Le imprese iniziano a frenare investimenti e occupazione
Le attese sono decrescenti Positive sull’occupazione ma senza turn over generale
Nell’ultimo mese del 2018, mentre Governo e Parlamento erano alle prese con la legge di Bilancio, i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale si sono nettamente deteriorati. Il saldo tra le attese di aumento o diminuzione delle spese per investimenti da effettuare nel nuovo anno è rimasto in territorio positivo ma su livelli più bassi dal 2014, mentre sono peggiorati i giudizi sulle condizioni “di contesto” per investire, in questo caso tornando ai minimi del 2013.
Non sono difficili da interpretare i risultati dell’ultima Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita realizzata dalla Banca d'Italia e in pubblicazione lunedì prossimo, 14 gennaio. Risultati che fotografano un sentiment delle imprese che sembra muoversi lungo la stessa direzione presa ormai da mesi da vari indici di fiducia e dagli indicatori sintetici sullo stato della congiuntura.
Le aspettative decrescenti delle aziende sul trend (sono oltre mille con più di 50 dipendenti quelle coinvolte nel sondaggio effettuato tra il 26 novembre e il 17 dicembre scorsi) si coniugano con attese di inflazione a loro volta in calo, sulla spinta, si presume, del netto rallentamento dei prezzi dei beni energetici in novembre e del prezzo del petrolio nella prima metà di dicembre. Rispetto alla rilevazione di settembre, in particolare, ora i produttori “vedono” un calo dell’inflazione al consumo di un decimale su tutti gli orizzonti temporali (all'1,6% a sei mesi, 1,7 a un anno, 1,8 a due anni e 1,9% fra 3 e 5 anni).
Nell'ultimo trimestre del 2018 il saldo tra giudizi di miglioramento e di peggioramento sulla situazione economica generale è passato da -18 a -40, «accentuando una tendenza negativa - annotano gli analisti di Bankitalia - che ha caratterizzato l’intero anno passato». Il malessere è diffuso in tutti i settori ma è maggiore nell'industria, dove la bilancia tra meglio o peggio è passata dal -18,3 del terzo trimestre al -44,5 del quarto. E guardando al 2019 il quadro non cambia: sale dal 37 al 49% la probabilità media assegnata a un’invarianza della congiuntura nei prossimi tre mesi e, per la prima volta da quattro anni, il saldo fra le attese di miglioramento/peggioramento delle proprie condizioni operative a breve è tornato in negativo in tutti i comparti (-11 nel complesso; -10 nell'industria dal -3 di settembre).
Passa in negativo (da 3 a -2) anche il bilancio dei giudizi sulla domanda dell’ultimo trimestre e si riduce pure quello sulla domanda estera (da 12 a 5), un segnale che non fa ben sperare sul risultato finale del Pil 2018 e l’eredità statistica che ne seguirà. Tanto è vero che sui primi tre mesi del nuovo anno i giudizi sulla domanda si ridimensionano, pur rimanendo nel bilancio positivi: da 15 a 7 per la domanda interna, da 19 a 16 per quella estera.
Sugli investimenti, il saldo tra aziende che pianificano un’espansione degli acquisti in conto capitale rispetto a quelle che non lo fanno rimane in media positivo (11%) ma, come si diceva, ridiscende ai minimi da quattro anni, mentre si annulla nel settore delle costruzioni. Mentre per i primi sei mesi del 2019 il saldo scende a 9 (da 11 di settembre) e passa in negativo per l’edilizia (-4 punti).
Infine l’occupazione. Le attese restano favorevoli ma su equilibri che non annunciano certo quel turn over generalizzato cui punta il governo anche grazie alle nuove misure previdenziali: la differenza tra aziende che intendono assumere nel prossimo trimestre rispetto a quelle che invece ridurranno gli organici resta positiva (4%) ma varia nei comparti. Si migliora nei servizi (da 0,5 a 3), tiene l’industria in senso stretto (da 8 a 7), calano le costruzioni (da -2 a -6). Segnalano gli analisti di Bankitalia che le attese si fanno più favorevoli fra le imprese del Nord Est e tra quelle oltre i mille addetti.