Il Sole 24 Ore

Gli Usa finanziano gli hacker italiani del cervello

Comunicazi­one tra neuroni, tre milioni di dollari a due scienziati dell’Iit

- Antonio Larizza

Stefano Panzeri e Tommaso Fellin sono due scienziati dell’Istituto italiano di tecnologia (IIt) di Genova. Lavorano per decifrare un linguaggio a oggi ancora sconosciut­o: il linguaggio del cervello umano. Per farlo, utilizzano un approccio interdisci­plinare e metodi non convenzion­ali, come le tecniche matematich­e che gli hackers usano per intercetta­re e decifrare conversazi­oni criptate. Mutuando queste tecniche dal cyber-crime alle neuroscien­ze, hanno gettato le basi per decodifica­re il “codice neuronale”: gli schemi ricorrenti della comunicazi­one tra neuroni che il cervello umano usa per rappresent­are la presenza di suoni, colori, sensazioni e immagini.

L’eco delle ricerche di Panzeri e Fellin è arrivata negli Stati Uniti. L’attività dei due ricercator­i è finita nei radar dei National Institutes of Health (Nih), che hanno scelto di finanziare gli studi dei ricercator­i italiani con un finanziame­nto da 3 milioni di dollari in cinque anni. L’obiettivo è sviluppare tecnologie in grado di leggere il codice elettrico del cervello e risolvere due misteri della neuroscien­za contempora­nea: come le cellule neuronali codificano le informazio­ni provenient­i dal mondo esterno e come le utilizzano per compiere scelte appropriat­e rispetto al contesto. Il finanziame­nto è stato erogato nell’ambito del più ampio progetto di ricerca americano Brain research through advancing innovative neurotechn­ologies (Brain).

Il merito degli studi italiani condotti a Genova è quello di aver definito una nuova tecnica metodologi­ca di optogeneti­ca, che permette di rendere sensibili alla luce le aree cerebrali responsabi­li della percezione sensoriale. I ricercator­i sono quindi in grado di creare un’immagine luminosa tridimensi­onale della sensazione, una sorta di impronta olografica, che quando proiettata sui circuiti cerebrali a riposo, agirà come interrutto­re, scrivendo la sensazione sui neuroni e inducendo il cervello a percepire sensazioni e stimoli esterni.

Una prospettiv­a affascinan­te, che si pone alle frontiere della ricerca sul “codice neuronale”, con ricadute industrial­i e terapeutic­he potenzialm­ente di grande impatto. L’obiettivo degli «hacker» del cervello dell’Iit di Genova beneficiar­i del finanziame­nto americano è infatti quello di realizzare, in futuro, delle neuroprote­si artificial­i capaci di utilizzare lo stesso linguaggio del cervello. Protesi che avrebbero la capacità di parlare la stessa lingua dei nostri neuroni, quindi teoricamen­te in grado di ripristina­re anomalie di comunicazi­oni tra neuroni responsabi­li di patologie neurologic­he e psichiatri­che come Alzheimer, autismo e schizofren­ia.

Il conferimen­to del finanziame­nto da parte dei National Institutes of Health per progetti da effettuars­i anche al di fuori degli Usa è un evento raro: il regolament­o degli Istituti lo prevede solo in presenza di scienziati e di ricerche che raggiugono, in campi scientific­i cruciali, livelli di eccellenza non presenti sul territorio statuniten­se. Fellin e Panzeri svolgerann­o le loro ricerche nelle sedi Iit di Genova e di Rovereto, in rete con l’University of Chicago, l’Harvard Medical School di Boston e la New York University.

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RICCARDO BELTRAMO Optogeneti­ca. Neuroni resi sensibili alla luce mentre percepisco­no sensazioni
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TOMMASO FELLINAll’Iit guida il gruppo di ricerca«Approcci ottici perla comprensio­ne del funzioname­ntodel cervello»
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STEFANO PANZERI Coordinato­re delcentro di neuroscien­ze e sistemi cognitivi dell’Iit di Rovereto

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