Antitrust
Maxi-multa ai colossi dell’auto e alle loro finanziarie
Maximulta dell’Antitrust alle case automobilistiche e alle loro finanziarie, per aver fatto cartello sui prestiti ai clienti, insieme con Assilea e Assofin e alcune finanziarie non captive. In totale, le sanzioni arrivano a 678 milioni di euro, un record per l’Italia, raggiunto proprio perché sono state coinvolte anche le case, con quello che appare un cambio di passo da parte dell’Autorità.
Ma le sanzioni saranno impugnate davanti al Tar Lazio. E la giurisprudenza dei Tar storicamente è molto attenta a vagliare la quantificazione delle sanzioni. Inoltre, date le cifre in gioco e la rilevanza delle questioni giuridiche, è possibile che del caso venga investita anche la Corte di giustizia Ue.
Quello che sarà più difficile contestare è lo «scambio di informazioni sensibili relative a quantità e prezzi, anche attuali e futuri» tra il 2003 e il 2017 accertato dall’Antitrust, pur negato recisamente dalle associazioni di categoria Assilea e Assofin: la lunga istruttoria dell’Autorità (aperta il 28 aprile 2017 ma dopo una domanda presentata più di tre anni prima) si è basata sulla decisiva collaborazione di due delle società sotto inchiesta, Daimler AG e Mercedes Benz Financial Services Italia, cui infatti sono state evitate sanzioni (che sarebbero state di oltre 60 milioni). Quello della clemenza verso chi collabora “attivamente” alla scoperta di un cartello è un tema dai profili ancora giuridicamente controversi in Italia, contrariamente agli Usa.
Le altre società coinvolte sono Banca Psa Italia, Banque Psa Finance, Santander Consumer Bank, Bmw Bank, Bmw AG, Fca Bank (anch’essa ieri sera ha preannunciato ricorso), Fca Italy, CA Consumer Finance, Fce Bank, Ford Motor Company, General Motor Financial Italia, General Motors Company, Rci Banque, Renault, Toyota Financial Services, Toyota Motor Corporation, Volkswagen Bank e Volkswagen.
L’intesa restrittiva della concorrenza sarebbe consistita in uno scambio di informazioni per alterare le dinamiche del mercato auto. In effetti, i finanziamenti sono molto diffusi: nel 2003 si acquistava così addirittura una vettura su due, una quota ora assestatasi sul 30% ma comunque spinta dalle case con finanziamenti agevolati (che dal 2015 hanno superato quelli a tasso di mercato) e dalle offerte di sconti molto consistenti sui prezzi di listino ma vincolati proprio all’acquisto a rate. Il risultato si è visto soprattutto negli ultimi mesi: da settembre a novembre 2018 (ultimo dato disponibile), mentre il mercato auto scendeva del 6,3%, il Barometro Crif registrava un +18,2% nelle domande di prestiti finalizzati all’acquisto di vetture.
Ciò spiega anche il perché l’Antitrust ha colpito anche i costruttori: se il finanziamento diviene componente essenziale della redditività della vendita di auto, ciascuna casa, che controlla le finanziarie captive,è inevitabilmente interessata dalle loro attività. Quindi, gli esiti anticoncorrenziali delle loro condotte non possono che andare a beneficio anche e soprattutto delle case, che sono così chiamate a rispondere in solido della violazione. L’obiettivo di una captive bank – sottolinea l'Autorità – non è necessariamente esaltare il profitto di ogni singolo finanziamento erogato, bensì di massimizzare le vendite di auto del proprio gruppo, fidelizzando i clienti con tassi d’interesse adeguati a raggiungere questo scopo. Si vedrà se questa tesi dell’Antitrust reggerà al Tar.
L’istruttoria è stata sostenuta da Altroconsumo, che ora è tra le associazioni di consumatori che prospettano la possibilità di una class action. Ma l’attuale normativa italiana non favorisce azioni di questo tipo.