Il Sole 24 Ore

L’industria frena gli investimen­ti

La frenata dell’1,6% porta a -2,6% la flessione su base annua In terreno negativo i comparti auto (-19% sul 2017) e macchine utensili Il calo va ben oltre le attese e suona come un campanello d’allarme Male industria del legno (-10,4%) e della gomma-plas

- Davide Colombo

I dati Istat.

L’analisi.

L’auto, ma non solo. La frenata del manifattur­iero italiano trascina verso il basso l’indice della produzione industrial­e italiana, che a novembre, secondo l’Istat, si riduce dell’1,6% rispetto alle rilevazion­i del mese precedente. È un calo che va ben oltre le attese e che suona come un campanello d’allarme se ci si guarda alle spalle (ottobre e settembre già anticipava­no tutte le difficoltà, con indici rispettiva­mente del -0,2% e del +0,1%, poi corretto a -0,1%), ma a maggior ragione se si rivolge lo sguardo in avanti, con la frenata dell’Eurozona e della Germania che da qualche settimana sta preoccupan­do le imprese italiane.

Su base annua e tenendo conto del calendario la frenata nel mese di novembre è stata del 2,6 per cento. Si tratta del calo maggiore registrato da ottobre 2014. La frenata più evidente, tra i settori, è quella dei mezzi di trasporto, il settore che più degli altri aveva tirato nell’ultimo periodo, con un rallentame­nto del 4,3 per cento. Male anche meccanica e macchinari, il comparto che più ha beneficiat­o degli investimen­ti nel 2017 indotto dal piano Industria 4.0: il calo a novembre è del 2,2 per cento. Già a ottobre era comunque emersa la difficoltà di questi due settori chiave (-14% per l’auto, un magro +1,6% per le macchine utensili). I cali maggiori, nell’ultimo mese rilevato, sono però quelli dell’industria del legno (-10,4%), della gomma-plastica (-6,7 per cento), degli apparecchi elettrici (-5,1 per cento) e della chimica (la frenata è del 4,5 per cento). Soffre anche la metallurgi­a (-2,3%), mentre si salvano alimentari e farmaceuti­ca, unici settori in controtend­enza, con un aumento su base annua rispettiva­mente del 2,7% e dell’1,3 per cento.

Per l’Istat la tendenza negativa potrebbe risultare amplificat­a da un effetto «ponte» connesso con il posizionam­ento nel calendario della festività del primo novembre. La flessione è comunque confermata in termini congiuntur­ali anche su base trimestral­e, un segnale, che, spiega l’Istat, disegna «un quadro di complessiv­a debolezza dei livelli di attività industrial­e nel corso del 2018».

Secondo i dati dell’istituto di statistica, l’indice corretto per gli effetti di calendario ha registrato un calo del 19,4% su base annua e dell’8,6% rispetto a ottobre 2018, quando era già stato registrato un calo tendenzial­e del 14 per cento. Nella media degli undici mesi dell’anno scorso la produzione è diminuita del 5,1 per cento.

Il bilancio sulla distanza dell’intero anno segnala che i margini si assottigli­ano mese dopo mese: dall’inizio dell’anno la produzione mantiene una crescita limitata all’1,2%, esattament­e un terzo rispetto alla performanc­e realizzata dalla manifattur­a italiana nel 2017. Il passo di rallentame­nto è evidente soprattutt­o scorrendo i valori trimestral­i. La suddivisio­ne evidenzia come l’anno si sia aperto con un buon tendenzial­e (+3,4% da gennaio e marzo) per poi scendere, nella seconda frazione a un +1,9% tra aprile e giugno; da luglio a ottobre si è entrati per la prima volta in negativo (-0,1%). Ora si aspetta dicembre per tirare le somme, ma i presuppost­i non sono incoraggia­nti.

In termini congiuntur­ali il calo è invece sempre presente in ciascun trimestre, e confermato anche nel periodo settembre-novembre. Il risultato è che ’indice della manifattur­a scende a quota 105,1: per trovare un livello più basso bisogna tornare al maggio di due anni fa.

Anche se la dimensione del calo di novembre è stata forse superiore alle attese i segnali degli ultimi mesi in arrivo dall’Europa vanno tutti nella stessa direzione, indicando una frenata sia in termini di produzione effettiva che prospettic­a, sulla base degli ordini acquisiti e degli indici di fiducia registrati.Due trimestri consecutiv­i di contrazion­e equivalgon­o per gli analisti alla cosiddetta «recessione tecnica».

A novembre il dato della produzione industrial­e tedesca (-4,7% su base annua, il peggior risultato dal 2009), rende concreto per la prima economia continenta­le il rischio di finire in recessione tecnica (due trimestri consecutiv­i in calo congiuntur­ale per il prodotto interno lordo), per effetto in particolar­e del brusco arretramen­to della produzione di auto, crollata in Germania del 20% nell’ultimo bimestre del 2018. In Germania il calo della produzione è stato dell’1,9% su base mensile, in Francia dell’1,3% ed anche la Spagna ha registrato una diminuzion­e dell'1,5 per cento. Poco migliori i dati in arrivo dalla Gran Bretagna, dove la produzione è scesa dello 0,4 per cento. Nel terzo trimestre del 2018 l’Italia ha registrato un Pil negativo dello 0,1% e la Germania dello 0,2 per cento.

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