Conte: dati previsti Di Maio: ora boom economico anni ’60
Opposizioni al leader M5s: fuori del mondo. Salvini: «Crisi? La fronteggeremo»
Nessuno stupore, nel Governo, per il crollo a novembre della produzione industriale. «È un crollo europeo», ripetono all’unisono Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Che si lascia addirittura andare a una profezia totalmente in controtendenza rispetto a chi già evoca la recessione: «Potrebbe esserci un nuovo boom economico: come negli anni 60 abbiamo costruito le autostrade, ora possiamo costruire le autostrade digitali». «Qualcuno lo svegli, per favore», replicano dal Pd. «Torni sulla Terra», ironizzano gli azzurri.
Certo è che quel -2,6% certificato dall’Istat a novembre sull’anno e quel -1,6% su base mensile arriva come una doccia gelata dopo giorni ad altissima tensione per la maggioranza, mentre i tecnici lavorano senza sosta proprio alla bozza del decreto “simbolo” di Lega e M5S, slittato alla prossima settimana: quello su pensioni e reddito di cittadinanza. Conte, intervenendo agli Stati generali dei consulenti del lavoro, sostiene che il suo Esecutivo ha «anticipato e compreso prima l’evoluzione del trend» e ha per questo sfornato «una manovra nel segno della crescita e dello sviluppo sociale». Di cui quota 100 e reddito sono i pilastri: «Stimoliamo un ricambio generazionale e diamo vita alla più decisa e coraggiosa politica attiva per l’occupazione degli ultimi anni. Si tratta, per noi, di un manifesto politico». Sulla stessa scia, Salvini scagiona il decreto dignità e assicura che l’Italia è «assolutamente preparata» a fronteggiare una recessione perché «faremo il contrario rispetto agli ultimi Governi, da Renzi a Monti: loro avevano una situazione economica positiva e hanno tagliato, noi con una situazione internazionale negativa invece mettiamo più soldi nelle tasche degli italiani».
È Di Maio, sempre davanti alla platea dei consulenti del lavoro, a battere però sul tasto degli investimenti in tecnologia e a spingersi fino a ipotizzare un nuovo boom alle porte, a dispetto dei numeri e degli allarmi degli analisti, che registrano un «elevato» rischio che l’economia italiana sia entrata in una fase di recessione tecnica a fine 2018. Per decretarlo ufficialmente servirà il dato del Pil nel quarto trimestre 2018, atteso a fine gennaio: se negativo, il dato sarà tratto. «L’Italia è in recessione, c’è il caos nei conti pubblici», tuona Renato Brunetta (Fi) secondo cui «la maggioranza è morta». «Bisogna essere pronti, il Governo sta facendo danni incalcolabili», esorta Maurizio Martina, candidato alla segreteria Pd, bollando le parole di Di Maio come «propaganda gratuita spesa al vento ogni giorno».
Anche i sindacati esprimono preoccupazione. Per Annamaria Furlan della Cisl, «senza una sterzata sulla crescita attraverso lo sblocco di infrastrutture, più investimenti pubblici, taglio delle tasse per lavoratori e pensionati, la recessione è dietro l’angolo». E se Carmelo Barbagallo (Uil) è convinto che il nodo sia l’Ue («La politica d’austerità voluta in alcuni ambienti europei continua a fare danni») la Cgil parte all’attacco del reddito di cittadinanza: «Non combatte la povertà, non è equo e non crea lavoro. Senza investimenti nell’occupazione di qualità e nelle infrastrutture misure del genere sono inefficienti».