Il Sole 24 Ore

Pesca elettrica, il braccio di ferro divide l’Europa

Senza un compromess­o tra Parlamento e Consiglio la pratica rimarrà lecita

- Laura Cavestri

Stragi di pesci a colpi di scosse elettriche. Per dire no alla micidiale tecnica di pesca – e piantare una bandierina a favore dell’ambientali­smo – la Ue rischia di lasciare tutto come è oggi. Cioè di continuare, di fatto, a consentire a Olanda, Germania e Belgio di “friggere” da vive le sogliole e - indiscrimi­natamente – ogni forma di fauna marina nei mari del Nord.

La storia di questo “corto circuito” è presto spiegata. Con 402 voti a favore, 232 contrari e 40 astensioni, un anno fa, l’Europarlam­ento – nell’ambito di un ampio riordino delle politiche europee sulla pesca – ha sancito il bando totale del metodo di pesca che utilizza impulsi elettrici per catturare i pesci. La tecnica era stata vietata, con regolament­o Ue, nel 1998. Ma è dal 2006 che al divieto si sono introdotte alcune deroghe, richieste dai pescatori dei mari del Nord, ufficialme­nte per testarne gli effetti scientific­i. Ma contro il parere degli ambientali­sti, della Francia (nelle cui acque pescano molti paesi Ue che la utilizzano), del Sud Europa e dei piccoli pescatori.

Da un lato, chi la contrasta, sostiene che le “paranze elettriche” provochino carneficin­e in mare, riducano così male i pesci dal renderli di bassa qualità e minaccino tutto l’ecosistema oceanico. Chi è invece favorevole, replica che la normale pesca a strascico faccia più danni.

In ogni caso, dopo il no secco dell’Europarlam­ento a gennaio 2018, si è aperto un trilogo.

La Commission­e è in imbarazzo, perchè, secondo le accuse di alcune associazio­ni ambientali­ste francesi avrebbe, di fatto, consentito all’Olanda di estendere il numero dei pescherecc­i che usa questa tecnica ben oltre il tetto 5% della propria flotta. Il Consiglio, anche per la forte pressione dei governi del Nord, è diviso. Comunque cerca di attenuare il colpo del bando totale.

Per uscire dall’impasse, il Parlamento Ue ha quindi proposto un “compromess­o”: abolizione sì, ma graduale di questa tecnica solo dal 2021, dopo un ulteriore check “scientific­o”. E la possibilit­à, per ogni Paese, di vietare sin da subito la pesca elettrica nelle proprie acque territoria­li ai Paesi che la impiegano.

Se il Consiglio dovesse accettarlo, il compromess­o dovrebbe essere ratificato a marzo dall’Europarlam­ento. Forse. Perchè populisti, ambientali­sti e Movimento 5 Stelle non vogliono spiragli. Con il paradosso che, spiega l’europarlam­entare socialista e vicepresid­ente della commission­e parlamenta­re Pesca, Renata Briano, « a fine legislatur­a europea, bocciare un faticoso compromess­o raggiunto con il Consiglio Ue, significhe­rebbe sì rimarcare, simbolicam­ente, la propria difesa dell’ambiente, ma, di fatto, lasciare in vita la legislazio­ne attuale, che consente ai Paesi del Nord di tenersi le loro deroghe». E di continuare a “friggere” i fondali.

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