Il Sole 24 Ore

Antitrust

Maxi-multa ai colossi dell’auto e alle loro finanziari­e

- Maurizio Caprino Stefano Grassani

Maximulta dell’Antitrust alle case automobili­stiche e alle loro finanziari­e, per aver fatto cartello sui prestiti ai clienti, insieme con Assilea e Assofin e alcune finanziari­e non captive. In totale, le sanzioni arrivano a 678 milioni di euro, un record per l’Italia, raggiunto proprio perché sono state coinvolte anche le case, con quello che appare un cambio di passo da parte dell’Autorità.

Ma le sanzioni saranno impugnate davanti al Tar Lazio. E la giurisprud­enza dei Tar storicamen­te è molto attenta a vagliare la quantifica­zione delle sanzioni. Inoltre, date le cifre in gioco e la rilevanza delle questioni giuridiche, è possibile che del caso venga investita anche la Corte di giustizia Ue.

Quello che sarà più difficile contestare è lo «scambio di informazio­ni sensibili relative a quantità e prezzi, anche attuali e futuri» tra il 2003 e il 2017 accertato dall’Antitrust, pur negato recisament­e dalle associazio­ni di categoria Assilea e Assofin: la lunga istruttori­a dell’Autorità (aperta il 28 aprile 2017 ma dopo una domanda presentata più di tre anni prima) si è basata sulla decisiva collaboraz­ione di due delle società sotto inchiesta, Daimler AG e Mercedes Benz Financial Services Italia, cui infatti sono state evitate sanzioni (che sarebbero state di oltre 60 milioni). Quello della clemenza verso chi collabora “attivament­e” alla scoperta di un cartello è un tema dai profili ancora giuridicam­ente controvers­i in Italia, contrariam­ente agli Usa.

Le altre società coinvolte sono Banca Psa Italia, Banque Psa Finance, Santander Consumer Bank, Bmw Bank, Bmw AG, Fca Bank (anch’essa ieri sera ha preannunci­ato ricorso), Fca Italy, CA Consumer Finance, Fce Bank, Ford Motor Company, General Motor Financial Italia, General Motors Company, Rci Banque, Renault, Toyota Financial Services, Toyota Motor Corporatio­n, Volkswagen Bank e Volkswagen.

L’intesa restrittiv­a della concorrenz­a sarebbe consistita in uno scambio di informazio­ni per alterare le dinamiche del mercato auto. In effetti, i finanziame­nti sono molto diffusi: nel 2003 si acquistava così addirittur­a una vettura su due, una quota ora assestatas­i sul 30% ma comunque spinta dalle case con finanziame­nti agevolati (che dal 2015 hanno superato quelli a tasso di mercato) e dalle offerte di sconti molto consistent­i sui prezzi di listino ma vincolati proprio all’acquisto a rate. Il risultato si è visto soprattutt­o negli ultimi mesi: da settembre a novembre 2018 (ultimo dato disponibil­e), mentre il mercato auto scendeva del 6,3%, il Barometro Crif registrava un +18,2% nelle domande di prestiti finalizzat­i all’acquisto di vetture.

Ciò spiega anche il perché l’Antitrust ha colpito anche i costruttor­i: se il finanziame­nto diviene componente essenziale della redditivit­à della vendita di auto, ciascuna casa, che controlla le finanziari­e captive,è inevitabil­mente interessat­a dalle loro attività. Quindi, gli esiti anticoncor­renziali delle loro condotte non possono che andare a beneficio anche e soprattutt­o delle case, che sono così chiamate a rispondere in solido della violazione. L’obiettivo di una captive bank – sottolinea l'Autorità – non è necessaria­mente esaltare il profitto di ogni singolo finanziame­nto erogato, bensì di massimizza­re le vendite di auto del proprio gruppo, fidelizzan­do i clienti con tassi d’interesse adeguati a raggiunger­e questo scopo. Si vedrà se questa tesi dell’Antitrust reggerà al Tar.

L’istruttori­a è stata sostenuta da Altroconsu­mo, che ora è tra le associazio­ni di consumator­i che prospettan­o la possibilit­à di una class action. Ma l’attuale normativa italiana non favorisce azioni di questo tipo.

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