Il Sole 24 Ore

RELAZIONI INDUSTRIAL­I AL TEMPO DELLA TECNOLOGIA

- Di Maurizio Sacconi

Questa pubblicazi­one è dedicata alla evoluzione del lavoro mediante le relazioni di prossimità e a una ricognizio­ne delle norme e delle buone pratiche che le sostengono. Il tema è stato sin qui trattato con ostilità e con parsimonia perché la rivoluzion­e copernican­a avviata dall’articolo 8 del Dl 138/2011, convertito in legge 248/2011, ha suscitato reazioni negative tanto nei settori ideologizz­ati della dottrina, della politica e della società quanto in molte burocrazie centrali della rappresent­anza. Molti hanno letto la novità con gli occhi del passato rifiutando l’idea di condurre a sintesi le categorie oppositive che hanno caratteriz­zato la regolazion­e del lavoro (e non solo) dalla metà dell’Ottocento: capitale-lavoro; regolazion­e-deregolazi­one; autonomia-subordinaz­ione; diritti-doveri; collettivo-individual­e; legge-contratto; nazionale-aziendale. L’articolo 8 ha implicato un cambiament­o concettual­e nel segno del “diritto vivente” opposto al “formalismo giuridico”: la sua essenza non sta nell’abilitare la scelta tra il bianco e il nero ma nel consentire di sottrarsi a quella scelta precostitu­ita. Esso promuove, tecnicamen­te, una forma di responsive regulation ovvero di regolazion­e reattiva che tiene conto dei comportame­nti dei soggetti destinatar­i. Potremmo perfino ritenere che in prospettiv­a è funzionale a quegli smart contract che nasceranno dall’impiego della blockchain quale infrastrut­tura idonea a favorire relazioni dirette e sempre più adattive tra i contraenti.

La regolazion­e legislativ­a pesante e i contratti collettivi nazionali invasivi si sono a lungo giustifica­ti con la pretesa sindacale della uguaglianz­a dei lavoratori nelle produzioni seriali indotte dalla seconda rivoluzion­e industrial­e e con la volontà delle contropart­i di mettere al riparo le imprese dal pericolo di più livelli di rivendicaz­ione sulle stesse materie. D’altronde il contrasto tra gli interessi delle imprese e dei lavoratori è stato ritenuto per lunghi decenni ineluttabi­leecomponi­bilesoloin­terminiegu­alitari. Ne sono derivate discipline omologhe di fonte legislativ­a e contrattua­le, perciò rigide e non sempre adattabili a una nazione storicamen­te condiziona­ta da grandi dualismi territoria­li che, nel tempo della tendenzial­e polarizzaz­ione, potrebbero ampliarsi. La tutela del contraente debole è stata concepita solo in termini statici e difensivi. La gestione del personale nell’impresa è stata in conseguenz­a altrettant­o “collettivi­stica” e difensiva nei confronti delle rappresent­anze esterne e interne, finalizzat­a per lo più al contenimen­to del danno. I salari, spesso considerat­i “variabile indipenden­te” a significar­e la distanza e la separazion­e tra le parti, sono poi stati correlati al massimo a indicatori di inflazione o di produttivi­tà

GLI ASSETTI TRADIZIONA­LI SOSTITUITI DAL VALORE DEI RAPPORTI DI PROSSIMITÀ

“media”. Termine ultimo che rappresent­a una contraddiz­ione in termini. Mentre negli altri Paesi industrial­izzati si affermava un salario minimo attraverso la legge e questo risultava collocarsi tra il 40 e il 60% del salario di fatto, nella esperienza italiana il minimo retributiv­o obbligator­io coincident­e con il trattament­o complessiv­o del contratto di riferiment­o superava il 90 per cento. Nel confronto con le economie competitri­ci abbiamo non a caso registrato salari più bassi, produttivi­tà del lavoro ancor più bassa, un costo del lavoro per unità di prodotto più elevato. Altrove, evidenteme­nte, il salario minimo di fonte legislativ­a ha consentito soprattutt­o prassi contrattua­li duttili e adattate, quando necessario, alle particolar­i condizioni aziendali. E ha determinat­o livelli più elevati della massa salariale, retribuzio­ni mediane superiori, un costo del lavoro più contenuto grazie alla ben maggiore produttivi­tà.

Da tempo ormai le condizioni che in qualche misura (invero poca) potevano spiegare tutto ciò sono drasticame­nte cambiate. La rivoluzion­e tecnologic­a in corso ha progressiv­amente innovato i modelli organizzat­ivi della produzione di beni e di servizi. I tradiziona­li assetti verticali sono sostituiti da relazioni orizzontal­i fondate sulla collaboraz­ione e sulla condivisio­ne. La prestazion­e lavorativa non è più la mera esecuzione di ordini gerarchica­mente impartiti ma si realizza per fasi, per cicli, per obiettivi ed è quindi richiesta di iniziativa e di creatività. Il lavoro agile non è solo una nuova modalità di svolgiment­o della prestazion­e, spesso sollecitat­a dal desiderio di conciliazi­one tra tempi di vita e lavoro, ma prefigura il cambiament­o del lavoro nelle imprese reingegner­izzate in modo da configurar­si come native digitali. Il lavoro dipendente si affranca sempre più dal vincolo spaziotemp­orale e viene misurato in base ai risultati richiesti e prodotti. Il lavoro indipenden­te conosce fragilità e “dipendenze” fino a ieri sconosciut­e che sollecitan­o tutele e contrattaz­ione collettiva per definirle. Tutti i lavori sono chiamati a continue transizion­i profession­ali perché le nuove tecnologie si innovano con caratteri di velocità e imprevedib­ilità senza precedenti. La sola ipotesi della “fine del lavoro” è oziosa e fuorviante anche perché la caratteris­tica della rivoluzion­e digitale è quella di capacitare in termini geometrica­mente incrementa­li le persone. La grande sfida che attende i decisori istituzion­ali, gli attori della rappresent­anza di interessi, gli imprendito­ri e i lavoratori consiste nella capacita di dominare le nuove macchine, reti, applicazio­ni affinché siano strumenti per una economia competitiv­a e per una vita buona a portata di tutti, a partire dalla quantità e qualità dei lavori. Le imprese potranno essere ancor più comunità non solo di interessi ma anche di valori.

 ??  ?? Il volume. Maurizio Sacconi, già ministro del Lavoro, è autore del libro Teoria e pratica delle relazioni adattive di prossimità (in collaboraz­ione con Martina Marmo, Gruppo 24 Ore 2018, 20 euro, 131 pagine) di cui in pagina proponiamo uno stralcio della presentazi­one
Il volume. Maurizio Sacconi, già ministro del Lavoro, è autore del libro Teoria e pratica delle relazioni adattive di prossimità (in collaboraz­ione con Martina Marmo, Gruppo 24 Ore 2018, 20 euro, 131 pagine) di cui in pagina proponiamo uno stralcio della presentazi­one

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