La Cdp accelera i pagamenti della Pa Via allo sblocca debiti
Da martedì le richieste sui prestiti fino a 22 miliardi per liquidare le fatture
Parte la macchina operativa dello sblocca-debiti da 22 miliardi messa in pista dalla manovra per le Regioni (fino a 7 miliardi) e gli enti locali (fino a 15). Il via arriva dalla circolare firmata ieri dall’ad di Cassa depositi e prestiti Fabrizio Palermo che fissa le regole per le anticipazioni di liquidità extra per i sindaci, vincolate al pagamento dei debiti commerciali. La circolare, e soprattutto l’apertura dei canali telematici per le richieste che porta con sé, arriva a stretto giro rispetto all’entrata in vigore della manovra. E in effetti il fattore tempo è quello cruciale per il successo dell’operazione: Comuni, Città metropolitane, Province e Regioni potranno cominciare a presentare le richieste martedì prossimo, 15 gennaio, e avranno tempo fino al 28 febbraio. Istruttoria, verifiche e contratto avranno tempi serrati. Le amministrazioni, una volta ottenuti i fondi, avranno 15 giorni per trasformarli in pagamenti alle imprese, e il tutto dovrà chiudersi a dicembre con la restituzione del prestito a Cdp.
Il meccanismo attuato dalla circolare di ieri prova ad affrontare il cuore del problema dei mancati pagamenti che ancora soffoca le casse di molte imprese al lavoro con la pubblica amministrazione, nell’edilizia e non solo. Degli oltre 50 miliardi di debiti commerciali che secondo le stime Bankitalia non hanno ancora trovato la strada verso l’azienda creditrice, sono gli enti locali e le Regioni (sanità compresa) a totalizzarne quasi il 90%, come mostra la distribuzione dei risultati dei vecchi provvedimenti sbloccadebiti. E quello offerto dalle amministrazioni territoriali è anche il panorama più diversificato in fatto di abitudini di pagamento. I dati aggiornati ai primi nove mesi del 2018 sono appena stati elaborati dal ministero dell’Economia: nelle Regioni si va dai 17 giorni medi impiegati dalla Lombardia, che rimane in cima alla classifica dei pagatori più veloci tallonata da Toscana (18 giorni) e Friuli Venezia Giulia (19), ai 69 dell’Abruzzo, che guida il quartetto dei peggiori completato da Sicilia (61) e Piemonte e Campania (53). Ancora più ampia la forbice fra i grandi Comuni: chi fornisce beni e servizi a Sassari attende in media 13 giorni per vedersi liquidata la fattura, a Verona e Bolzano ce ne vogliono 15 mentre ad Andria e Alessandria si arriva a 96 (sempre di media). Il 70% dei Comuni con più di 60mila abitanti si tiene ancora sopra ai 30 giorni imposti dalle direttive Ue. Sul punto l’Italia è stata deferita dalla Corte di giustizia.
I tempi si allungano dove i conti locali sono più in crisi. La manovra prova a togliere ostacoli escludendo le anticipazioni dai calcoli del debito e accompagnandole con la delegazione di pagamento. Le istruzioni Cdp aprono il meccanismo anche agli enti in predissesto, con il piano di riequilibrio approvato dalla Corte dei conti, e a quelli caduti in default (non per i debiti passati alla gestione commissariale) che abbiano approvato l’ipotesi di bilancio riequilibrato. Resta il problema dei tempi stretti per restituire l’anticipazione, fissato dalla manovra al 15 dicembre. Superare l’anno è impossibile per non far crescere il debito pubblico, ma i tecnici studiano un correttivo per spostare i termini a fine dicembre, quando gli enti incassano la seconda rata Imu-Tasi. Se ne discuterà negli incontri fra sindaci e governo della prossima settimana, dove tornerà l’ipotesi di spostare al 31 marzo la scadenza per approvare i bilanci preventivi e le aliquote di Imu-Tasi e addizionali, sbloccate dalla legge di bilancio.