Trump sul Muro non rinuncia e minaccia ancora poteri d’emergenza
Democratici sempre contrari alla barriera Nuovo round di colloqui Discorso in tono minore e intriso di fake news, secondo molti media
Dal nostro corrispondente «Una scelta tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia». Bianco o nero. Donald Trump, nel suo primo discorso alla nazione dallo Studio ovale ha utilizzato toni apocalittici per ribadire la proposta di costruire un muro al confine con il Messico contro «l’invasione degli immigrati». Responsabili, a suo dire, di gran parte dei mali del Paese. Ha elencato una lunga serie di dati su violenze, traffici, terrorismo, omicidi per sostenere la sua tesi. Sulla droga, che «lo scorso anno in America ha fatto più vittime della guerra in Vietnam». Sui «4.000 terroristi» arrivati dal Messico. E l’America alle 9 della sera si è fermata per seguire l’appello presidenziale a reti unificate. Trump è apparso sottotono, rispetto ai suoi standard oratori. Subito dopo è arrivata la risposta, sempre in diretta tv, dei due leader dell’opposizione al Congresso Nancy Pelosi e Chuck Schumer. E con una rapidità sorprendente ai tempi di internet, siti e network televisivi hanno snocciolato “fact-checks” sulle dichiarazioni di Trump. Un vero e falso dove si scopre, ad esempio, che è vero che la droga uccide tanto negli Stati Uniti, ma arriva soprattutto dai porti, via aerea e persino via posta. Non solo dal Messico, dove transita la marjiuana, ma non la gran parte dei traffici di eroina, fentanyl e cocaina. Lo stesso sui terroristi: quelli fermati al confine in Messico lo scorso anno sono stati solo sei, secondo Nbc. Gli altri 3.994 sono stati arrestati negli aeroporti e nelle città americane. È stato un discorso elettorale. La colpa per il blocco delle attività governative, lo shutdown arrivato al 20esimo giorno che da prima di Natale lascia senza stipendio 800mila dipendenti pubblici, è dei democratici. «L’unica soluzione – ha detto – è che i democratici approvino la mia proposta per difendere i nostri confini dall’invasione e riaprire il governo».
Trump vuole realizzare il suo «grande e bel muro» da 5,7 miliardi. «Questa è una crisi del cuore e una crisi dell’anima». Sugli oltre 3.500 chilometri di frontiera tra Stati Uniti e Messico ci sono già circa 1.000 km di barriere costruite nell’era di George W. Bush. Trump ne vuole realizzare altri 1.600, ma non è riuscito a erigerne neanche un metro nei primi due anni di presidenza, nonostante la maggioranza repubblicana al Congresso. Ora con il nuovo Congresso e la Camera a guida democratica le cose si complicano. E la frustrazione di Trump per la mancata realizzazione di una promessa elettorale molto sentita dalla sua base di sostenitori si è notata nel discorso dell’altra sera.
Il presidente, moderato per una volta, non ha offerto soluzioni. Invitato alla prudenza dai suoi stretti collaboratori, non ha proclamato l’emergenza nazionale - che pure dopo il discorso ieri è tornato a minacciare - per utilizzare i poteri militari e realizzare la barriera con altri capitoli di spesa. Il tema dell’invasione degli immigrati ha funzionato alle presidenziali 2016. Ma non è bastato a fargli vincere il voto di mid term. Anche ora, stando ai sondaggi, i temi del muro e dei migranti non sembrano essere tra le priorità degli americani.
NEW YORK
Arresti in calo
L’emergenza al confine tra Stati Uniti e Messico non appare, numeri alla mano, come il presidente americano Donald Trump la dipinge. Le statistiche della United States Border Patrol, la Polizia di frontiera Usa, registrano infatti negli ultimi vent’anni un trend di complessiva diminuzione degli attraversamenti illegali: se nel 2000 si era sfiorato il milione e 700mila persone, l’anno scorso si arriva a malapena a 400mila. È un dato in aumento rispetto a quello del 2017 (310mila circa) , che tuttavia rimane tra i più bassi degli ultimi anni.
Numero di arresti al confine tra Messico e Stati Uniti, per anno fiscale