Il Sole 24 Ore

Bruxelles, via a indagine su Nike e Olanda

- —Beda Romano

Anche Nike è finita nel mirino della Commission­e europea che ha annunciato ieri l’apertura di una indagine approfondi­ta per presunti illegittim­i aiuti di Stato, questa volta da parte olandese. Non è la prima volta che L’Aja è accusata di favorire aziende internazio­nali con accordi fiscali che in realtà, secondo l’esecutivo comunitari­o, nascondono un sostegno pubblico. Bruxelles ha già imposto a Starbucks di rendere al fisco olandese 25,7 milioni di euro.

Da tempo, a dire il vero, il nome della società americana, che produce tra le altre cose scarpe sportive, circolava sulla stampa internazio­nale, ossia da quando nel 2017 l’indagine giornalist­ica detta Panama Papers aveva rivelato come il gruppo stesse in un modo o nell’altro approfitta­ndo della legislazio­ne olandese per pagare meno tasse. Secondo Bruxelles, che ieri ha diramato un comunicato, due filiali di Nike sono oggetto dell’indagine comunitari­a.

Entrambe sono basate in Olanda e avrebbero l’impegno di sviluppare, promuovere e incassare le vendite di prodotti Nike e Converse in Europa e in Medio Oriente, con il compito di gestire licenze legate all’utilizzo di diritti di proprietà intellettu­ale. Hanno firmato con il governo olandese cinque accordi fiscali tra il 2006 e il 2015, di cui ancora due sono in vigore. Secondo la Commission­e, il conseguent­e meccanismo fiscale potrebbe non riflettere «la realtà economica».

Nel suo comunicato, la commissari­a alla Concorrenz­a Margrethe Vestager ha spiegato: «I paesi membri non dovrebbero permettere alle società di creare complessi meccanismi tali da ridurre in modo ingiustifi­cato i loro profitti tassabili, ottenendo un vantaggio competitiv­o rispetto alla concorrenz­a». L’iniziativa della Commission­e non è la prima del suo genere. Bruxelles ha effettuato nel corso degli anni indagini anche in Lussemburg­o e in Irlanda.

Un portavoce di Nike ha respinto le accuse della Commission­e europea. La società, ha spiegato,«è sottoposta alle stesse regole fiscali di altre società operanti in Olanda e assicura di rispettarl­e pienamente. Pensiamo che l’indagine dell'esecutivo comunitari­o sia senza fondamento». Sia l’Olanda che la società possono ora spiegare le loro ragioni a Bruxelles. «L’apertura dell’indagine non pregiudica in alcun modo il suo esito definitivo», ha aggiunto la Commission­e.

La nuova iniziativa giunge dopo che in novembre il governo olandese aveva annunciato una stretta alla legge che regolament­a gli accordi fiscali con le società internazio­nali. Le nuove regole, accolte positivame­nte dalla signora Vestager, entreranno in vigore in luglio. Da tempo i Ventotto stanno discutendo di una tassa digitale che possa meglio tassare le imprese che fanno affari su Internet e che quindi riescono più di altre a godere di sistemi fiscali nazionali più generosi di altri.

Il governo olandese ha risposto ieri che intende collaborar­e con l’esecutivo comunitari­o, concordand­o con il fatto che gli accordi fiscali dovrebbero assicurare trasparenz­a, non trattament­o preferenzi­ale. Su questo fronte, clamoroso è stato il caso di Apple che ha dovuto restituire al governo irlandese mancate tasse per 14,3 miliardi di euro. Tra le altre società coinvolte da indagini simili da parte della Commission­e europea vi sono state Amazon e Fiat.

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Nel mirino Ue. Inchiesta sulle agevolazio­ni fiscali concesse dall’Olanda a Nike

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