BTp, segnali incoraggianti dalla prima asta dell’anno
Il clima più disteso e i tassi più bassi sui titoli di Stato italiani trovano conferma nel collocamento di Buoni a 3, 7 e 30 anni: il Tesoro raccoglie 6,5 miliardi di euro
Tassi in calo e buona domanda. Questo il responso in sintesi delle aste BTp di ieri (le prime dopo l’ok di Bruxelles alla manovra di bilancio) con cui il Tesoro ha raccolto un controvalore complessivo di 6,5 miliardi di euro, il massimo della forchetta.
Dopo l’ok alla manovra.
Tassi in calo e buona domanda. Questo il responso in sintesi delle aste di ieri con cui il Tesoro ha raccolto un controvalore complessivo di 6,5 miliardi di euro, il massimo della forchetta. Si è trattato del primo collocamento per titoli a mediolungo termine dopo l’ok di Bruxelles alla manovra di bilancio che ha escluso l’apertura della procedura di infrazione sui conti dell’Italia. In quel clima più teso invece si erano svolte (a novembre e dicembre) le ultime rispettive aste.
Di conseguenza il miglioramento dei tassi era prevedibile, oltreché già scontato dal mercato secondario di cui il primario (aste) funge sostanzialmente da notaio (è davvero raro e sarebbe strano il contrario osservare infatti tassi sul mercato primario disallineati rispetto al secondario).
Passando ai numeri il Tesoro ha assegnato 3 miliardi di euro del BTp a 3 anni ottobre 2021 a un rendimento pari all’1,07%, in calo dall’ 1,98% dell’ultimo collocamento del 6 dicembre: la domanda è stata 1,49 volte l’offerta. Bene anche l’esito del titolo a 7 anni (scadenza novembre 2025), collocato per 2,25 miliardi al 2,35% rispetto al 3,12% del precedente collocamento risalente a metà novembre (la fase più critica dei rapporti con Bruxelles e non a caso quella in cui i tassi della curva italiana si sono impennati). Su questo titolo il rapporto di copertura (domanda/offerta) è stato più alto: 1,64 rispetto a 1,52 di novembre.
È andata apparentemente meno bene al titolo a 30 anni che ha visto salire il tasso in asta (3,68%) rispetto a quello della precedente emissione (3,55%). La domanda, seppur non altissima, tuttavia è cresciuta (1,35 volte l’importo offerto rispetto al rapporto di 1,28 precedente). Tuttavia se si prende il rendimento del titolo a 30 anni sul mercato secondario a metà novembre (4,13%) i 365 punti base fissati ieri dal Tesoro rappresentano un calo di circa 50 punti base che dimostrano che anche il 30 anni ha trovato ieri il favore degli investitori.
I collocamenti di ieri - che fanno seguito ai 7 miliardi “battuti” dal Tesoro sui BoT a 12 mesi di giovedì confermano un clima più disteso sulla carta italiana e, domanda alla mano, provano che gli investitori (nazionali ed esteri) giudicano favorevole l’attuale rischio/rendimento offerto dall’Italia che va ricordato essere il più alto in termini reali dell’Europa (Grecia esclusa).
Allo stesso tempo i tassi attuali riflettono un clima più disteso rispetto ai picchi di tensione raggiunti a metà novembre. Siamo tuttavia ancora molto distanti dai livelli di serenità di inizio maggio. Lo spread BTp-Bund ieri ha chiuso a 268 punti, circa 150 punti più in alto rispetto a maggio. Cosa c’è da aspettarsi per i prossimi mesi? «Non credo che le elezioni europee in primavera, il prossimo market mover per il settore, determineranno ribaltoni - spiega Angelo Drusiani, esperto del mercato obbligazionario di Banca Albertini Syz -. Per questo motivo mi aspetto una discesa dei tassi della curva italiana, seppur lenta e non marcata. Non ci sono al momento le condizioni per rivedere i rendimenti del periodo pre-crisi».