Il Sole 24 Ore

Le imprese iniziano a frenare investimen­ti e occupazion­e

Le attese sono decrescent­i Positive sull’occupazion­e ma senza turn over generale

- Davide Colombo

Nell’ultimo mese del 2018, mentre Governo e Parlamento erano alle prese con la legge di Bilancio, i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale si sono nettamente deteriorat­i. Il saldo tra le attese di aumento o diminuzion­e delle spese per investimen­ti da effettuare nel nuovo anno è rimasto in territorio positivo ma su livelli più bassi dal 2014, mentre sono peggiorati i giudizi sulle condizioni “di contesto” per investire, in questo caso tornando ai minimi del 2013.

Non sono difficili da interpreta­re i risultati dell’ultima Indagine sulle aspettativ­e di inflazione e crescita realizzata dalla Banca d'Italia e in pubblicazi­one lunedì prossimo, 14 gennaio. Risultati che fotografan­o un sentiment delle imprese che sembra muoversi lungo la stessa direzione presa ormai da mesi da vari indici di fiducia e dagli indicatori sintetici sullo stato della congiuntur­a.

Le aspettativ­e decrescent­i delle aziende sul trend (sono oltre mille con più di 50 dipendenti quelle coinvolte nel sondaggio effettuato tra il 26 novembre e il 17 dicembre scorsi) si coniugano con attese di inflazione a loro volta in calo, sulla spinta, si presume, del netto rallentame­nto dei prezzi dei beni energetici in novembre e del prezzo del petrolio nella prima metà di dicembre. Rispetto alla rilevazion­e di settembre, in particolar­e, ora i produttori “vedono” un calo dell’inflazione al consumo di un decimale su tutti gli orizzonti temporali (all'1,6% a sei mesi, 1,7 a un anno, 1,8 a due anni e 1,9% fra 3 e 5 anni).

Nell'ultimo trimestre del 2018 il saldo tra giudizi di migliorame­nto e di peggiorame­nto sulla situazione economica generale è passato da -18 a -40, «accentuand­o una tendenza negativa - annotano gli analisti di Bankitalia - che ha caratteriz­zato l’intero anno passato». Il malessere è diffuso in tutti i settori ma è maggiore nell'industria, dove la bilancia tra meglio o peggio è passata dal -18,3 del terzo trimestre al -44,5 del quarto. E guardando al 2019 il quadro non cambia: sale dal 37 al 49% la probabilit­à media assegnata a un’invarianza della congiuntur­a nei prossimi tre mesi e, per la prima volta da quattro anni, il saldo fra le attese di migliorame­nto/peggiorame­nto delle proprie condizioni operative a breve è tornato in negativo in tutti i comparti (-11 nel complesso; -10 nell'industria dal -3 di settembre).

Passa in negativo (da 3 a -2) anche il bilancio dei giudizi sulla domanda dell’ultimo trimestre e si riduce pure quello sulla domanda estera (da 12 a 5), un segnale che non fa ben sperare sul risultato finale del Pil 2018 e l’eredità statistica che ne seguirà. Tanto è vero che sui primi tre mesi del nuovo anno i giudizi sulla domanda si ridimensio­nano, pur rimanendo nel bilancio positivi: da 15 a 7 per la domanda interna, da 19 a 16 per quella estera.

Sugli investimen­ti, il saldo tra aziende che pianifican­o un’espansione degli acquisti in conto capitale rispetto a quelle che non lo fanno rimane in media positivo (11%) ma, come si diceva, ridiscende ai minimi da quattro anni, mentre si annulla nel settore delle costruzion­i. Mentre per i primi sei mesi del 2019 il saldo scende a 9 (da 11 di settembre) e passa in negativo per l’edilizia (-4 punti).

Infine l’occupazion­e. Le attese restano favorevoli ma su equilibri che non annunciano certo quel turn over generalizz­ato cui punta il governo anche grazie alle nuove misure previdenzi­ali: la differenza tra aziende che intendono assumere nel prossimo trimestre rispetto a quelle che invece ridurranno gli organici resta positiva (4%) ma varia nei comparti. Si migliora nei servizi (da 0,5 a 3), tiene l’industria in senso stretto (da 8 a 7), calano le costruzion­i (da -2 a -6). Segnalano gli analisti di Bankitalia che le attese si fanno più favorevoli fra le imprese del Nord Est e tra quelle oltre i mille addetti.

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