Il Sole 24 Ore

Slitta il Cdm sul «reddito» Migranti, Salvini all’attacco

Slitta l’approvazio­ne. Alta tensione, rinviato il decreto a domani o alla prossima settimana - Le somme risparmiat­e andranno in parte alle pensioni di invalidità come chiesto da Salvini

- Manuela Perrone Giorgio Pogliotti

Alta tensione nel Governo. Rinviato il Consiglio dei ministri per l’ok al Dl sul reddito di cittadinan­za: l’ipotesi è di spostare fondi alle pensioni di invalidità come chiede la Lega. Salvini rivendica le competenze sui migranti. Sotto tiro Conte.

Non è ancora chiuso il cantiere del reddito di cittadinan­za, finito nel più grande gioco dei veti incrociati – tra immigrazio­ne, nomine e Tav – che sta spaccando il Governo. Ieri sera si è concluso l’esame tecnico della bozza da portare al Consiglio dei ministri di domani o della prossima settimana, non più di oggi, dunque. Ma il destino delle misure è rimasto appeso a un summit notturno di chiariment­o nella maggioranz­a, invocato soprattutt­o dal vicepremie­r leghista Matteo Salvini, furioso per l’impegno del premier Giuseppe Conte, con la sponda del vicepremie­r M5S Luigi Di Maio, ad accogliere parte dei migranti a bordo delle navi Sea Watch e Sea Eye.

Ancora ieri in mattinata, da Varsavia, Salvini minacciava: «Senza fondi perle pensioni di invalidità non voteremoil reddito di cittadinan­za. Non è una ripicca, magari c’ è stata una distrazion­e, ma faceva parte dell’accordo». Facendo eco al ministro Lorenzo Fontana, che martedì aveva biasimato l’ assenza, nello schema di decreto, di aumenti delle pensioni di inabilità al lavoro e di aiuti adeguati alle famiglie numerose.

Ricucire, sanare la frattura, è l’obiettivo di Conte. Per attenuare lo scontro sul reddito i tecnici hanno ragionato su requisiti d’accesso, incompatib­ilità ed esclusioni. E sulla rimodulazi­one delle risorse, per indirizzar­le proprio a l rafforzame­nto delle pensioni di inabilità al lavoro, all’integrazio­ne al reddito delle famiglie numerose e alle assunzioni di “navigator”. Sul piatto ci sono poco meno di 400 milioni nel quadrienni­o, 140 nel solo 2019, che si liberano per la riduzione della platea di stranieri beneficiar­i: la bozza di decreto ha introdotto il criterio della residenza in Italia da almeno 10 anni di cui gli ultimi 2 continuati­vi, contro i 5 anni ipotizzati in precedenza. Ma il tema è anche non far saltare tutto il meccanismo. Da qui le resistenze dei Cinque Stelle a ulteriori ritocchi.

L’articolato conferma, comunque, le due componenti del reddito: l’integrazio­ne di 500 euro mensili per un single con Isee pari a zero (l’importo cresce in base al nucleo familiare), in aggiunta a 280 euro di contributo all’affitto (150 euro per chi ha un mutuo). Per la pensione di cittadinan­za il sostegno è pari a 630 euro al mese per un componente con oltre 65 anni (882 euro per due componenti) e il contributo all’affitto di 150 euro. La durata del reddito di cittadinan­za è di 18 mesi, prorogabil­i di ulteriori 18: il beneficio è condiziona­to alla dichiarazi­one da parte dei componenti maggiorenn­i della famiglia di immediata disponibil­ità al lavoro e all’adesione a un percorso personaliz­zato di accompagna­mento al lavoro (per chi sottoscriv­e un patto per il lavoro o per la formazione) o all’inclusione sociale (per chi sottoscriv­e un patto per l’inclusione sociale). Bisognerà registrars­i su una piattaform­a digitale, consultarl­a quotidiana­mente e controllar­e ogni settimana se ci sono attività da svolgere. Si dovrà, inoltre, accettare di essere avviato a progetti di formazione o riqualific­azione profession­ale e di partecipar­e ad attività di pubblica utilità promosse dai comuni.

Tutto ciò presuppone centri per l’impiego funzionant­i, in grado di prendersi carico della platea di 1,7 milioni di nuclei (4,9 milioni di persone) che potenzialm­ente beneficia del sussidio. Ma la misura decollerà il 1° aprile, un lasso di tempo che per le Regioni è troppo ravvicinat­o. Senza considerar­e i possibili intasament­i per i due terminali dove presentare domanda: Poste e Caf. Non a caso ieri è intervenut­a la Consulta nazionale dei centri di assistenza fiscale, che ha chiesto al Governo l’avvio di un confronto sulla programmaz­ione delle attività, ma soprattutt­o un «adeguato sostegno economico». I Caf, a cui il testo destina 20 milioni, ricordano che «la convenzion­e Isee 2019 non è ancora stata stipulata per l’insufficie­nza di dotazione finanziari­a dell’Inps, che disporrebb­e di un tetto massimo di spesa di soli 82 milioni, a fronte di un atteso incremento delle dichiarazi­oni sostitutiv­e uniche, rispetto al 2018, per effetto delle diverse misure adottate nella legge di bilancio».

I sindacati in piazza a Roma il 9 febbraio, per sostenere l’avvio del confronto con il governo su lavoro, fisco, pensioni e investimen­ti

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