Gli Usa finanziano gli hacker italiani del cervello
Comunicazione tra neuroni, tre milioni di dollari a due scienziati dell’Iit
Stefano Panzeri e Tommaso Fellin sono due scienziati dell’Istituto italiano di tecnologia (IIt) di Genova. Lavorano per decifrare un linguaggio a oggi ancora sconosciuto: il linguaggio del cervello umano. Per farlo, utilizzano un approccio interdisciplinare e metodi non convenzionali, come le tecniche matematiche che gli hackers usano per intercettare e decifrare conversazioni criptate. Mutuando queste tecniche dal cyber-crime alle neuroscienze, hanno gettato le basi per decodificare il “codice neuronale”: gli schemi ricorrenti della comunicazione tra neuroni che il cervello umano usa per rappresentare la presenza di suoni, colori, sensazioni e immagini.
L’eco delle ricerche di Panzeri e Fellin è arrivata negli Stati Uniti. L’attività dei due ricercatori è finita nei radar dei National Institutes of Health (Nih), che hanno scelto di finanziare gli studi dei ricercatori italiani con un finanziamento da 3 milioni di dollari in cinque anni. L’obiettivo è sviluppare tecnologie in grado di leggere il codice elettrico del cervello e risolvere due misteri della neuroscienza contemporanea: come le cellule neuronali codificano le informazioni provenienti dal mondo esterno e come le utilizzano per compiere scelte appropriate rispetto al contesto. Il finanziamento è stato erogato nell’ambito del più ampio progetto di ricerca americano Brain research through advancing innovative neurotechnologies (Brain).
Il merito degli studi italiani condotti a Genova è quello di aver definito una nuova tecnica metodologica di optogenetica, che permette di rendere sensibili alla luce le aree cerebrali responsabili della percezione sensoriale. I ricercatori sono quindi in grado di creare un’immagine luminosa tridimensionale della sensazione, una sorta di impronta olografica, che quando proiettata sui circuiti cerebrali a riposo, agirà come interruttore, scrivendo la sensazione sui neuroni e inducendo il cervello a percepire sensazioni e stimoli esterni.
Una prospettiva affascinante, che si pone alle frontiere della ricerca sul “codice neuronale”, con ricadute industriali e terapeutiche potenzialmente di grande impatto. L’obiettivo degli «hacker» del cervello dell’Iit di Genova beneficiari del finanziamento americano è infatti quello di realizzare, in futuro, delle neuroprotesi artificiali capaci di utilizzare lo stesso linguaggio del cervello. Protesi che avrebbero la capacità di parlare la stessa lingua dei nostri neuroni, quindi teoricamente in grado di ripristinare anomalie di comunicazioni tra neuroni responsabili di patologie neurologiche e psichiatriche come Alzheimer, autismo e schizofrenia.
Il conferimento del finanziamento da parte dei National Institutes of Health per progetti da effettuarsi anche al di fuori degli Usa è un evento raro: il regolamento degli Istituti lo prevede solo in presenza di scienziati e di ricerche che raggiugono, in campi scientifici cruciali, livelli di eccellenza non presenti sul territorio statunitense. Fellin e Panzeri svolgeranno le loro ricerche nelle sedi Iit di Genova e di Rovereto, in rete con l’University of Chicago, l’Harvard Medical School di Boston e la New York University.