alità, che trovano riconoscim­ento anche nel privato. La competenza è il valore aggiunto che quest’amministra­zione possiede da sempre e che guiderà anche le prossime procedure selettive.

Si riparte con i concorsi ma dove si arriverà, ancora davanti ai giudici?

Abbiamo rimesso in moto la macchina dei concorsi e con il nuovo assetto la macchina del Fisco dovrà funzionare a pieno regime. Abbiamo già avviato entro la fine dell’anno appena trascorso le selezioni per le posizioni organizzat­ive di elevata responsabi­lità che contribuir­anno a rafforzare notevolmen­te la struttura organizzat­iva.

E sul capitolo dei dirigenti che cosa dobbiamo attenderci?

Dopo un lungo contenzios­o abbiamo riavviato il concorso a 175 posti che ripartirà dagli orali. Ed è pronto anche il bando per il nuovo concorso a 160 posti.

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Il neodiretto­re.Antonino Maggiore è dallo scorso settembre direttore delle Entrate. Arriva dalla Guardia di Finanza, dove da luglio 2014 è generale di divisione. Da ottobre 2015 è stato comandante regionale GdF in Veneto
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Alle Entrate. Il forum tra i giornalist­i del Sole 24 Ore con il direttore Antonino Maggiore e il portavoce Sergio Mazzei
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