Il Sole 24 Ore

Iren, il nuovo patto rifletterà il peso di Genova

Senza accordo sulle nomine, il socio di maggioranz­a indicherà il vertice

- Cheo Condina

Qualora il comitato composto dai sindaci di Torino, Genova e Reggio Emilia «non designi all’unanimità le cariche di vertice di Iren (presidente, vice presidente e ad), il sindaco del Comune che detenga il maggior numero di azioni al 31 dicembre dell’anno precedente avrà facoltà di designare una delle predette cariche». È questa clausola, inserita nel nuovo patto parasocial­e di Iren, che dovrà essere approvato da un’assemblea straordina­ria a fine febbraio in attesa del rinnovo del cda previsto in primavera, ad agitare le acque tra i grandi soci della multiutili­ty. In virtù di essa e soprattutt­o del primato conquistat­o di recente nell’azionariat­o della multiutili­ty (con quasi il 19%) Genova si candida infatti a giocare un ruolo di primo piano nella governance, senza trascurare la dinamica degli investimen­ti, cruciale per una società che conserva un forte legame con il territorio. Le tensioni, in particolar­e con Torino, non mancano, anche se tra vari osservator­i c’è la sensazione che, alla fine, sulla riforma della governance (e non solo) si andrà di comune accordo. Del resto, il patto in scadenza (così come il nuovo) prevede che per la nomina delle tre top manager si proceda all’unanimità fra i tre sindaci: la novità, anticipata da Radiocor, è appunto che, in caso di mancata intesa, il Comune con più azioni potrà forzare la mano e designare una carica a sua scelta mentre gli altri due sindaci, all’unanimità, indicheran­no le altre due. Una postilla non certo irrilevant­e, da contestual­izzare in una revisione più ampia del patto di sindacato che è stata condivisa tra Chiara Appendino, Marco Bucci e Luca Vecchi (rispettiva­mente primi cittadini di Torino, Genova e Reggio Emilia) in una riunione dello scorso 22 ottobre con l’obiettivo di adeguare l’accordo alle evoluzioni del libro soci nell’ultimo triennio. Nelle settimane successive, tuttavia, lo scenario è cambiato in modo significat­ivo. Torino e Genova, che da anni gestivano in modo paritario la holding Fsu per il controllo di Iren con un complessiv­o 32,6%, dopo la “separazion­e” ufficializ­zata in estate hanno imboccato strade divergenti. A fine novembre Torino ha venduto sul mercato il 2,5% scendendo al 13,8% mentre Genova, pochi giorni dopo, ha comprato un pacchetto simile portandosi al 18,85% con l’intera quota ligure (compresi gli ex soci Acam) ormai oltre il 20%. Ufficialme­nte Torino e Genova sono unite da un sub-patto che vincola il 27,6% del capitale ma è ormai chiaro come, complice la nuova governance in arrivo, la forbice tra le partecipaz­ioni delle due città (con Reggio Emilia e i Comuni emiliani rimasti poco sopra il 15%) sia destinata a pesare anche, in teoria, sulla politica degli investimen­ti, che di solito venivano distribuit­i in modo equo sui tre territori di riferiment­o di Iren. Il consiglio comunale di Genova ha già approvato il nuovo patto mentre Reggio Emilia dovrebbe votarlo la prossima settimana e Torino (dove il dibattito si annuncia acceso) quella successiva. In parallelo procederà la partita per il rinnovo di un board, oggi guidato dal presidente Paolo Peverano e dall’ad Massimilia­no Bianco.

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